Capitolo XXXII (Parte I)

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Lui mi afferrò per la nuca e mi costrinse a guardarlo, ancora una volta mi incantai davanti a quei meravigliosi cristalli azzurri, gli leccai l'orecchino che portava al naso, era da tanto che volevo farlo. Lo rendeva così... sexy. «Amore, ti ho già detto che non c'è bisogno di nulla» sussurrò vicino al mio orecchio e fu allora che io lo baciai profondamente ed iniziai a sbottonare la camicetta che indossava. Luke capì al volo.

«Beh, però se si tratta di questo tipo di regalo» mi venne da ridere e lo feci, poi lui mi sbattè sul letto con la sua velocità e facemmo l'amore, per la prima volta, entrambi da vampiri.

Come commentare la seconda volta che mi diedi completamente a lui? Magnifica quanto la prima. Questa volta però il tutto era condito da una buona dose di passionalità, aggressività e ferocia, che rendeva il tutto ancora più interessante. Eravamo entrambi dei vampiri, i nostri ormoni erano in allerta, i sensi amplificati, le emozioni, ogni cosa, era maggiore, tanto da rendere me, imbestialita quasi quanto lui. Ma, nonostante quella volta ci fossimo lasciati andare senza ritegno, non mancarono le carezze, i baci e le dolcezze della volta precedente. Tanto per dimostrare che il nostro era amore, non sesso. Ed era di quello che entrambi avevamo bisogno.



•••



Era sera e ancora scombussolata me ne stavo in quella che fino a poco tempo prima era la mia stanza ad attendere che il compleanno cominciasse. Bernadette mi aveva riempita di complimenti sull'abito e mi aveva disposto i capelli ricci tutti da un lato e truccato il volto con il make up che mia madre aveva conservato. Non smetteva di dirmi quanto fossi splendida, quanto mia madre sarebbe stata orgogliosa di me. Diceva che ero una stella e che quella sera avrei brillato per davvero.

Poco dopo, la porta si aprì ed Agatha entrò nella mia stanza con un lungo vestito da sera nero, pomposo, ricco di strascichi e lungo, dotato finanche di guanti abbinati. Sulla testa indossava un cappello antico, era bello, ma forse esagerato per la serata, aveva un velo che le copriva gli occhi e una collana luminosa.

«Mio Dio Eloise, sei viva!» fece una risata isterica e sarcastica, ma a nessuna di noi venne da ridere e ci limitammo a guardarla male. Ci eravamo già incontrate, ma la battuta stupida ed assolutamente inutile prima di entrare in scena non poteva mancare. «Questo vestito non ti dona affatto tesoro, è davvero orrendo» commentò e si avvicinò a me. Tra le mani stringeva un bicchiere e in men che non si dica, senza che io potessi spostarmi o rendermene conto, mi versò tutto il suo contenuto sull'abito.

Urlai, vedendo ciò che aveva fatto, il mio vestito stava perdendo colore, era rovinato e non avrei mai potuto più utilizzarlo. Inevitabilmente mi venne da piangere. «Perché? Perché lo avete fatto?» protestai, urlando e piangendo. Ero disperata. Il magnifico abito che Luke aveva acquistato per me era ormai rovinato. Non so cosa Agatha mi avesse versato addosso, probabilmente si trattava di candeggina.

«Ti ho detto che era brutto, cara!» si aprì in una risata malefica e se ne andò, ma prima di uscire dalla stanza mi lanciò un ultimo avvertimento, con voce seria e dura «Tu, non verrai stasera, che sia chiaro!».

Quando se ne fu andata crollai a terra, reggendo la stoffa fra le mani e lasciandomi andare ad un pianto liberatorio. Bernadette si avvicinò a me e cercò di darmi conforto, ma non c'era nulla che potesse riparare ormai il guaio fatto. «Eloise, non piangere ti prego.»

«Io non capisco, Betty, non capisco!» urlai ormai istericamente, ero disperata «Perché lo ha fatto? Perché?»

«Ascoltami, Eloise. Tu sei una ragazza forte, non puoi abbatterti per un vestito e sopratutto non puoi mollare tutto perché quella donna ti ha rovinato l'abito», mi fissò per interminabili secondi, poi, mi afferrò la mano e mi invitò ad alzarmi, chissà perché non opposi resistenza, forse aveva ragione lei «Ormai il vestito è rovinato, non c'è più niente che possiamo fare» continuò ed io mi osservai nuovamente, il vestito di Luke non era più lo stesso «Però, tua madre ha lasciato un abito, nel suo armadio. Ha detto a me che quando tu avessi avuto bisogno di un vestito, io avrei dovuto dartelo». Non poteva essere vero. Mia madre aveva pensato a tutto, ad ogni cosa con attenzione e dedizione. Aveva davvero conservato un abito per me? «L'ha comprato qualche giorno prima di lasciarci, temeva che l'operazione non avrebbe funzionato e quindi ha voluto lasciarti un regalo.»

Eloise - Figlia di una schiavaWhere stories live. Discover now