"Spark of Hope" lessi ricamato sulla sua coperta sgualcita, mentre gliela posavo sulla groppa. Il vero nome di Honey: che fosse quel barlume di speranza ad averla portata nel nostro maneggio? 

Cercando di ignorare Glory vicino a noi, che rampava contro la parete del suo box, sellai la la cavallina. Mentre allacciavo il sottopancia, notai con la coda dell'occhio Benedetta che, mentre preparava Paprika per la passeggiata, parlava fitto fitto con le sue amiche, anch'esse intente a sellare i loro cavalli. 

Tesi l'orecchio, cercando di capire cosa si stessero dicendo.

«Sapete?» stava dicendo lei. «Probabilmente ho convinto Michele a far rimaner...»

«Sarah!»

«Cosa vuoi?!» quasi urlai contro al mio istruttore, irritata per  non aver capito cosa stava dicendo quella stupida di Benedetta.

«Mi chiedevo solo se potevi sellarmi Harvard, visto che hai finito con Honey. Lo monterò io in passeggiata» disse lui piano, stupito dalla mia reazione.

Annuii sospirando, mentre mi accingevo a fare come richiesto.

«Non capisco perché non potevamo percorrere un sentiero di campagna» chiesi poco dopo a Michele, durante la passeggiata. 

Camminavamo in fila indiana sul ciglio della strada e  sentivo Honey terrorizzata sotto di me. Le macchine, poi, sfrecciavano rapide come se non esistessimo, facendo prendere un grande spavento ai cavalli.

«Perché è la via più breve. Superato questo tratto di strada, saremo in campagna comunque» spiegò Michele, stringendo saldamente le redini di Harvard, che in quel momento stava mostrando una certa curiosità mista a paura verso un motorino che ci passava vicino.

Sentii le zampe di Honey cedere per il terrore per il rombo del motorino. Le accarezzai il collo, cercando di tranquillizzarla.

Io venivo subito dopo Michele e il suo baio Harvard, i primi della fila. Dato che per Honey era la prima passeggiata in strada, avevamo deciso di metterla dietro un cavallo abbastanza esperto nei trekking come lo era Harvard. Dietro di me c'erano Falco e Alessia, poi Benedetta e Paprika e ancora dietro le loro amiche con i loro cavalli.

Michele voltò la testa di lato, incrociando lo sguardo di Benedetta.

«Benny, tutto bene con Paprika? Lei di solito fa un po' di storie sulla strada.»

Lei annuì sorridendo, quando il sorriso le morì sulle labbra. Mi voltai nella direzione in cui guardava e vidi un imponente pullman spuntare da una curva e venire nella nostra direzione.

«State attente» si raccomandò Michele, spingendo Harvard più a lato che poteva, cercando comunque di evitare il fosso che avevano accanto. 

Io incoraggiai Honey a fare lo stesso, ma lei si buttò completamente nel fosso parallelo alla strada, quello che il mio istruttore e il suo cavallo avevano accuratamente evitato.

«Complimenti...» borbottai, cercando di farla risalire sul bordo. I suoi movimenti erano resi goffi dall'erba,  che le arrivava fin sopra la spalla.

«Rimani lì, invece! Così, anche se si dovesse spaventare, non si butterà sulla strada. Honey ha avuto una buona idea... Ragazze, fate come Sarah!» disse Michele, fissando con apprensione il pullman che si avvicinava sempre di più.

Alessia fece avvicinare Falco al fosso e, dopo qualche indecisione, riuscì a farlo entrare. Una dopo l'altra le ragazze fecero come era stato detto, mentre il nostro istruttore rimaneva sul ciglio della strada con Harvard, che fissava come rapito l'autobus che sfrecciava verso di noi.

«PAPRIKA! Muoviti!» La voce decisa di Benedetta mi costrinse a voltarmi. 

La pony saura non aveva alcuna intenzione di entrare nel fosso, e i suoi zoccoli rumoreggiavano ritmici sull'asfalto, mentre retrocedeva al centro della strada.

«PAPRIKA!» Questa volta Benny aveva la voce incrinata dalla paura. 

L'autobus ormai era vicinissimo. 

Improvvisamente ebbi una strana sensazione di vuoto in fondo allo stomaco, e un tremore mi si diffuse sulle mani che stringevano le redini di Honey. Paprika, togliti di lì. Va' via da lì. pensai, in preda al panico.

«BENEDETTA! SCENDI DA CAVALLO!» urlò Michele e, per la prima volta da quando lo conoscevo, il suo volto indecifrabile assunse un'espressione spaventata. Lo vidi scendere da cavallo e consegnarmi in fretta e furia le redini di Harvard, che afferrai al volo, trascinando il baio dentro al fosso con il resto del gruppo.

Paprika sembrò finalmente accorgersi del pullman che veniva verso di noi e che procedeva spedito come se nulla fosse. La sua reazione fu quella di una cavalla problematica che aveva subito gravi traumi, come del resto era.

Da completamente ferma che era, scattò in avanti sulle zampe anteriori, impennandosi a candela e colpendo la testa di Benedetta con la propria.

Alla peggio, pensai speranzosa, l'autobus avrebbe frenato. Non ci sarebbe stato nessun incidente, dissi tra me e me cercando di rassicurarmi, prima di vedere Benedetta crollare all'indietro e Paprika perdere l'equilibrio sull'asfalto e rovesciarsi da dietro addosso a lei.

Le macchine che venivano dal lato opposto frenarono immediatamente, con uno stridio sinistro che commentava senza parlare l'orrore dettato da quella scena. 

Michele corse da lei e l'autobus frenò esattamente a un passo dall'incidente. Paprika si rialzò malferma sulle gambe, coperta di graffi e scappò via sulla strada, terrorizzata, evitando le auto ferme per un soffio.

Avevo la gola secca, mentre il mio sguardo si posava sulla pozza di sangue sull'asfalto. 

Vidi indistintamente alcuni autisti uscire dalle proprie vetture e l'ultima cosa che sentii fu Michele che urlava di chiamare un'ambulanza. Poi mi sentii mancare e divenne tutto buio.

IN FOTO: Wind in tondino.

"In mia assenza, Alessia e Deborah avevano lasciato Wind in tondino

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"In mia assenza, Alessia e Deborah avevano lasciato Wind in tondino. Mi avevano raccontato che il grigio all'inizio era come impazzito e che aveva galoppato e sgroppato come un matto prima di calmarsi."

Salve a tutti e scusate la fine del capitolo vagamente inquietante!
Se volete lasciate un commento o un voto-stellina(?), mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate della storia!

Alla prossima! 

Captainwithoutasoul.



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