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THOMAS



«Calmati, Tommy. Mi stai innervosendo.»

«Zack, tu non capisci! Questa è l'unica vera occasione che ho di sfondare. Se riesco a scrivere un pezzo decente il mio capo mi darà una promozione e una rubrica tutta mia.»

«Rubrica? Parliamo di trecentocinquanta battute.»

Thomas sospirò e si morse la guancia, sentendosi schiacciato da un peso invisibile. «Hai ragione. Trecentocinquanta battute sono poche, ma almeno è un inizio. Fino a ora ho fatto fotocopie e portato caffè. Non ho studiato per anni per restare seduto in un angolo a collezionare insulti da Charles Walker solo perché la mia sedia intralcia il passaggio. Non voglio essere un intralcio. Voglio essere qualcuno.»

Il suo migliore amico, seduto sul davanzale della finestra della sua camera da letto, soffiò il fumo della sigaretta stretta tra le dita tatuate. «Questo è il tuo errore, Tommy. Sei già qualcuno. Tu sei tu e va benissimo così.»

«È facile per te parlare così. Sei mio amico.»

«Sono tuo amico e sono anche brutalmente sincero.»

Thomas avrebbe voluto essere come lui: forte e coraggioso. Zack Miller era un artista e per restare leale verso se stesso aveva rinunciato al sogno di fare della sua passione un lavoro quando i galleristi gli avevano chiesto di cambiare soggetti, colori e persino stile delle sue opere. Non aveva smesso di dipingere così come non aveva smesso di disegnare, ma nel frattempo si guadagnava da vivere lavorando come tatuatore in uno degli studi più famosi e frequentati della capitale.

Thomas, al contrario, era disposto a tutto per farsi ascoltare dagli stessi scrittori, critici e giornalisti che lo avevano ispirato. 

Quando da Manchester si era trasferito a Londra con una laurea in letteratura inglese e scrittura creativa, aveva grandi aspettative. S'immaginava di lavorare in editoria, di vivere a Fitzrovia e scrivere il suo primo romanzo, di sentirsi realizzato e fiero del lungo e non facile percorso. Dopo anni passati a mendicare opportunità che non erano arrivate, la vita lo aveva messo davanti a un bivio: tornare al Nord e lavorare come commesso nel negozio di giocattoli della città oppure restare nella capitale e lottare per il suo sogno. Anche a costo di chiedere aiuto a Noah. 

Avrebbe preferito essere notato per il talento, la passione, i sacrifici e le notti insonni passate a scrivere invece che per la sua amicizia con il figlio di Robert Hall, proprietario e direttore di una delle case editrici più famose al mondo, la Hall Publishers United. 

Ma le cose erano andate diversamente. 

Ora un lavoro in editoria poteva dire di averlo, ma non metteva nero su bianco una sola parola e incassava un misero assegno a fine mese e insulti gratuiti ogni giorno dal suo responsabile tiranno solo per archiviare articoli. Per questo puntava tutto su quella serata. Era l'occasione che avrebbe dato un senso a ogni suo sacrificio: doveva recensire un locale della città per la sezione «Eventi» del settimanale diretto da Walker, e se il suo pezzo gli fosse piaciuto avrebbe ottenuto una promozione.

«Che te ne pare?» chiese a Zack, girando su se stesso.

«Quando ti consiglio io cosa indossare puoi andare sul sicuro.» 

Thomas si guardò allo specchio. «Sarebbe tutto più facile se assomigliassi al ragazzo di stamattina.»

«Quale ragazzo?» chiese Noah, entrando nella camera e lanciandosi sul letto.

«Uno dei tanti stronzi di questa città.» Zack alzò gli occhi al soffitto e spense la sigaretta nel posacenere.

«Non potrà mai essere più stronzo di te», rispose Noah, e rise forte quando l'amico gli mostrò il dito medio.

You Make Me Ache I Crave YouWhere stories live. Discover now