Capitolo XVII

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Risvegliarmi la mattina e trovare mia madre nel letto, affianco a me, non aveva prezzo. Quella per me era la gioia più grande! Era passata una settimana da quando Christina era tornata a casa, io lavoravo come sempre e anche mia mamma era stata rimessa al lavoro, ma non come prima. Lo notavo. Era affaticata, perennemente stanca, priva di forza.

Tra me e Luke, dopo quella notte e quel bacio intenso, non c'erano stati altri incontri. Tutto nella norma, insomma, sembrava di essere tornati alla solita routine di Villa Royalts.

Ma quella mattina le cose andarono diversamente.

«Oggi usciamo» annunciò Agatha, con un cappello di paglia sulla testa e un vestito a fiori, che le regalava delle sembianze troppo giovanili per una madre di famiglia. «Christina verrà con me, mi serve per degli acquisti» e ti pareva! Le loro uscite stavano diventando sempre più frequenti, in particolare era Philip a volere mia madre sempre con lui.

Le gemelle erano andate all'Università, avevano deciso di seguire alcuni corsi. Forse, loro volevano specializzarsi e fare qualcosa di costruttivo, nella loro miserabile vita da immortali.

Philip non era in casa, troppo impegnato nelle faccende lavorative ed io rimasi sola con il signorino Luke, come era già avvenuto molteplici volte. Bernadette era in giardino, ad occuparsi di fiori e piante e gli altri schiavi erano disseminati un po' per tutta la casa.

Cominciai a mettere in ordine alcune carte, nelle apposite cartelline e nei cassetti, quando l'occhio mi cadde su un foglio ospedaliero. No, non c'erano dubbi, quel marchio era proprio quello del St Thomas' Hospital, il più prestigioso di tutta Londra. I padroni non andavano mai in ospedale, essendo vampiri non c'era il rischio che potessero ammalarsi.

Doveva trattarsi per forza di uno di noi, di uno schiavo. E se fosse stata Bernadette? Dovevo assolutamente vedere di cosa si trattava, scoprirlo ed informarmi. Ero sola, così la curiosità prevalse sulla razionalità ed aprii la cartelletta clinica. Mi ci volle un po' per capire cosa stava succedendo, poi il mio cervello metabolizzò tutto e mise insieme i pezzi e fu allora che lanciai un urlo pazzesco e tutti i fogli caddero a terra.

«Eloise!» il signorino Luke si materializzò al mio fianco, prendendomi per le spalle «Cosa succede?» chiese premuroso e preoccupato. Avevo davvero gridato forte, ma non ero riuscita a trattenermi.

Ero senza parole, le lacrime agli occhi e il viso pallido, spento, inespressivo.

Il vampiro mi guardava sconvolto, non capiva cosa stesse accadendo ed io ero immobile, non riuscivo ad aprire la bocca o a muovere un solo muscolo. Mi era appena crollato addosso il mondo intero.

«Eloise, avanti, dimmi cosa succede» ritentò, ma era come se tutto il mondo intorno a me fosse spento, come se una patina mi avesse rivestita; c'ero solo io e quello che avevo appena letto.

Non ricevendo alcuna risposta da me, il signorino si guardò intorno, fino a quando non scorse i fogli sul pavimento. Li prese fra le mani e lesse velocemente ogni cosa, rimanendo anch'egli senza parole. A quanto pare, anche lui era stato tenuto all'oscuro di tutto. «Ma è terribile» mormorò.

Già, lo era. Era la fine di tutta la mia esistenza. Come avrei fatto, adesso? Cosa ne sarebbe stato di me?

«Eloise» sussurrò, abbracciandomi da dietro. Sentivo calore, presenza e un affetto innato, ma non riuscivo a pensarci, in quel momento. Il mio tarlo fisso, adesso, erano quei fogli e la spiacevole notizia che mi avevano dato.

Perché nessuno me ne aveva ancora parlato? Ero venuta a saperlo così, per caso. E se non fosse successo, sarei stata tenuta all'oscuro di tutto per quanto tempo ancora? Si trattava della mia famiglia!

Eloise - Figlia di una schiavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora