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-James! Sto uscendo!- afferro le chiavi di casa ed esco chiudendo il portone dietro di me.
Un ragazzo sta passando davanti al mio cortile, lo osservo di sfuggita e noto che è il ragazzo con cui pochi giorni fa mi sono scontrata nei corridoi.
-Ehi!-
Si volta, forse colto di sorpresa dalla mia voce.
-Oh, Alexis. Mi hai spaventato- mi avvicino a lui mettendomi a tracolla la borsa.
-Come va?- chiedo mentre percorriamo il marciapiede.
-Non benissimo...-
-Perché?-
-Mio fratello non è tornato ieri a casa e mia mamma è un po' preoccupata-
-Dove pensi che sia?-
Mi lascia un'occhiata disinteressata. -Vuoi che sia sincero?-
Annuisco pensierosa.
-È sicuramente da qualche ragazza-
Roteo gli occhi -Ovvio-
Camminiamo fino a scuola nel silenzio più assoluto poi, una volta varcato il cancello, ci salutiamo e andiamo ognuno per conto suo.
Mi guardo intorno sperando di non vedere Dylan. Spero che non se la sia presa a male per ieri e che sia uscito presto di lì.
Ma non è Dylan che incontro per i corridoi.
Il preside.
Per la seconda volta in una settimana lo incontro.
-Turner, tutto bene?-
-Certo, perché?- balbetto timorosa che Dylan gli abbia raccontato l'accaduto di ieri.
- È andato tutto bene ieri?-
-Certo. Certo, non si preoccupi- cammino all'indietro allontanandomi il più possibile da lui.
-Ora vado a lezione. Arrivederci- appena giro l'angolo corro verso la mia aula.
Finalmente dopo ben cinque ore di lezione, me ne posso tornare a casa.
Prima che però finisca l'ultima lezione entra il professore di ginnastica in classe.
-Turner, ieri non mi sono state rese le chiavi, dopo mettile nel capannone degli attrezzi-
Annuisco e a fine lezione faccio come mi è stato detto.
Attraverso il campo deserto fino ad arrivare al capannone dove ieri eravamo rimasti chiusi.
Apro uno spiraglio di porta e mi intrufolo dentro.
Una mano fredda mi circonda il collo e mi sbatte contro la porta che ho appena chiuso.
Urlo di sorpresa ma il suono viene ovattato dall'altra mano.
-Tu sei solo una stronza- mormora rauco. È buio e non riesco a vedere chi stia parlando.
Cerco tastoni l'interruttore della luce e non appena lo trovo lo aziono.
Dylan è in piedi di fronte a me. Sussulto per la sorpresa.
Il suo volto è coperto da un rado strato di barba e gli occhi sono stanchi e gonfi.
-Sono rimasto chiuso qui dentro per un giorno intero- continua.
Molla la presa al collo e si fa più vicino.
-Tu non sai cosa vuol dire stare chiusi qui dentro, al freddo e al buio-
-Io...io.. Pensavo che- cerco di dire ma lui mi interrompe.
-Cosa pensavi? Eh? Tu non devi pensare. Sei solo una stronza-
-Mi stai spaventando-
Lui continua come se non mi avesse sentito.
-Sono stato ore a pensare che saresti tornata ad aprirmi e invece non è venuto nessuno!-
-Pensavo che sarebbe venuto qualcuno-
-Chi sarebbe dovuto venire? La scuola chiude a quell'ora! Tu volevi solo vendicarti-
-No, l'idea non era vendicarmi ma se proprio vuoi sapere, sì non mi sono sentita in colpa a lasciarti qua, perché la sentivo come una rivincita-
-Ma quale rivincita? Tu sei solo una stronza- spinge un carrello che va a sbattere contro la parete del capannone.
Mi punta un dito contro - Sappi che mi vendicherò-
Se ne va lasciandomi lì da sola, con  le chiavi del capannone in una mano e tanta paura nell'altra.

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Ciao! Scusate l'assenza, avevo un sacco da studiare. Cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana.
Vi sta piacendo la storia?
Arriviamo a 5 commenti? Sono curiosa di quello che pensate!

I need your loveWhere stories live. Discover now