Parte sesta

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Settembre (mancano esattamente undici mesi)

"E allora... Eliza ha preso la scopa, quella nella portineria hai presente? Okay, l'ha presa ed ha camminato per l'androne pianissimo, da quanto racconta, e prima di darla in testa al 'fantomatico ladro' che poi si è rivelato il signor Hood decisamente ubriaco, ha urlato una cosa troppo divertente...comunque ha svegliato tutto il palazzo e ci siamo ritrovati a fare una sfilata in pigiama nell'ingresso alle tre di notte!"

Harry ridacchia e si gratta l'angolo sinistro della bocca rossa, tirandosi sul capo un ciuffo di capelli scuro che gli impedisce di guardare il bel viso di Louis Tomlinson, che gli sorride dallo schermo del computer con il pappagallo Pontmercy appollaiato sulla sua spalla destra.

Sono passati esattamente venticinque giorni da quando è in Francia, e già Harry lo vede decisamente con un colorito più roseo e gli occhi più luminosi, segno che evidentemente ha ripreso a mangiare come faceva prima e non potrebbe essere più felice di così.

Quel giorno ha i capelli perfettamente sistemati, senza neanche la frangia sulla fronte, e gli occhi che brillano come due diamanti, tanto è contagiosa la loro luce (e Harry li vede soltanto da uno schermo del computer, non riesce proprio ad immaginare come potrebbero essere dal vivo) e un sorriso che sembra quasi grande come quello che gli fa Theo Horan ogni volta che lo va a trovare alla bancarella di Niall.

A Harry piace vedere Louis felice, soprattutto perché i primi giorni in cui era a Parigi passavano le ore su Skype a piangere insieme, guardandosi negli occhi e cercando di toccare degli schermi che non avrebbero potuto mai far sfiorare le loro dita veramente.

Louis era stato subito rimesso nel giro dei concerti e da quanto Harry può vedere adesso dai suoi vestiti deve essere di nuovo ricoperto di denaro, come prima dell'abbandono da parte dei suoi zii.

"Eliza non cambierà mai." Louis scuote il capo e soffoca una risatina contro il palmo della mano, mentre Harry lo imita di riflesso e si appoggia con i gomiti sulla scrivania su cui è posizionato il computer portatile di sua sorella Gemma. "Ormai dovresti saperlo, tesoro mio."

Il batterista si costringe a non arrossire a quel vezzeggiativo e fa vagare lo sguardo sulla stanza dietro di lui, sorridendo all'indirizzo della gabbietta di Pontmercy e al letto sfatto dell'albergo.

"Non sei a casa dei tuoi zii, Lou?" domanda, sbadigliando sonoramente.

Harry ultimamente è sempre stanco, ma non è colpa sua, visto che lui e sua madre passano le ore la notte a cercare un'università che lo accetti senza fare tante storie, ma fino ad adesso si sono rivelati tutti tentativi vani.

Vuole davvero-vuole davvero riuscire a compiacere sua mamma, come sua sorella Gemma che si laureerà in legge in aprile prossimo, sicuramente a pieni voti. Certo, sa che sua mamma gli vuole bene comunque, ma si sente in dovere di fare qualcosa per farla sentire realizzata nel suo ruolo di madre. Ma, Harry non può fare a meno di pensare che la vede molto dura, visto com'è l'andazzo della loro ricerca.

"Sono a New York!" Louis emette un trilletto e si porta le mani al viso e ecco, adesso Harry capisce tutto il motivo della sua felicità, perché questo vuol dire solo una cosa---" E domani mi hanno invitato alla prima del musical Chicago a Broadway!"

Gli occhi del violinista brillano ancora di più, mentre Harry scoppia a ridere nel vedere il suo viso estasiato perché---Louis è adorabile, davvero.

"Niente Lès Miserablès stavolta, amore?" Il batterista si morde un labbro, profondamente divertito. "Chicago non l'hai mai visto vero?"

Il violinista aggrotta la fronte e "In realtà l'ho visto in dvd tre volte" dice, mentre il pappagallo Pontemercy vola via dalla sua spalla con un fruscio di piume. "E ovviamente no, nessuno raggiungerà mai il livello di Lès Miserablès, che domande fai Harreh?"

Moonlight Drive || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora