Capitolo 23

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Mi immobilizzai al sentire quelle parole.

Colta sul fatto.

E adesso?

Come mi sarei potuta giustificare ora? Che scusa avrei usato?

Mi stavo praticamente intromettendo nella loro vita, stavo ficcando il naso in affari assolutamente non miei, benché il mio migliore amico fosse coinvolto.

La mia curiosità mi aveva spinto oltre ed ero stata beccata. Sentivo la pelle sudarmi fredda e per qualche secondo non riuscii a muovermi. Mi sentivo come paralizzata.

Percepivo quella tipica sensazione di chi si siede davanti ad un test e dimentica di saper fare ogni cosa. E tutto va a rotoli.

Mi alzai senza la minima idea su cosa dire e su come giustificarmi.

Tirai la testa fuori dalla scrivania e mi trovai di fronte l'altra damigella, lo sguardo indifferente su di me.

Indossava un vestito corto e nero, la gonna a balze sulle gambe lunghe e slanciate le stava da Dio. I capelli biondi erano arricciati e cadevano morbidi sulle spalle.

Le braccia incrociate al petto e gli occhi circospetti, «cosa stavi facendo?»

«Io- cercavo il bagno» risposi sicura di me. Alla fine era parte della verità. Parte.

«Sotto la scrivania?» indagò.

Mi sentii le guance arrossire. Ero una pessima bugiarda, una pessima attrice e non possedevo abbastanza astuzia. Lei era molto più avanti di me.

Sospirò quando abbassai lo sguardo. La sentii camminare fino al divano e vi si sedette sopra.

«Ah, piccola dolce, Rue – ridacchiò – stavi per caso curiosando nel computer?» alzai lo sguardo verso di lei e la guardai freddamente.

«Che cosa stavi cercando?» domandò innocentemente. Sarei saltata dall'altro lato della scrivania e l'avrei schiaffeggiata. 

«Volevo vedere fino a che punto tutti voi foste dei bugiardi – quasi sputai a voce bassa - Tu sei una maledetta bugiarda!»

I suoi occhi rimasero impassibili. Sembrava non fosse stupita di nulla. Sapeva benissimo cosa stava combinando, con tutti loro, essendo stata persino lei a fare la soffiata.

«Avete fatto la soffiata, hai passato dei documenti ad un uomo al Mc Faddens' l'altra sera, assieme ad una chiavetta USB»

«Ah, quindi mi hai spiata...» indagò, con le labbra arricciate in un sorriso. «Beh, sei stata brava: non me ne sono nemmeno accorta»

«Smettila di rispondermi così, e dì la verità» mi spazientii, frustrata. Sembrava volesse giocare con me.

Sospirò e alzò gli occhi al cielo, poi si alzò e venne verso di me.

Tra le mani aveva una chiavetta USB, la stessa che aveva consegnato all'uomo. Potevo riconoscerla dai dettagli rossi sulla plastica.

La collegò al computer. Le unghie smaltate di nero.

«Aprilo e leggi il primo documento» disse senza nessuna sfumatura nella voce.

Istintivamente sollevai lo schermo del computer e mi sedetti sulla poltrona. Aprii il documento nell'unica cartella presente nella chiavetta. Sentii Suzanne muoversi fino alla porta e chiudere a chiave la porta.

Ero così concentrata a leggere quel documento giuridico che la paura che potesse farmi qualcosa non la sentii nemmeno.

Non credevo mi avrebbe fatto del male, eravamo in una casa piena di persone. Ogni mio dubbio e paura svanì quando si sedette di nuovo sul divano di pelle.

Il matrimonio del mio migliore amicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora