Can I have this dance?

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Fu la luce a svegliare Annabeth la mattina dopo, oltre che i brontolii per la fame, il dolore al braccio, alla schiena e alle gambe. E ovviamente, anche il freddo che le penetrava -fastidioso- fino alle ossa.

Sbatté gli occhi un paio di volte per abituarsi alla luce e stimò fossero almeno le otto del mattino per l'aria pungente e il sole non ancora alto. Aveva dormito contro il petto di Percy mentre un braccio le faceva da cuscino e l'altro la stringeva contro il suo corpo.

Era spaventata, dolorante, affamata e assetata eppure, la modalità protettiva di Percy le piaceva e le faceva dimenticare, almeno per poco, la sofferenza. Sollevò la testa lentamente, osservando il volto del ragazzo a pochi centimetri dal suo, rifiutandosi di sbattere gli occhi.

Percy era bello in qualsiasi situazione, mentre combatteva, mentre sorrideva, mentre era arrabbiato, mentre ghignava, mentre sorrideva e anche mentre mangiava ma -diavolo- quando dormiva lo era ancora di più

Annabeth aveva sempre il visto il volto di un ragazzo determinato, di un ragazzo che non ha paura di niente. Di un ragazzo imbattuto che avrebbe potuto vincere su chiunque. Annabeth aveva visto il volto del guerriero che Percy mostrava, ma non aveva mai visto quella parte del ragazzo, quella parte che lo faceva sembrare quasi vulnerabile. Percy pareva quasi innocente mentre dormiva, con le palpebre placidamente chiuse, la bocca leggermente schiusa e il volto rilassato, privo delle preoccupazioni che gravavano sulle sue spalle mentre dormiva.

Gli passò una mano tra i capelli scuri un po' secchi e sorrise quando il ragazzo mosse la testa lentamente, avvicinandosi di più a lei. I loro respiri si fusero dolcemente e Annabeth chiuse gli occhi mentre si sporgeva verso di lui, baciandogli il naso.

Era una bella sensazione farlo anche perché, fino a quel momento, Annabeth si era sempre limitata a farsi baciare. La pelle di Percy era bella, morbida e forte al punto giusto e anche se erano stati un giorno intero senza toccare doccia e costantemente sotto pressione, riusciva a non avere un cattivo odore. Essere sempre al meglio doveva essere una prerogativa dei ragazzi fighi e in quel momento, la saggia Annabeth, non riusciva a pensare altrimenti.

Si accoccolò nuovamente contro di lui, poggiando la testa sotto al suo mento e chiudendo gli occhi ancora per qualche secondo. Sapeva benissimo che non avrebbe potuto fare altro e che, camminare o stare fermi non avrebbe fatto alcuna differenza in quel momento. Sollevò il volto in modo da poter respirare il profumo della pelle di Percy e respirò piano, aspettando che tutto quello potesse lenire il dolore lancinante al corpo intero.

Si sentiva debole, stupida e vulnerabile e quelle erano tutte sensazioni che si era sempre premurata di seppellire da quando era piccola, ma sembrava che, tra le braccia di Percy, tutti i suoi buoni propositi andassero a puttane, come se fosse incapace di essere forte quando c'era qualcuno disposto a portare un po' del suo peso. Strinse forte le palpebre trattenendo la paura, la rabbia e il dolore che minacciavano di rigarle il volto e fu in quel momento che Percy si mosse, allungando un po' le braccia ma tornando poi a stringerla subito dopo.

Annabeth si allontanò da lui, il tanto da poterlo guardare negli occhi verdi che, ancora assonnati, si puntarono su di lei. - Ciao, bel addormentato - lo salutò con un sorriso e il ragazzo rise, sporgendosi verso di lei per baciarle la fronte.

- Buongiorno.

E i loro stomaci brontolarono all'unisono.

Annabeth chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore. - Dio - mormorò mentre Percy si girava sulla schiena, lasciando però il braccio destro steso sotto la testa della ragazza. Lo vide bagnarsi le labbra secche con la lingua e si chiese se anche lui avesse la stessa fame che aveva lei. - Come facciamo? - gli domandò, pentendosi pochi attimi dopo di ciò che aveva fatto. La possibile risposta la spaventò più del dovuto e si impose di smetterla di essere così debole.

Angel with a shotgunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora