Il vampiro moro si limitò ad annuire con il capo, poi questa volta fu lui a guardarmi perplesso; non capendo. «Perché?»

«Devi portarmi da loro» dissi d'un fiato, diretta e concisa; non c'era tempo né motivo di dilungarmi in altri discorsi o scuse inutili.

«A fare cosa, Eloise?»

Oh, dannazione! Ma perché aveva sempre il vizio di chiedere tutto? Di informarsi per forza? Di voler sapere. «Lì dentro credo ci sia mio padre, Françis Withman» confessai «Porta lo stesso cognome di un ragazzino che ho conosciuto per caso a un'Asta di schiavi, credo proprio che mio padre...» ci pensai un po' su, era difficile da ammettere. Il solo pensiero che mio padre avesse avuto, in questi diciotto anni, un altro figlio, mi faceva stare male. Eppure, ne aveva avuto tutto il diritto «...sia anche suo padre» conclusi triste e delusa, con viso basso e sguardo perso.

«D'accordo, monta in sella» disse semplicemente, senza replicare o cercare di persuadermi e dirmi quanto tutto ciò fosse sbagliato.

«Dici sul serio?» domandai, allibita. Quel ragazzo era forse davvero carino con me? Magari gli piacevo sul serio...magari. Oh, non c'era tempo per i pensieri stupidi, Logan mi sorrise e mi circondò le spalle con un braccio, attirandomi a sé. Poi, salimmo sulla moto, in direzione Villa Brown.











A quanto pare, le Ville delle famiglie importanti di vampiri, erano tutte immense e dispersive. Troppo grandi per ospitare una sola famiglia e i suoi numerosi schiavi. A precedere l'imponente dimora, vi era un cancello altrettanto grande, decorato riccamente e finemente. Il vampiro moro mi precedette, dandomi la mano e subito bussò alla porta. Il vialetto di entrata era cosparso di piccole pietroline, ai lati invece vi era una distesa di erba ben curata.

Una ragazza sulla ventina venne ad aprire, anche qui avevano gusti abbastanza volgari sull'abbigliamento. La giovane portava i capelli marroni legati in uno chignon e un abito non molto diverso dal mio, eppure appariva elegante. Come tutti in quella casa. «Oh, salve signor Logan. Che piacere vederla!»

«Ciao, Ester» le fece un sorriso mozzafiato e vidi subito la ragazza arrossire, imbarazzata «James è in casa?»

«In realtà c'è solo lui, le sue sorelle sono uscite e i genitori sono fuori per lavoro» spiegò professionale «Accomodatevi pure!» ci fece spazio, lasciandoci entrare in casa e mi guardò stupita. Capii che mi aveva riconosciuta, aveva intuito che io fossi una schiava, proprio come lei.

Ci fece accomodare in salotto, su un divano color ocra, di fronte al quale vi era un piccolo tavolino di cristallo. «Posso portarvi qualcosa?»

«No, grazie, sono qui solo per James» rispose subito il vampiro moro al mio fianco. Notò la mia ansia e il mio disagio nello stare lì e mi afferrò la mano, stringendola. Era una grande dimostrazione, per lui, quella.

«D'accordo, vado subito a chiamare il signore» si congedò con un inchino e mi resi conto che le altre schiave erano davvero superiori rispetto a me. Non solo in bellezza, ma anche nel modo di fare e di comportarsi.

Ben presto James fece il suo ingresso in sala in tutta la sua bellezza. Nonostante la malignità nascosta in ogni suo centimetro di pelle e in ogni suo gesto, rimaneva un vampiro davvero bello e appariva maturo, rispetto a Luke, Logan e quelli del suo gruppo. Ester lo seguiva e spesso mi lanciava delle fugaci occhiate, che erano un misto fra invidia e ribrezzo. Come darle torto! Mi aveva vista mano nella mano con Logan e avevo notato sin da subito quanto lei sbavasse dietro di lui. Inoltre, il moro possedeva una bellezza unica, rara, quasi fuori dal comune.

«Oh, ma che piacere!» esordì il vampiro dai capelli neri «Loggy, era da un po' che non venivi a trovarmi» lo abbracciò velocemente e poi il suo sguardo cadde su di me e si staccò dall'amico «E chi hai portato, qui! Ma che sorpresa! La schiavetta dei Royalts» sorrise maligno e si avvicinò a me, porgendomi le guance «È da un po' che non ci vediamo, eh, fiorellino» di nuovo quel terribile soprannome. Forse non era stata una buona idea andare lì. «Ester, lasciaci soli» ordinò poi alla schiava, la quale mi guardò male, fece un inchino e scomparve nel corridoio.

Eloise - Figlia di una schiavaNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ