La passione ha il tuo nome. Capitolo 31

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Emily.

Alex, serra la mascella fissando Eric che ha l'aria stravolta mentre ascolta qualcuno al telefono, ma i suoi occhi, puntati su di me, sono pieni d'ira. Lo ignoro. Io sto peggio di lui. D'improvviso urla parlando in francese, e dal tono sembra un comando, poi riattacca. Si gira verso Alex e puntandogli un dito <<tu non fai più parte della squadra, sei licenziato>>. Cosa? Quest'uomo finge di capirmi, ha osato scopate punitive per impormi l'obbedienza e adesso ha licenziato Alex solo perché l'ho trascinato in discoteca. <<Non è colpa sua>> esclamo, lui si volta e andando su tutte le furie <<non osare interferire, stai zitta>>. Alex si abbottona la giacca del completo scuro dicendomi <<il signore ha ragione>> e se ne va. Inferocita poggio le mani sul banco della cucina davanti alla colazione ancora intatta e cerco di calmare il tremore. <<Mangia>> mi ordina con severità. Non può continuare a fare così io merito delle scuse per come sono stata trattata e finché non arriveranno, non gli rivolgerò più la parola. Indispettita e incollerita, raccolgo tutto e lo getto nella pattumiera. Eric mi afferra per le braccia e scuotendomi <<di questo passo non andrai molto lontano. Obbedienza, hai capito?>> mi si blocca il respiro. Ho paura. Si passa entrambe le mani nei capelli quasi a volerseli strappare dalla frustrazione. Oh, no! Adesso viene la parte peggiore. Poi sputando le parole mi ordina, con lo sguardo più glaciale di cui è mai stato capace <<vai nella mia auto e aspettami, senza discutere>>. La testa mi suggerisce: scappa, ti punirà. Il cuore invece mi sussurra: fa come ti dice lui, fidati. Mi muovo con le gambe che oscillano dalla paura. Oddio, dove mi porterà? Ho davvero paura!

Eric.

Butto giù l'ultimo bicchiere di sangue e la raggiungo in auto. Devo metterla al sicuro e nello stesso tempo, recuperare la fiducia e la nostra relazione. Avrei voluto iniziare in un altro modo invece di alzare la voce con lei, ma questa giornata è incominciata proprio male con una telefonata di Sharif. Mi ha avvisato che stanotte, appena spunterà la luna piena, ci sarà un attacco contro di noi dai branchi e dai Vampiri sotto il comando di Isse, seguace di Ludovic. Mio padre, mi ha dato il suo benestare per portare Emily da Hajira che ha un immobile blindato, mentre loro bonificano la zona nella speranza che Ludovic faccia la sua comparsa. Lancio uno sguardo nella sua direzione: è arrabbiata, pallida e impaurita dalla mia vicinanza. Conoscendola non mancherà molto per sfuriare e lontano di casa glielo permetterò, poi le darò un po' di attenzioni da parte mia e ritornerà tutto come prima.

Non riesco a smaltire la rabbia, questa strega continua a non rivolgermi la parola e il suo atteggiamento mi sta solo istigando di più. L'ho portata nell'hotel di Hajira fornito anche di una spa, per tenerla al sicuro. Ho creduto che all'ingresso delle grotte, dove è iniziato il percorso benessere, lei mi chiedesse qualcosa invece nulla. Durante il massaggio relax, che abbiamo fatto nella stessa stanza, lei non mi ha rivolto uno sguardo, ha tenuto tutto il tempo la testa girata dall'altro lato, mentre io ho fissato tutto il tempo la sua schiena nuda. Nella sauna è rimasta, pazientemente seduta al mio fianco tenendosi ben stretto il telo di spugna che la avvolgeva, ma evitando accuratamente di sfiorarmi. Dopo siamo passati nella piscina con idromassaggio ed anche lì pur di evitarmi si è concentrata sulla cascata e sono certo che abbia contato tutte le candele accese per tenersi occupata. Una specie di reazione l'ha avuta solo quando siamo saliti in camera. Ha spalancato gli occhi e ha emesso un gemito vedendo il letto. Ho scelto di proposito la camera più colorata, per compiacerla. Le pareti sono color crema mentre le tende e le poltrone sono di velluto rosso, come la coperta e i cuscini del letto. Questa suite è detta queen, perché sulla parete alle spalle del letto c'è una corona dorata dove scendono dei drappeggi, rosso scuro. Le ho annunciato <<passeremo la notte qui>> per provocarla, ma lei ha continuato a tacere. Adesso siamo seduti a un tavolo nella sala ristorante e non si decide a finire la bistecca, in pratica l'unica cosa che ha ordinato dal menù. Lei ha bisogno di nutrirsi perché è digiuna da tutto il giorno. Armandomi di pazienza prendo le sue posate, taglio un pezzetto di carne e porgendogli la forchetta davanti alla bocca, <<mangia>> le dico con calma. Obbedisce, tenendo lo sguardo basso, ed io contenendo la soddisfazione, continuo a imboccarla sotto gli occhi degli altri ospiti che ci guardano divertiti. In verità mi sto divertendo anch'io della sua sottomissione e afferro il calice del vino e appoggiandoglielo alle labbra <<bevi>>. Gliene verso un po' in bocca poi le domando <<ancora?>> invece di rispondere lei si alza. Sposta i bicchieri sui lati del tavolo, poi sale in piedi sulla sedia. Che diamine sta facendo? Nella sala ci guardano tutti, persino i camerieri si fermano a fissarci con le pietanze nelle mani che stavano per servire. Improvvisamente lei mette le ginocchia sul tavolo, poi si piega poggiando anche i palmi e mi fissa dritto negli occhi con sfida. Maledizione, si è messa a quattro zampe per essere imboccata come un cane. Sento le risatine degli altri tavoli e i commenti osceni di alcuni uomini sul suo lato B fasciato dal tubino nero messo in bella mostra. Dannazione mi sta ridicolizzando non sapendo che in questa sala sono quasi tutti Vampiri che ci fanno da scorta fingendosi ospiti dell'hotel. Come osa farmi questo! Provando una rabbia mai smisurata come adesso, mi alzo, sbatto il tovagliolo sul tavolo, poi sollevo lei in spalla ed esco dal ristorante. Deve essere punita e sarà peggio di ieri notte. La porto in camera, la poggio a terra, mi tolgo la giacca e la getto sulla poltrona e, stando alle sue spalle, abbassandole la cerniera dell'abito le dico all'orecchio <<tu mi rendi una belva>>. Le strappo l'abito fino ai fianchi e lei ha un cedimento. La cingo in vita sorreggendola e dei goccioloni caldi mi cadono sulle braccia.

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