37. Una notte da lupi

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Ero nella palestra, sola, al buio e al freddo. No, non ero io, ero...Scott. Ed era in ansia, era agitato, gli sudavano le mani, il cuore gli batteva a mille aveva...aveva paura.

In mano aveva qualcosa, sembrava una bottiglia ma era fatta di vetro ed era a forma trapezoidale, era...un cilindro graduato da laboratorio e dentro c'era una miscela esplosiva, o almeno era quello che pensava Scott.

Davanti a lui gli si parò l'alfa. Era a quattro zampe, una massa di pelo alta quasi tre metri di pura malvagità. Gli si avvicinò e prese la carica come un toro con il torero vestito di rosso.

Scott gli gettò contro il cilindro ma non fece nulla oltre che a rompersi, il che creò lo stupore e lo sconforto del mio amico. La sua paura stava aumentando.

"Fatti coraggio. Non arrenderti," gli dissi, ma non sembrava sentirmi.

L'alfa gli afferrò le caviglie facendolo cadere per terra. Gli si avvicinò al volto. Scott poté sentire l'alito nauseabondo di quel mostro entrargli con violenza nelle narici. Gli venne da vomitare, specialmente quando delle gocce di bava gli bagnarono il viso.

"Non ti ucciderà, non è questo quello che vuole," lo avvertii ma non mi poteva sentire. Ero come un fantasma che guardava inerme la scena. Non potevo fare nulla.

L'alfa cacciò un urlo, o meglio, un ruggito che a confronto quello che qualche ora prima aveva fatto Scott sembrava un miagolio. Mi sentii salire la pelle d'oca, eppure io non ero fisicamente presente nella palestra.

L'alfa se ne andò, lasciando Scott confuso e disorientato dal ruggito. Iniziò ad urlare, come se qualcosa volesse entrargli nella testa. Sembrava stesse soffrendo. Si contorceva innaturalmente. Si stava trasformando contro il suo volere.

"Scott resisti! Non farti dominare."

Si era trasformato, ma sentivo che non era troppo tardi. Era come se finalmente potesse sentirmi. Riprovai a parlargli e lui reagì minimamente, facendo un cenno con la testa, quel minimo movimento sembrava una richiesta d'aiuto. Aveva paura del suo stesso corpo. Era stato posseduto.

"Scott, reagisci! Puoi liberarti se lo vuoi!"

Si stava avvicinando alle scale. Stava andando nella stanza dove si erano nascosti gli altri ed il mio corpo. Si stava avvicinando.

"Scott fermati." Continuavo a parlargli ma lui non si fermava, mi sentiva ma non mi ascoltava.

"Si sta avvicinando...sta venendo," bisbigliai, ma non a Scott. Stavo parlando con me stessa ma sapevo che qualcuno mi avrebbe ascoltato. "Sta arrivando, state attenti. Non è in sé..."

Scott intanto era sulle scale per il piano dove stava il mio corpo. Era sempre più vicino e più si avvicinava e più la vista mi si offuscava, ma non avevo paura. Stavo diventando più forte, stavo tornando nel mio corpo.

NO. Non potevo tornare nel mio corpo, non ancora. Dovevo fermarlo.

"Scott fermati! Non puoi farti soggiogare dall'alfa! Non puoi ucciderci. Noi siamo i tuoi amici, beh tutti tranne Jackson...Scott, io e Stiles ti abbiamo visto crescere, siamo stati sempre al tuo fianco, ti siamo stati vicini quando tuo padre vi ha lasciato. Ti siamo stati vicini quando hai avuto problemi con la scuola, ti siamo stati vicini quando hai incontrato Allison."

In quel momento Scott vacillò, il nome di Allison lo aveva scosso. ALLISON! Il suo amore per lei lo avrebbe controllato. Ma non avevo molto tempo.

"Scott pensa ad Allison. Lei è la tua prima ragazza, lei è il tuo primo amore. Si, tu la ami, la ami con tutto te stesso. E lei ama te, ti ama per quello che sei.

Touch || Stiles StilinskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora