27. Abbracciami.

20.9K 896 74
                                    

"Signorina, tra una settimana credo che potrai uscire. Chiama la tua famiglia e avvisala." Mi informa la dottoressa grassottella, senza darmi il tempo neanche di obiettare ed uscendo dalla sala.

Intelligente, come faccio a chiamarli se ho perso la memoria e non so neanche di avere un cellulare?

La buona notizia è che almeno potrò uscire da questa specie di gabbia di matti, anche se tra qualche giorno.

"Ciao." Mi distrae una voce, così mi volto verso la ragazza che mi ha salutato e che si trova vicino al letto della sottoscritta.

"Ehi." Le rispondo. Deve avere più o meno quattordici o quindici anni, anche se sembra molto più piccola. Si trova sul letto accanto a me. È molto graziosa: capelli lunghi e biondi, magra, di altezza media e con alcune lentiggini che le compaiono sulla faccia. Ha gli occhi marroni e una vocina flebile e debole. Non l'avevo notata.

Forse è arrivata qualche giorno fa, o forse sono così confusa ed agitata che non ci ho fatto caso.

"Mi chiamo Natalie, tu come ti chiami?" Mi chiede, inarcando le sopracciglia.

"Sono Jacklyn, credo." Le sorrido incerta. Ricambia la mia espressione ma leggo la confusione nel suo volto, poi si sofferma sui miei occhi.

"Cosa succede?" Le chiedo dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante. È un po' inquietante. E anche strana. E mi fa paura.

"I tuoi occhi hanno lo stesso colore di quelli di mio fratello." Mi annuncia chiudendo i suoi e puntando il viso verso il soffitto.

"Oh, hai un fratello." Affermo, annuendo tra me e me.

"Sì, si chiama Leon. Lo conosci?" Mi chiede poi fissandomi come prima, incuriosita.

"Non lo so." Scrollo le spalle con un'espressione mista tra la confusione e il dispiacere -sempre per me stessa.

"Come non lo sai?" Mi guarda come se fossi appena atterrata dal cielo in stile Mr. Bean, e mi viene da ridere.

"Ho perso la memoria, per questo non ricordo niente." Le spiego, toccandomi i capelli raccolti in una cipolla fatta come il suo creatore. Chissà come devo essere terribile, dopo due mesi di letargo, o come lo chiama mia mamma.

"Oh, mi dispiace." Fa un faccia triste, poi si riamima. "Beh, tanto sta per arrivare, te lo faccio conoscere." Sorride.

"Okay." Ricambio appena la sua espressione, guardandola sempre più confusa. È così energica, e vorrei tanto essere come lei!

"Come mai sei qui?" È parecchio curiosa, questa ragazza.

"Ho avuto un incidente, sono stata investita." Mi chiedo quante altre volte dovrò dare anche queste spiegazioni.

"Per colpa di quel ragazzo che c'era ieri, non è così?" Mi domanda e fa sì con la testa, come se stesse parlando e agendo completamente da sola.

Okay, seriamente. Mi fa paura.

"Sì." Sussurro, cercando di non incontrare il suo sguardo. Non voglio che mi chieda altre cose su di lui, anche perché non so come potrei sopportare altre domande prima di scappare da qui e trasferirmi in un'altra camera.

Lei sorride. "A me non è successa una cosa tanto bella." Afferma, facendo un sorriso triste.

"Ti va di raccontarmelo?" La incito e spero con tutta me stessa che non mi chieda come è successo il mio, di incidente.

"Ero con il mio ragazzo," Sospira e guarda fuori, dove un sacco di gente passa...chi corre allarmata, chi piange, chi si dispera e chi porta un paziente su un lettino. "stavamo conversando amorevolmente come facevamo sempre, e poi ad un tratto iniziammo a litigare.

Ho bisogno di te. [#1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora