Tutta colpa mia

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MADRE DI MEGAN:

Finalmente dopo tre mesi potrò riabbracciare la mia piccola, non vedo l'ora. A causa del mio lavoro sono poco presente.

-amore tra tre minuti riabbracceremo nostra figlia- disse sorridendo mio marito

-non vedo l'ora-

Il viaggio sembrò durare un infinità. Quando il taxi si fermò, rimasi per pochi minuti a contemplare la mia bellissima villa. Entrai in casa e feci una corsa in camera della mia bimba, non c'era nessuno. Presi il cellulare e la chiamai, ma nessuno rispose.

-Janet vieni un momento- disse mio marito con aria preoccupata .

Scesi le scale e lo raggiunsi.

-che c'è ?- chiesi preoccupata

-ci sono più di dieci messaggi sulla segreteria, e sono tutti della scuola di Megan-

-cosa vogliono?-

-Megan non va a scuola da più di un mese-

A quelle parole incominciai ad allarmarmi e subito chiamai la polizia.

Dopo pochi minuti una pattuglia giunse a casa

-signora non si preoccupi ritroveremo sua figlia- disse con aria rassicurante il comandante della polizia.

Dove era finita mia figlia? È ancora viva ? L'hanno rapita? È scappata?

Scoppiai in lacrime, non potevo mai perdonarmi, era tutta colpa mia, non ci sono quasi mai a casa.

MEGAN:

-ti prego basta- implorai singhiozzando

-questo è solo l'inizio- disse con tono malvagio.

Mi afferrò per un braccio e mi portò in una specie di botola buia in cui mi rinchiuse

-rimarrai qui finché non decido di liberarti-

Mi guardai a torno ma era tutto buio.

Credo che passarono cinque giorni al buio e senza cibo, una volta al giorno mi portava solo un bicchiere di acqua.

Ad un tratto la botola si aprì e Dean mi tirò fuori con violenza, mi prese in braccio e mi portò sul letto, mi afferrò per i capelli e si avvicinò al mio orecchio e bisbiglio

-piccola adesso mi divertirò un po'-

Prese delle catene, mi incatenò al letto. Con lussuria si leccò il labbro inferiore. Si slacciò i pantaloni che fece scivolarle lungo le gambe, la stessa cosa fecero anche i suoi boxer .
Non provava pietà .
Si avvicinò al letto con ormai la sua nudità scoperta e si posizionò tra le mie cosce e con una spinta secca, forte e dolorosa entrò in me.
Incominciò a muoversi dentro di me, avanti e indietro sempre più forte.

Le catene sembravano diventare sempre più strette, cercai di dimenarmi per buttarlo giù dal mio corpo. Le coreane ormai avevano già lasciato dei segni sui miei polsi

-Mmmm siiii- furono le uniche parole di quel mostro mentre veniva in me.
Quando uscì da me, pensavo che tutto fosse finito, ma non fu così...
Andò avanti per tutta la notte. 

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