five

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Le cose da quella sera iniziarono a migliorare, lei rideva alle mie battute anche se sapevo che molte non erano così divertenti, eppure lei rideva e io sorridevo per quanto la sua bellezza mi colpiva giorno dopo giorno.

Iniziava a piacermi davvero.

Mi piaceva come mi faceva aspettare prima di andare alla Coast per piastrarsi i capelli e come parlava di motori.

Iniziava a piacermi tutto di lei, pure quando era scorbutica, cosa che succedeva molto spesso.

Se io replicavo riusciva a chiudere il discorso con un "sai perché ho ragione io? Perché non ho complessi di inferiorità"

Evitavo di replicare a certe sue affermazioni, perché finivo per sorriderle senza dare tanto peso al suo caratterino.

Lei, invece, metteva su una specie di broncio che dopo qualche istante scioglieva in un sorriso, un meraviglioso sorriso.

Ma nonostante i nostri occhi avevano provato ad avvicinarci più di una volta, né io né lei, avevamo mai provato ad abbracciarci o baciarci.

Lo sapevo che non era come le altre e mai l'avrei trattata come le altre, lei si meritava di più.

Ebbi l'idea il 18 ottobre.

Presi la mia moto e andai da lei.

"Che ci fai qua?" mi chiese quando aprì la porta.

Tirai fuori una sigaretta dal mio pacchetto e l'accesi.

"Ti andrebbe di fare un viaggio?" le chiesi.

"Un viaggio?" chiese lei incurvando un sopracciglio.

"Si" dissi aspirando dalla sigaretta "tra poco c'è il giorno del Ringraziamento e staremo tre o quattro giorni a casa da scuola" dissi

"E quindi?"

"E quindi non ti andrebbe di girare il North Carolina con me e le nostre moto?" chiesi piegando la testa di lato e socchiudendo un occhio

"Non lo so" disse prendendo una birra dal frigorifero

"Per favore" dissi avvicinandomi, fin troppo

"Okey" si arrese facendo un passo indietro

Per un millesimo di istante ebbi la sensazione di volerla baciare, ma cercai di evitare di guardarle le labbra per tutto il resto del pomeriggio.

Tornai a casa per preparare la cena a Brad ma quando arrivai a casa, trovai Kris ai fornelli.

Per mia fortuna, o sfortuna, dipende dai punti di vista, non la incontrai mai a casa di Kylie.

"Che ci fai qui?" Le chiesi

"Preparo la cena a tuo padre e a te" disse sorridendo tranquillamente

"Te le ha date lui le chiavi?"

"Si" disse mescolando il contenuto nella pentola per poi voltarsi a guardarmi "Lucky, lo so che non potrò mai sostituire tua madre, ma mi farebbe piacere se tu accettassi il fatto che ora faccio parte della vita di tuo padre e della tua" aggiunse

Strinsi i pugni, lei non avrebbe mai potuto minimamente essere paragonata a mia madre.

"Senti, se tu pensi di valere qualcosa per lui ti stai sbagliando, se tutto va bene durerette altri due mesi, quindi non fai parte della mia vita e non né farai mai parte" dissi cercando di trattenere il tono della voce ed entrando in camera mia.

Accesi lo stereo e alzai il volume al massimo mentre mi giravo uno spinello.

Il giorno dopo Kylie si era seduta vicino a Taylor String.

Cercai il suo sguardo ma lei non mi guardò e nemmeno parlò

Aspettai il suono della prima campanella per avvicinarmi a lei.

"Come mai hai cambiato posto?" Le chiesi mentre sfogliava il libro di letteratura.

Non alzò lo sguardo o rispose

"Kylie" dissi

Lei non si mosse continuò a far finta che non esistessi e la cosa mi stava facendo impazzire, odiavo essere ignorato.

Le chiusi il libro davanti agli occhi, attirando, finalmente, il suo sguardo.

"Che cazzo vuoi?" disse acidamente, il suo sguardo era vuoto, completamente, sembrava che stesse vedendo ma non guardando.

"Che cazzo ti prende?" Le dissi

Lei si alzò dalla sedia con le braccia tese sul banco, si avvicinò al mio volto.

"Perché non mi hai detto che mia madre si sente con tuo padre?" disse a bassa voce guardandosi attorno.

"Non mi sembrava importante, per me lui non vale niente" dissi

Lei mi guardò per qualche istante per poi risedersi e riaprire il libro, tornando a evitarmi.

"Vai in figa" sussurai tornando al mio posto.

Mentre mi stavo mettendo il casco all'uscita da scuola, la vidi venire verso di me, doveva prendere la sua moto che, come al solito, era affiancata alla mia.

"Vuoi spiegarmi qual è il problema?" le dissi afferandole il polso prima che salisse in sella.

Lei si voltò e mi guardò fulminandomi, come al suo solito, per poi abbassare lo sguardo sul suo polso.

Notai in quel momento che la stretta si era fatta più forte per via della rabbia che avevo addosso.

"Scusa" sussurai lasciando la presa.

Lei salì sulla moto.

"Non puoi andartene, mi devi una spiegazione" dissi ma lei ingranò e partì sgommando.

Calciai i sassolini che avevo sotto i piedi.

Non avevo capito niente di lei, non sapevo niente di lei e quel che avevo scoperto di lei era come una calamita per la mia mente, che si avvicinava sempre e solo a lei come pensiero.

Odiavo non conoscere le cose come stavano, ma paradossalmente amavo scoprirle piano piano.

Tutto quello che ero, era un paradosso.

Prima di tornare a casa, mi fermai al cimitero.

Avevo bisogno di parlare con qualcuno che sapevo avrebbe compreso.

Non avevo detto di Kylie ai miei due amici, era come se dirlo avrebbe rovinato tutto.

Come se sentire quelle parole pensate avrebbe rotto tutta la magia che ci fosse nei miei pensieri, come se perdessero quel poco di speciale che li rendeva completamente speciali.

Così semplicemente parlai con lei, sapendo che non avrei ottenuto risposta se non il cantilenare degli usignoli.

L'orgoglio che c'era in me mi impedì di andare a casa sua, a parlare con lei.

Decisi di fare il suo gioco, decisi di evitarla.

Pensavo che se fosse ciò che voleva avrei dovuto accontentarla.

E dopo essere diventati amici, tutto si ruppe diventando silenzio di sguardi e silenzio di parole.

Nonostante il fatto che lei non mi avesse spiegato cosa ci fosse di sbagliato nel rimanere amici, io continuavo a fissarla con fare perso tra i desideri che lei mi provocava.

Coast || Lucky Blue Smith, Kylie Jenner ( #Wattys2016 )Where stories live. Discover now