"Terrore negli Occhi"

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Louis' POV

Uscì rapidamente dalla macchina e mi precipitai alla porta di casa Styles, preoccupato al massimo. Che stava succedendo li dentro? Loro stavano bene? Harry stava bene? Bussai rumorosamente la porta per attirare l'attenzione al massimo, e mi aprì una donna sulla quarantina, che dedussi fosse sua madre. Aveva delle occhiaie da paura, che quasi sembrava un panda, i capelli spettinati ed alcune lacrime agli occhi, che si affrettò ad asciugare.

"Hai bisogno di aiuto, caro?" Chiese con voce dolce.

"Si, sono un amico di Harry" le dissi, e lei per una frazione di secondi spalancò gli occhi, quasi spaventata.

"M-mi dispiace, è occupat-" venne interrotta da un urlo strozzato proveniente dal piano superiore che.

La guardai negli occhi, e ci vidi pura tristezza e terrore, e questo mi fece spaventare e preoccupare ancora più di prima.

"Dovresti andare, è tardi ed i tuoi si staranno preoccupando" disse velocemente, per poi chiedermi letteralmente la porta in faccia, lasciandomi li, davanti a quella casa, a tenermi il naso appena sbattuto sulla porta e a pensare se quelle urla provenissero dal mio Harry.

***

Harry's POV

Entrai a scuola zoppicante, con un occhio nero e labbra spaccate sotto lo sguardo confuso e un po preoccupato dei ragazzi della scuola. Avevo un aspetto così brutto? Questo non lo sapevo, dato che mi ero rifiutato di vedere il mio aspetto nel riflesso dello specchio ormai rotto del mio bagno. Quello che era successo ieri doveva rimanere in quella casa, perché se qualcuno sarebbe venuto a sapere quello che mi faceva mio padre sarebbero stati guai seri, ed io di problemi ne avevo già tanti, forse troppi per la mia età.

Tutti i ragazzi entrarono in classe, segno che forse era suonata la campanella. Proprio davanti alla porta della mia classe, qualcuno mi cinse il busto delicatamente, ed io rabbrividì, spostandomi immediatamente, trovando un Louis confuso davanti a me. Non volevo spingerlo via, ma mi erano subito entrate in mente le immagini di mio padre mentre... mentre mi toccava.

"Devo parlarti" lessi le sue labbra.

Abbassai la testa e scossi la testa ed indicai la classe, poi dirigendomi subito dopo verso questa, perché la preoccupazione mi invase il corpo. E se avesse sentito i miei urli attraverso casa mia? Impossibile, sarebbe di sicuro venuto da me.

Perché avrebbe dovuto farlo?

Oh, sta zitta!

Nessuno ti salverebbe, è quello che ti meriti.

No non è vero, chiudi la bocca!

Ora parlavo pure con me stesso, stavo impazzendo lentamente.

Le cinque ore di scuola passarono velocemente, così uscì di scuola con l'intenzione di andarmene al parco, perché decisamente non volevo ritornare in quella casa che non ritenevo minimamente mia. Non avevo mai provato quella sensazione che ti pervade quando entri in casa tua, l'unico posto sicuro, dove nessuno ti farebbe del male, quel posto dove ti senti libero di fare quello che vuoi, e che conosci come le tue tasche. L'unica sensazione che ho provato, o almeno dopo che mio padre perse il lavoro, era terrore, terrore puro ogni volta che mettevo piede in quella dannata casa, che se un bambino l'avesse vista, avrebbe pensato fosse una casa fantasma per la paura che emanava.

Però qualcuno mi impedì di continuare la mia camminata tranquilla verso il parco li vicino. Quel qualcuno erano stato Pete, stranamente da solo, senza Nick o Josh in giro, e questo mi fece preoccupare. E se sarebbero apparsi all'improvviso davanti a me?

Non siamo nel video di Bad di Michael Jackson, idiota!

"C-ciao Harry" disse, leggermente balbettando.

Inclinai la testa di lato, confuso e spaventato. Pete Lewis Kingston Wentz The Third che balbettava e mi parlava normalmente? Questa sarebbe stata la mia fine, me lo sentivo.

"So che io sono il tuo bullo, e che tu non mi faresti mai e poi mai un favore" cominciò, "Ma stavolta mi serve veramente il tuo aiuto" mosse le labbra molto lentamente, non come al solito, che insieme alla sua banda di idioti le muovevano velocemente, così da non capire quello che stessero dicendo, per puro divertimento.

"Allora, vedi quel ragazzo?" Chiese, indicandomi un ragazzino poco più basso di lui, faccia paffuta e dolce che stava raccogliendo dei fiori seduto sull'erba.

"E-ecco, v-volevo un consiglio per.. ecco... portarlo ad un appuntamento" disse, facendomi spalancare gli occhi e la bocca.

"Sisi, lo so, non avere quella reazione e scrivimi un consiglio" disse, sbattendomi contro il petto un block-notes ed una penna, per poi spingermi in una panchina li vicino.

Scrissi le cose velocemente, per paura di farlo arrabbiare per la mia lentezza.

Cerca di essere dolce quando glielo chiederai. Chiediglielo in un momento in cui è solo. Portalo nel posto più speciale per te, se vuoi facendo anche un picnic.

E con questo glielo passai, picchiettandogli la gamba, dato che stava ancora fissando quel ragazzo. Lui lo prese, con l'intenzione di andarsene, quando si fermò, ritornando seduto di fronte a me con sguardo confuso, fissando un punto del mio collo.

"Perché hai dei segni di mani nel tuo collo? Sono sicuro che non siamo stati noi" disse, ancora fissando il punto, per poi allungare la mano verso quest'ultimo, ma io mi sosta bruscamente, correndo via.

Ero nella merda.

***polpetta time***

Rieccomi dopo una vita :D

Rido, il blocco era solo temporaneo... almeno per questa storia, ma dettagli.

VOTATE E COMMENTATE GENTAH

ADIOS :D

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