La passione ha il tuo nome. Capitolo 30

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Emily.

Oggi non è giornata, sono di pessimo umore, ho lo stomaco chiuso e desidero solo starmene sola, ma mangio per non offendere la gentilezza di Hajira. Quella poveretta mi ha svegliato di prima mattina dicendomi che ha dovuto eseguire un ordine di Eric e mi ha fatto trovare il tavolino in camera apparecchiato con una favolosa colazione: premuta di arance fresche, latte appena munto in una fattoria nelle vicinanze, frutta polposa e dolce, croissant caldi alla ciliegia e creme brulèe. Ho mandato i bocconi giù fingendo in sua presenza di apprezzare il cibo e di ascoltare le sue chiacchiere, mi pare riguardo al clima, ma onestamente non m'importa. Io vorrei solo scaraventare ogni cosa contro il muro. Improvvisamente lei tace e ne capisco il motivo perché avverto la sua presenza. Incombe sull'uscio come un Dio della guerra, in tuta nera, scarpe da ginnastica e sudato ma oggi davvero non è la giornata adatta per sopportare i suoi cambi d'umore. Hajira mi saluta, amichevolmente, con un bacio sulla guancia io le rivolgo un debole sorriso, poi ritorno a mangiare. Lui si siede sulla sedia accanto alla mia e mi scruta attentamente accigliato. Il suo profumo mi arriva, come una ventata, al naso molto più intenso ed io sento di sbiancare per lo sconvolgimento dei miei sensi. Poi tenta di conversare chiedendomi <<è buono quello che stai mangiando?>>. Ho un sussulto, perché quando usa quel finto tono mieloso, dopo si scatena verbalmente e il mio stato mentale di oggi non è in grado di subirlo. Per evitarlo gli infilo il cucchiaino in bocca, dicendo <<giudica tu! Io vado a vestirmi>>. Nell'attimo in cui mi alzo, lui scatta dalla sedia e velocemente mi stringe tra le braccia, sorprendendomi, <<la creme brulèe, non mi piace. C'è il latte>> mi dice nell'orecchio, e il mio corpo s'irrigidisce quando a fior di labbra mi chiede, <<per caso sei adirata con me?>> <<Lasciami stare, non ne voglio parlare>> <<è per questa notte? Non ti è piaciuto?>> <<Ho detto che non voglio parlarne>> e infuriata mi svincolo dalle sue braccia e mi chiudo in bagno. Lo sento inveire contro Tom e scoppio in lacrime con il cuore pesante dal dolore. Io oggi non ho bisogno di ricordare o cedere ai piaceri della vita ma solo di espiare la colpa.

Eric.

Io la uccido! Questa frase oggi l'ho ripetuta più volte. Quella strega mi ha spedito all'inferno con il biglietto di ritorno per poi rispedirmi altre volte in una sola giornata. Ha incominciato esprimendo rabbia per il sesso della notte scorsa poi vomitando la colazione. Se Tom non mi avesse annunciato che dovessimo andare in missione, le avrei fatto passare io la voglia di disobbedirmi. Lei ha preteso di andare a correre e quando Alex per telefono mi ha avvisato della sua intenzione, ho sentito quella strega mandarmi a fare in culo e con la prima lesione al fegato ho ordinato ad Alex e John di scortarla. Alla seconda chiamata di Alex mi è stato avvisato che lei è voluta andare in cerca di un cimitero e che poi ha vagato tra le tombe per ore. Alla terza chiamata, sono stato avvisato di una crisi isterica, quella donna li ha cacciati mentre piangeva ed estirpava erbacce con rabbia, poi Alex mi ha detto, che si è addormentata sfinita sul terreno. L'hanno riportata a casa, ma verso sera è voluta uscire ancora, questa volta con Rose. Lei è voluta andare in discoteca e ha detto ad Alex <<voglio sballarmi e poiché tu dovrai venire per forza, mi farai da accompagnatore>>. Ovviamente ho ordinato alle mogli dei miei fratelli di andare con loro poiché Alex in fatto di sballo è maestro e di Rose non mi fido. Adesso è piena d'alcol e dorme mentre io me ne sto seduto nel patio con le gambe distese, le caviglie incrociate sul tavolino e il fegato spappolato. La uccido! Lei ha approfittato della mia assenza per fare come le pareva ed è stata in posti tutti pericolosi. Nel bosco, lei correva e nelle vicinanze i lupi hanno avuto uno scontro con dei fuori zona che volevano accampare diritti su terreni non di loro proprietà. Al cimitero, lei vagava e i mutaforme sono dovuti intervenire per proteggerla da un demone emerso da una cripta. Fortunatamente il demone era troppo debole e John non ha avuto difficoltà a trascinarlo fuori dalla sua vista e a ucciderlo. Tutto questo mentre io ero impegnato a uccidere in diversi posti del mondo, quattro demoni. Un evento mai accaduto prima, tanto che Tom ha nominato questo episodio come: la giornata dei demoni viventi. Sul tardi li ho raggiunti in discoteca, solo per vedere con i miei occhi lei che si scatenava strusciandosi su Alex in un misto sgraziato e involgarito di pasodoble e tango bevendo alcol. Avrei voluto punirla all'istante per la sua mancanza di rispetto ma purtroppo ho dovuto aiutare i nostri Vampiri a sterminare fuori dal locale dei notturni, mentre le mie cognate e persino Rose, che difficilmente si sporca le mani, uccidevano quelli dentro, che volevano dissetarsi con lei e con altri umani del locale. Emily con il suo comportamento sconsiderato è riuscita a innervosire anche Rose, ma ha resistito finché non ha visto la sua discendente bere troppo, a quel punto l'ha sgridata in malo modo ordinando di tornare a casa. Cosa che ha dovuto fare Alex portandola tra le braccia, poiché lei non si reggeva sulle gambe. Io, invece sono rimasto a guardare da lontano e vedere Rose, la più potente strega del mondo, stressata a causa dei capricci di Emily, non ha avuto eguali. Mi sarei fatto una sana risata se il cervello non mi fosse andato in fumo vedendo la futura donna, che ho scelto in moglie e quindi compagna eterna, tra le braccia di Alex che non era per niente dispiaciuto di metterle le mani addosso, ma lui è un'altra storia. Ora sono qui fissando il cielo della notte, con una rabbia omicida verso quella strega. Lei crede che io non abbia compreso il suo comportamento, invece ho troppa esperienza per capire. Lei era arrabbiata e imbarazzata per il sesso e per questo non ne ha voluto parlare. Poi impaurita e tormentata per la mia presenza, ma quando sono partito, lei si è vendicata facendomi provare i suoi stessi turbamenti. E ci è riuscita. Io la uccido! Tra poco entro in camera e lo faccio. L'oscurità della notte è interrotta dalla luce che si accende in camera e dal silenzio dai suoi passi frettolosi e dal suo respiro accelerato. La porta si spalanca e lei esce, si poggia con le mani sulla balaustra in preda al panico e fa profonde boccate d'aria. Poi con un sussulto si accorge di me che sono nell'angolo più buio del patio e corre a sedersi sulle mie gambe buttandomi le braccia al collo ed io m'impongo: non ti muovere Eric, non perdere il controllo, mentre lei esorta <<sei tornato>> poi nota sul tavolino il mio bicchiere di brandi, lo afferra e ne beve un sorso <<ci voleva dopo l'incubo che ho avuto>>. Vedendo che non ho nessuna reazione, mi fissa attentamente e con tenerezza mi dice <<tu dormi troppo poco a causa del lavoro. Hai gli occhi arrossati, per la stanchezza>> e mi passa le dita tra i capelli. Inferocito, le afferro il polso e con rabbia le dico <<i miei occhi sono accesi perché voglio ucciderti. Così risolvo il problema dell'obbedienza e del rispetto>>. Due goccioloni le rigano le guance, poi si alza e con la testa bassa e tra i singhiozzi mi dice <<oggi è stato l'anniversario della morte di mia madre. Io volevo solo sfuggire al dolore, perciò non rompere>>. Allora non sono io il motivo del suo comportamento, lei ha fatto tutto quanto per dimenticare fino a cercare conforto nell'alcol. Notando l'arpia che con la scusa di controllare le sentinelle, mi spia, senza guardare Emily, le blocco il passo fermandola con un braccio in vita, questa donna deve essere comunque punita, e facendola ricadere sulle mie gambe le dico <<non te ne andare>>. Lei tra i singhiozzi, mi accarezza il volto dicendomi <<il dolore potrebbe ripetersi ed io ho paura>>. Conosco il dolore, quello distruttivo e lei teme per la mia vita. Me lo dicono i suoi occhi spalancati dal panico e il suo cuore che galoppa di terrore. Un semplice affetto o un'attrazione non le avrebbe causato questa reazione. Lei prova qualcosa di profondo solo che non vuole ammetterlo, ma a me servono quelle parole che potrebbero essere la chiave d'accesso al suo sangue. Ricordo di aver letto un libro di psicologia dove si diceva che gli umani traggono beneficio dagli abbracci sentendosi rassicurati, confortati e credo che lei ne abbia proprio bisogno questa notte e così la stringo al mio torace serrandola nelle mie braccia dicendole, <<in verità non è il lavoro che mi toglie il sonno, ma una strega. Lei, i suoi dannati incubi e la sua disobbedienza>>. Solleva la testa per guadarmi e abbozzando un sorriso di scuse, <<mi dispiace, per tutto. Se ti do un bacio mi perdoni?>> e si avvicina alle mie labbra. Il suo odore è così possente, il suo sangue caldo lo sento scorrere nelle vene sotto i miei polpastrelli, è una tentazione insopportabile. Che richiamo sublime. Maledizione, non posso perdere il controllo! Per impedire il contatto delle sue labbra le dico <<non farlo, Emily! Non basterebbe>> <<e due baci>> mi domanda speranzosa. Frustrato, dal suo non sapere la verità sulla mia condizione di sofferenza, le passo un dito sulle labbra dicendole <<sarebbe comunque una misera penitenza. Io ho bisogno di essere cattivo con te>>. Impaurita dal mio sguardo severo, salta su dalle mie gambe e indietreggia fino alla porta dicendomi <<non azzardarti ad avvicinarti>>. Nei suoi occhi leggo la sfida e questo non fa altro che incitarmi alla punizione, nel mio stile. Con calma misurata mi alzo e l'avviso <<mi correggo. Ti farò delle cose davvero cattive>>. Lei scappa in casa, in pochi passi varco l'uscio, chiudo la porta con un tonfo e le ordino, <<vieni qua Emily>> poi mi sfilo la cintura dal pantalone. Spalanca gli occhi capendo che voglio frustrarla, <<tu sei pazzo>> mi dice con paura e corre verso la camera. Scatto, l'afferro in vita, lei urla, mentre la sollevo e velocemente la siedo sul tavolo mettendomi tra le sue gambe. Gli occhi mi cadono sulle cosce scoperte dal tessuto di seta della camicia da notte blu sollevata fino all'inguine rivelando l'intimo di pizzo dello stesso colore. Lo stesso pizzo che ha sul petto dal quale intravedo la pelle chiara del seno pieno e i capezzoli rosei che si sollevano rapidamente. La mia mente si esalta nell'immaginare il corpo di questa femmina che tra poco sarà arrossato dalle frustate. E faccio schioccare la cintura sul tavolo come inizio del castigo. Terrorizzata, tenta di allontanarsi, poggiando i piedi nudi sul bordo del tavolo. E così, con le gambe aperte e un seno che le è uscito dal pizzo, nel muoversi, mi fa perdere il controllo sulla parte bassa del mio corpo che diventa dolorosamente dura troppo in fretta. Sopraffatto dalla lussuria, lascio cadere la cintura, la tiro per i fianchi verso di me dicendole <<sopporterai senza lamentele>> e la bacio con prepotenza, invadendole la bocca e tenendola ferma per i capelli. Con l'altra mano, libero l'enorme erezione dal pantalone e senza troppe cerimonie mi spingo nel suo varco tremendamente stretto per me. Le soffoco l'urlo, per la mia invasione, con la bocca premuta sulla sua, ma non mi accontento di essere dentro di appena quattro centimetri, io la voglio tutta, però lei non è pronta. Ha paura! Non m'interessa, questa è una punizione. Per tenerla ferma, poggio una mano sul pube, dove voglio arrivare spingendomi in fretta. Senza parlare, lei poggia la mano sulla mia e intreccia le mie dita alle sue, incoraggiandomi a continuare con occhi di sfida. Sento la mia erezione crescere ancora. Sono al massimo. Non mi è mai successo con nessuna sottomessa, finora nemmeno con lei che continua a sfidarmi mostrando un coraggio che non ha. Il buon senso mi suggerisce di smetterla e di spedirla a dormire per non far cadere la cosa in una violenza, ma pensando a quello che mi ha fatto passare con la sua disobbedienza ma soprattutto per la mancanza di rispetto, la furia monta sovrastando la ragione. Le strappo le mutandine, camicia da notte e mi spingo in lei fino all'elsa fissando i suoi occhi spalancati e beandomi del suo urlo di dolore. Voglio che Rose capisca che la stia martoriando e che si senta impotente. Accecato di rabbia, attendo le sue lacrime e che mi guardi con disprezzo per scoparla senza pietà invece lei con dita tremanti, mi accarezza il torace nudo, poi le braccia e le spalle baciandomi le labbra con dolcezza. Resto immobile dentro di lei e mi lascio sedurre dalle sue carezze delicate. Mi piace veramente, la sua bocca e le carezze sul mio corpo, mi placa mentalmente e mi eccita fisicamente, ma non l'avrai vinta tu, strega! L'altra parte di me è concentrata ancora sulla rabbia, ma quando mi apre il bottone del pantalone, abbassandomelo lungo le gambe e cattura il mio sguardo incandescente, quasi rischio di perdere la ragione. Stringo i pugni poggiandoli sul tavolo, ma quando lei mi afferra le natiche e mi attira a se con decisione, come per dire, sono io che lo voglio, anche se non c'è più spazio tra i nostri corpi, sento un getto del mio seme schizzarle dentro e il mio controllo è perduto. <<Accidenti a te piccola strega tentatrice>> grugnisco e la bacio con avidità. Ho bisogno di comodità per muovermi. La sollevo dal tavolo e dopo aver districato i piedi dal pantalone, continuando a divorarle la bocca, sostenendola mi sposto in camera e raggiungo il letto. Le tengo i polsi bloccati al lato della testa e le dico, pervaso dall'ira per come riesce a sopraffarmi con la tenerezza, <<sono io quello che ha potere su di te, sempre e dovunque. E adesso ti punisco>>. I suoi muscoli sono tesi e so che a ogni spinta le sto facendo male, ignoro i suoi lamenti e le divarico al massimo una gamba. Spingo più volte, inchiodandola sotto di me al letto. A ogni spinta sento il mio membro gonfiarsi a dismisura allargandola con dolore, ma ormai sono troppo vicino all'orgasmo per fermarmi e non ho nemmeno volontà di farlo e dandole un ultimo affondo esplodo. Un'esplosione così violenta da farla urlare mentre mi risucchia fino all'ultima goccia. Resto ancora duro in lei, dicendole <<questa è stata per la corsa>> <<Eric, basta>> mi ordina con rabbia e fiato corto. Ricomincio a scoparla con ancora più forza <<ho detto che comando io. Occhi aperti, questa è una punizione. Hai capito!>>. Deve vedermi mentre la uso solo. Incalzo il ritmo mantenendolo costante a lungo assecondando solo il mio piacere, e quando arriva, la avviso <<quest'altra è per il cimitero>>. Adesso mi sta veramente, portando oltre il limite della pazzia, questa donna continua a farmi resistenza serrando i pugni stretti che le tengo bloccati sul letto dalle mie mani e a sfidarmi con quello sguardo determinato a non cedere alla sottomissione. Ricomincio a muovermi in lei, senza un briciolo di controllo, e cavalcando il terzo interminabile orgasmo, le dico <<quest'ultima è per la discoteca>>. Con un misero atto di volontà mi alzo dal letto, prima che ceda alla sete, e mi reco in bagno. Resto sotto il getto d'acqua della doccia per togliermela di dosso. Ho resistito ancora una volta al canto del suo sangue, a stento ho contenuto la forza del Vampiro per non spezzarla, mi sono perso nel sesso e sono affogato nel mare blu di quella strega. I suoi occhi, m'imploravano di possederla, m'invogliavano a continuare senza mai vacillare nel disprezzo, ma brillavano di passione, desiderio e mi parlavano. Mi dicevano: è la mia mente impaurita a comandare il mio corpo, ma tu portami con te. Ignora le mie urla, la mia paura e unisciti a me fino a fonderci. Spero solo di averci visto chiaro e di non essermi sbagliato, altrimenti quella strega ingannevole mi accuserà di violenza ed io la ucciderò. Indosso un accappatoio, afferro un telo e passandomelo sui capelli ritorno in camera. Lei è rannicchiata su se stessa, sporca e sudata. Come atto di gentilezza per quello che mi ha lasciato fare, mi siedo piano sul letto e le passo il telo tra le gambe. Lei solleva appena le palpebre e poggia una mano sul mio braccio per trattenermi <<ho la pelle in fuoco. Mi stai facendo male>> <<Emily, è un'indecenza dormire in questo stato>> le dico con calma, <<allora vattene sul divano, perché io non ho la forza di lavarmi>>. Insiste, ancora non ha capito chi comanda e chi invece obbedisce. Stendendomi dietro di lei le dico <<non vado da nessuna parte, questa è casa mia, questo è il mio letto>> le getto la coperta addosso e cingendola nelle braccia <<e tu sei mia>>. Lei si muove e geme mentre affonda il volto nella coperta. Sta piangendo a singhiozzi. Maledizione, siamo oltre il disprezzo! Resto immobile.

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