Ma non avevano significato nulla, per me, vero?

Mi mise giù solo quando fummo arrivati nella mia camera, buttandomi di peso sul letto. «Adesso cerca di calmarti, Eloise. Così non arriverai da nessuna parte» disse, poggiandomi una mano sulla spalla. Bastò la sua voce, il suo contatto, a farmi tornare alla realtà.

Già, dovevo smetterla. Mi stavo comportando come una bambina e questo non mi avrebbe aiutata. Respirai profondamente più e più volte e alla fine il mio cuore si placò, tornando a battere in maniera regolare.

«Non è detta ancora l'ultima parola, ci sono una serie di accertamenti e tentativi da fare» cominciò e mi preparai ad un lungo discorso «Non voglio illuderti assicurandoti che tua madre si salverà, né posso prometterti di darle il mio sangue, perché non risolverei comunque nulla. Ma posso dirti che finché ci sono delle opzioni, noi lotteremo. Chi ci impedisce di farlo?» mi guardò negli occhi e per un istante il mondo si fermò. «Abituati ai capelli che cadranno, alle chemio, a vederla sempre più debole e diversa da come l'hai sempre conosciuta. Il cancro non è una malattia semplice e con te voglio essere diretto. So che puoi farcela, non devi abbatterti in questo modo. Che senso ha gridarle contro? Credi che così le farai passare la malattia? Credi che starà meglio?» mi stava forse accusando?

Se lo stava facendo, non si sbagliava. Colta dalla rabbia non avevo pensato che era mia mamma a stare male. Negai con la testa.

«Stalle vicino, fino alla fine, semmai ci sarà. Può farcela, non mollare mai, falle sentire la tua presenza. Tu ci sei, sei la cosa più importante che ha al mondo, immagino. Non ha bisogno di altro» le sue parole erano profonde, venivano dal cuore. Ma come poteva un vampiro dal cuore chiuso, dire cose così belle?

E no, non era un discorso organizzato o letto su internet, quello era davvero frutto del suo cuore. «E adesso basta, credo tu ti sia sfogata abbastanza» eccolo, il vero vampiro stava tornando «Va' da tua mamma, scusati con lei» si alzò e mi invitò a seguirlo, così feci.

Non dissi una parola durante tutto il breve tragitto che portava al piano superiore, visibilmente in imbarazzo. Avevo dimostrato di essere una bambina, un'immatura. Una che ancora, dalla vita, aveva molto da imparare. E invece Luke si era mostrato molto maturo, capace di donare un briciolo di umanità e di cuore anche ad un individuo a lui inferiore: la sua schiava.

Mamma era in salotto, stranamente seduta su una poltrona, in compagnia del signor Philip a sorseggiare tè. «Sembra che vadano d'accordo» sussurrai, non so a chi, forse a Luke accanto a me, ma non ne ero sicura. Lo dissi e basta.

«Non farti troppe illusioni» oh, no, tranquillo signorino dei miei stivali. Grazie a te ho imparato che non bisogna mai illudersi.

Avanzai verso il divano e con riguardo chiesi al padrone di concedermi qualche minuto per parlare con mia madre, lui sorrise, sembrava contento e mi diede il permesso, scomparendo insieme a suo figlio.

Mi sedetti accanto a quella bella donna bionda, non riuscivo a pensare che probabilmente avrebbe perso i suoi meravigliosi capelli. «Mamma» cominciai, lei si limitò ad accennare un sorriso stanco. Era una donna straordinaria, forte, semplice, leale. Non mi avrebbe mai rimproverata per il modo in cui l'avevo trattata, né mi avrebbe portato il muso. «Mi dispiace, mi dispiace per tutto. Mi dispiace perché non l'ho capito subito, perché l'ho saputo nel modo peggiore, perché ho reagito in quel modo, mi dispiace per essere un vero disastro come figlia. Ti starò vicino, non ti lascerò un attimo, sarò la tua ombra.»

«Non dirlo nemmeno per scherzo, sei la cosa migliore che io abbia mai fatto nei miei trenta e qualcosa anni di vita» il vizio di non voler rivelare la sua vera età non lo avrebbe mai perso «La tua reazione è stata normale, non volevo dirtelo prima perché non sapevo come farlo, perché non volevo darti un dispiacere così grande» oh, mamma «Ma adesso, adesso dobbiamo goderci ogni giorno. Insieme» concluse.

Eloise - Figlia di una schiavaМесто, где живут истории. Откройте их для себя