"Intrecciare"

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"N-non avvicinarti" dissi, mettendomi le mani ai capelli, mentre lacrime cominciavano a formarsi agli angoli dei miei occhi.

"Ti prego Harry, non avere paura" disse pacatamente Marcel, quel ragazzo così simile a me, che ormai non sarebbe più dovuto esistere, o che non è mai esistito veramente.

"T-tu non sei reale, questo è solo un sogno... sì, è un sogno, devo essermi addormentato al parco. Oh svegliati, svegliati Harry!" Continuai a parlare velocemente, come se lo facessi da tempo, come se sapessi parlare e non fossi un muto.

Sentì delle mani poggiarsi sulle mie, che stavano tirando così forte i capelli che quasi li vedevo cadere su quell'erba stranamente bianca. Mi tolse dolcemente le mani dai miei capelli, intrecciando le nostre mani e poggiando la testa sulla mia spalla, girandola leggermente per guardarmi e strofinare il naso sulla mia guancia.

"Mi sei mancato" sussurrò, mentre lacrime solitarie cominciarono a cadere dai miei occhi.

"Mi manchi ancora" sussurrai in risposta.

Mi sdrai a pancia in sù sul prato bianco, portando giù con me anche Marcel, il cui aveva ancora le mani intrecciate con le mie. Restammo così, in silenzio, ad ascoltare il silenzio, il silenzio più assoluto, nonostante interrotto ogni due secondi dal mio respiro.

"È da tanto che volevo un po di pace" dissi dopo un po, girando la testa di lato per guardarlo, e lui fece lo stesso, sorridendo.

"È da tanto che volevo un po di compagnia" rispose, facendomi ridacchiare, con ancora alcune lacrime che scendevano ora di lato dai miei occhi dato il mio corpo sdraiato.

Mi alzai sui gomiti e lentamente mi misi sopra il nudo corpo di Marcel, intrecciando le nostre gambe.

Intrecciare. Adoravo questa parola. Era perfettamente un sinonimo di unire. Intrecciandoci ci univamo.

Lo guardai negli occhi, in quegli occhi così profondamente blu, ma così chiari, ed ora così rilassati, che mi scrutavano quasi increduli di avermi davanti e di essere riuscito a portarmi qui.

A portarmi indietro.

Alzò una mano, portandola al mio viso ed asciugando le lacrime secche che ormai avevano smesso di scendere. Poi le poggiò sulle mie guancie arrossate, accarezzandole e strizzandole leggermente. Avvicinai il mio viso al suo, lentamente, ricominciando a sentire quelle strane sensazioni che mi invadevano il corpo ogni volta che lo facevo, o anche solo stando con Marcel, ma che ora stavo riprovando con una persona.

Louis.

Gli accarezzai il viso, sorridendo leggermente, finché le mie e le labbra di Marcel si attaccarono in un dolce bacio, pieno di passione, appassionandolo con i minuti che passavano, un bacio aspettato da tanto tempo.

Troppo tempo.

"Ti amo Marcy, e non ho mai smesso di farlo, ne mai lo farò" sussurrai, appoggiando la testa sul suo petto.

"Ti amo anche io, fratellino".

***

Bip. Bip. Bip. Bip.

Questo era l'irritante suono che non ha osato fermarsi per un giorno intero.

Sì, ero rimasto qui in ospedale, a tener d'occhio il corpo quasi privo di vita ma pieno di lividi di Harry, sdraiato su quel lettino che avrà ospitato mille altri pazienti prima di lui, ora sani e che vivevano la loro vita, o in pace e che ci vegliavano dal paradiso.

Se c'era un paradiso.

Bip. Bip. Bip. Bip.

Il battito cardiaco di Harry stava resistendo, forse per miracolo, o forse perché qualcuno sa le ingiustizie avute quel piccolo ragazzo, e che con tutte le sue forze sta cercando di farlo resistere, anche solo per qualche minuto in più.

Chissà cosa starà facendo ora, se sarà tra un campo diviso tra la vita e la morte, paradiso e terra, ospedale e cielo, lui e me.

Bip. Bip. Bip. Bip.

Mi tappai le orecchie, ormai stanco di quell'insopportabile rumore, ma lo stesso grato che ci fosse.

"Louis" una voce calda mi riscosse dai miei pensieri, facendomi sussultare e girare verso la persona che mi aveva chiamato.

"Salve signora Styles" sussurrai, ormai senza forze.

"Tieni, mangia questo, ne hai bisogno" mi disse dolcemente, poggiando una mano sulla mia spalla.

"Non si preoccupi, non ho fame" ormai questa era la frase che continuavo a ripetere quando qualcuno mi diceva che avrei dovuto nutrirmi.

Ma semplicemente se avessi fatto qualcosa diverso dal sorvegliare Harry, l'avrei avuto per sempre sulla coscienza.

"I-io... Louis, devi stare tranquillo... lui s-starà bene... sì, starà bene.." sussurrò l'ultima frase, quasi a non credere neanche a quello che diceva.

"Io lo spero, signora Styles... lo spero"

La nostra mente è come l'acqua.

L'acqua cade a terra, viene risucchiata da quest'ultima e sparisce, non ritornando più su.

La mente cade nel dolore, viene risucchiata da quest'ultima e sparisce, non ritornando su.

***polpetta time***

Ehehehe

Godo tantissimo, non state capendo na minghia muahahaha

MA ODDIO, LA STORIA HA GIÀ +2,2K LETTURE E 200 VOTI, MA QUANTO VI POSSO AMARE, EH? QUANTO?!?!?!

Mi dileguo

Mute || Larry Stylinson (A/U)Where stories live. Discover now