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ZACK

Giovedì


Era là fuori a fumare da dieci minuti, ma se ne sarebbe concessi altri cinque.

Sentiva la sua cliente lamentarsi per il bruciore causato dall'ago della Rekuna Machine dentro lo studio di tatuaggi dove lavorava e che il destino aveva voluto si trovasse esattamente sotto casa di Noah.

Alzò gli occhi al cielo. 

Non era facile avere a che fare con le persone, soprattutto per lui che deplorava gli umani. Avrebbe voluto trascorrere le sue giornate a fissare una tela bianca o un foglio piuttosto che incidere la sua arte su chi non la sapeva rispettare, ma non aveva avuto scelta.

Aveva appena lanciato la sigaretta tra le fessure di un tombino quando una BMW lucidissima entrò in Hoxton Market a tutta velocità e si fermò davanti alla porta azzurra di casa. 

Ridusse gli occhi a due fessure e rimase a osservare sconvolto il giovane che spalancò la portiera e si precipitò a suonare il citofono insistentemente. Aveva l'aria dannata, i folti capelli mossi e indossava un lungo cappotto nero.

Lo conosceva. 

Sapeva esattamente chi era.

«Ehi... cerchi qualcuno?» gli domandò, muovendo qualche passo verso di lui.

«Non sono affari tuoi», rispose l'altro, fulminandolo con lo sguardo. 

«Ci abito lì, quindi sono affari miei.»

«Cerco il giornalista», disse lo stronzo di Starbucks. «Reed è in casa?» 

«No», tagliò corto.

«Io devo parlargli.»

«Qui non c'è.»

«Allora dimmi dove posso trovarlo. Non sarei venuto fin qui se non fosse urgente!»

«Riattaccati al citofono, magari alla fine risponderà.» Lo squadrò dalla testa ai piedi. «A proposito, come hai saputo dove vive?»

Gli sventolò davanti al viso una Moleskine nera che estrasse dalla tasca. «Ha lasciato questa al locale l'altra sera insieme alla sua rispettabilità. L'indirizzo era scritto qui.»

Se Thomas lo aveva fatto apposta per attirare quello stronzo, se ne sarebbe pentito. Allungò la mano. «Lasciala a me.»

«No. Riferiscigli che quando avrà finito di inventarsi stronzate per il giornaletto dove lavora può venire a cercarmi.»

Non fu facile trattenersi dall'inchiodarlo al muro e spaccargli la faccia.

«Dove?»

«Al numero 102 di Richmond Mews. Ha tempo fino a domani sera, poi brucio questa stronzata!»

Non gli rispose, si limitò a guardarlo risalire in macchina e andarsene facendo stridere gli pneumatici sull'asfalto. 

Ripensò a quello che si erano detti lui e Reed e gli inviò un messaggio:

- A meno che tu non abbia volutamente lasciato la tua Moleskine al The Whisper l'altra sera... e spero per te di no... il DESTINO ha fatto la sua mossa, Tommy. Lo stronzo di Starbucks è stato qui, più stronzo che mai. Ha il tuo taccuino. Ne parliamo stasera.-

In realtà non c'era molto da dire se non che l'amico doveva dimenticarsi di aver anche solo incontrato lo sguardo di quel pazzo, ma i suoi pensieri vennero interrotti dall'inconfondibile rombo di una Lamborghini Huracán. 

You Make Me Ache I Crave YouWhere stories live. Discover now