18. No church in the wild.

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GENN'S POV
"C'é...c'é speranza. L'hai persa, m...ma non è morta, non muore mai." Laura pronuncia questa frase e io vengo come illuminato. "Morta" e è questa la parola chiave, quella che mi rimbomba nella testa, il centro della mia idea. Il messaggio di salvezza mi viene portatato da lei, un angelo, l'angelo della morte.
"Because maybe you're gonna be the one who saves me?" "Perchè forse sei destinata ad essere quella che mi salverà?" Si lei mi salverà, mi salverà dal mio dolore, dai miei peccati, dagli errori.
E allora uccidetemi. Crocifiggetemi. Arriverò al vostro Dio, perchè il mio non esiste, ma ho sentito dire in giro che il vostro è molto altruista e mi perdonerà, perdonerà i miei peccati e io perdonerò Lui, per avermi donato una mente malata e una psiche infetta.
Piango, piango perché mi faccio pena, ho bisogno di compassione.
Deve esserci in questo mondo un posto in cui essere compatiti.
Perché Dio non c'é mentre io soffro come un cane? Io lo devo sapere e io Glielo devo chiedere.
Mi compiangerà Dio, mi perdonerà.
Arriverò a lui, starò in paradiso, senza vergognarmi Gli starò davanti e mentre gli uomini assenti, saggi, forti e benevoli si chiederanno perché farmi entrare, lui risponderà "perchè lui non s'è mai stimato degno di questo."
"E beati coloro che soffrono perchè saranno consolati." E allora Dio, ti prego, consolami.

E come si fa a morire?
Mi guardò intorno, destra, sinistra sotto, SOPRA! Sì devo...devo andare sopra. Devo salire e sarebbe piu facile se solo le cose smettesse di muoversi e tutto è sfocato e tutto gira. È difficile riuscire a camminare e andare avanti, sono lento, molto lento, è l'unuca cosa che riesco a capire in tutto il caos che stavo vivendo. Sento gli arti diventare pesanti, diventa sempre più difficile, la testa continua a girarmi ma mi consolo, perchè è l'ultimo sforzo.

LAURA'S POV
Corro il più velocemente possibile. Il posto è molto vicino a casa mia, ce la faccio, devo.
Corro e sento il freddo vento che mi congela le lacrime che avevo sul viso, sembrava si stessero ghiacciando.
Corro e non mi curo delle persone e delle macchine.
Corro e arrivo a "Via Marconi", la strada non era lunga, avrei potuto percorrerla tutta molto velocemente ed è quello che faccio.
Corro. Vedo in lontananza un mucchio di persone in cerchio, sembrano agitati.
Stanno guardando qualcosa sul pavimento, ma una parte di me sa che non si tratta di un qualcosa, ma di un qualcuno.
"No. No. No. Merda. Dio ti prego no. Dimmi che non stanno guardando lui disteso sul pavimento, morto." Penso, cercando di ignorarmi.
Piango. Continuo a correre, ma dire di non aver rallentato il passo sarebbe una cazzata, non avevo più forze, si stavano disintegrando ad ogni passo, il dolore e la paura mi stavano uccidendo, letteralmente.
Perchè lo ha fatto? Perché ha dovuto chiamare me? E se non è questo il male non so cosa sia. Non c'è una singola parola nel mondo intero che possa descrivere il male, il coltello più scuro che trafigge il cuore, squarciandolo, attraversando la pelle più morbida che ci sia mai stata. Ma ciò che ha fatto, questo...questo è la rappresentazione di esso.
Lo spazio che mi divide dalla folla sembra composto da tanti piccoli infiniti. Il tempo non scorre, lo spazio non diminuisce, loro non sono mai più vicini a me ed io non sono mai più vicina a loro. Non sento più niente, non c'è vento, non c'è nebbia, non c'è pioggia, non c'è freddo e non c'è caldo, persa in un'indistinta uguaglianza, senza bianco e senza nero, senza giorno e senza notte, senza bene e senza male, il completo nulla, un abisso infinito di vuoto.
Mi sembra di camminare per ore, ma arrivo. Le persone sembrano avere un'espressione preoccupata, ma non riesco a farci caso più di tanto, infatti mi faccio spazio fra di loro senza pensarci due volte, sto per scoprire se ciò che ho tristemente immaginato sia davvero successo.
Avanzo. Tutti gli occhi si rivolgono a me, sono al centro, all'epicentro del punto in cui era concentrata l'attenzione. Guardo le loro facce, questa volta più attentamente, mi fissano, come biasimarli, non oso pensare a quanto siano rossi i miei occhi e a quanto bagnate le mie guance, sono preoccupati, sconvolti, forse per me, spero, o forse per il vero motivo per cui tutti erano riuniti lì, e quel motivo era ai miei piedi.
Posso saperlo, devo solo abbassare gli occhi...e guardare.
Sento il cuore battere all'impazzata, non sento più il sangue circolare nelle vene, come non sento più nessuna parte del corpo e come non sento più nessun suono, nessuna voce, nessun rumore, se non quello del mio respiro che si fa sempre più affannato.
Devo fare una sola cosa, guardare.
È strano come un semplice gesto possa essere così importante e difficile da fare.
"Fallo" mi dice una voce nella testa.
Abbasso la testa, ho gli occhi chiusi, aspetto qualche secondo. Sento il mio cuore strillare, mi sta dicendo di aprire gli occhi, mi sta chiedendo pietà. Lo ascolto. Lo vedo di sfuggita, mi è bastato guardare il suo cappello e i suoi vestiti, è lui.
Cado a terra, ho le mani tra i capelli, decido di guardo dinuovo ma con più coraggio, con più fermezza, con più forza e con l'idea che sia morto, che si sia buttato giù dall'edificio e che adesso sia immerso in una pozza di sangue.
Punto il mio sguardo verso di lui e n...non c'è sangue...e non è neanche sdraiato sul pavimento, è semplicemente seduto con le ginocchia piegate e le gambe al petto, ha la testa china poggiata sul braccio.
Mi avvicino ancora, finchè non sono in grado di prendergli il viso tra le mani e di alzarlo in modo che possa vedere i suoi occhi.
Era...vivo.

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SPAZIO AUTRICE:
Ehm buonanotte/buongiorno/buonasera/quello che
Ok. Sì la fine è un po' "cazzona" e io MI ODIO il fatto è che "volevo ucciderlo" ma non ce l'ho fatta, sul serio, lo amo troppo e quindi boh. Fanculo. A me e alla storia.
Se vi state chiedendo del perché ci fosse gente intorno a Genn pur essendo vivo, tranquilli, spiegherò tutto nel prossimo capitolo.
Felici delle mia decisione?

FRASE:
Mi sono lanciato dal terrazzo per capire la fragilità umana e la durezza del mondo.

Urban strangers || I'll follow you into the dark•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora