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Mi svegliai di soprassalto con la frenata brusca di Robert davanti all'orfanotrofio e molto probabilmente dovevo essermi persa qualcosa perché Klee sembrava molto arrabbiata.

Sorrisi compiaciuta del fato che per una volta Robert non poteva inserirmi nella discussione dandomi la colpa a me come suo solito.

Scesi dall'auto e presi la mia valigia e poi...

Ci risiamo, sono fuori dall'orfanotrofio e una ventata di dolore mi incupì il cuore appena pensai alla vita che mi aspettava.

Entrai seguendo Klee che aveva il passo più svelto e sicuro del solito, non mi aveva detto nulla da quando ero scesa dalla macchina e capii che sarebbe rimasta solo per pochi minuti e poi se ne sarebbe andata.

Mi guardai intorno e con mi grande dispiacere non era cambiato nulla ma mi convinsi che era meglio sorridere perché di certo Winter mi stava guardando da qualche parte.

In lontananza vidi una testolina bionda e che mi correva incontro: Tommy, iniziai a corrergli incontro anche io e appena ci incontrammo lo presi in braccio e lo sbaciucchiai

-Il mio piccolino-dissi, lui non si arrabbiò e mi abbracciò forte

-Sorellona mi sei mancata tanto!- poi lo misi giù e mi dette la mano e arrivammo insieme al portone dove mi stavano aspettando Meggy e Peter con un sorriso, io ricambiai il sorriso e ne sembrarono sconvolti tanto che Meggy iniziò a piangere.

Io mollai la mano di Tommy e la abbracciai.

Era ormai ora di cena e io avevo deciso di fare come dessert le frittelle che facevo sempre al "fruits bar".

Ne parvero tutti felici, e purtroppo durante la cena dovetti parlare.

-Ti sei divertita?- mi chiese Meggy e io annuii

-Spero che il fatto che tu abbia ricominciato a sorridere non sia merito di un ragazzo- chiese preoccupato Peter, io feci segno di no e poi dissi

-No! Il merito è di cinque ragazzi e non di uno e poi anche di una ragazza- per poco non si strozzava e mi fu inevitabile ridere e anche Tommy rideva come un matto

-Stai scherzando?-chiese Peter

-No, hanno anche detto che mi verranno a trovare-dissi

-Con piacere, voglio conoscere queste persone perché mi hanno fatto un grandissimo regalo- disse Meggy tirando un calcio a Peter da sotto il tavolo e io le sorrisi.

-Ma questo è quello che preparavi ogni giorno?-chiese Meggy

-Sì e ne erano molto soddisfatti-annunciai.

Poi finimmo di cenare e io andai subito nella mia stanza perché ero troppo stanca, tempo che  mi misi il pigiama e mi infilai nel letto, bussò qualcuno.

Lo feci entrare ed entrarono tutti i bambini con a capo Angel una ragazzina dai capelli castano chiaro e dagli occhi verdi io sorrisi andando davanti a loro

-Ditemi- notai che nel frattempo Tommy si era staccato dal gruppo e stava andando a sdraiarsi nel mio letto.

-Gwen- iniziò

-Riusciremo a comprare una televisione?- mi chiese, io la presi in braccio e poi parlai a tutti

-Non ne sono ancora sicura, ma credo di sì...domani prometto che andrò a comprarla con Peter ok?- tutti mi sorrisero e annuirono poi misi giù Angel e tutti uscirono tranne lei.

Non parlava ma guardava per terra io chiesi gentilmente con lo sguardo a Tommy di uscire e lui mi fece segno che sarebbe venuto dopo. Io guardai ancora la bambina che aveva un'aria molto triste.

-Posso farti le treccine?- chiesi puntando il letto, lei annuì lentamente poi si sedette sul letto.

-Gwen...io ho paura-incominciò

-Di cosa?-chiesi mentre dividevo i capelli, lei ci mise un po' a rispondere poi disse

-Ho paura di non venire adottata- iniziò a piangere e mi si spezzò il cuore, la girai verso di me e la guardai negli occhi fisso perché lei rappresentava il riflesso di me da piccola.

Quella paura che procurava sofferenza che ti faceva piangere che ti faceva credere di essere un maledizione sul mondo.

L'accarezzai e lei mi guardò.

Guardai le sue grandi lacrime che le bagnavano il viso poi ritornai a guardare i suoi occhi che erano cambiati: erano duri e inespressivi io mi sentii impotente. Lei mi tolse la mano dal suo viso e mi disse

-Non guardarmi così... io non ho bisogno di nessuno!-ero io, ero io, ero io. Continuavo a ripetere nella mai testa mentre io ero terrorizzata.

-No!-dissi e lei mi guardò fissa

-Non è vero...tu hai noi e avrai sempre bisogno di noi- lei iniziò a guardarmi male

-Ma non è brutto ...- continuai e lei mi guardo incuriosita

-Perché ti rendi conto che c'è sempre qualcuno per te e che farebbe di tutto per vedere un tuo sorriso, anche fare i buffoni- lei continuava a fissare con dolcezza

-Le persone sono speciali- lei mi abbracciò piangendo e io ricambiai il suo abbraccio poi la staccai da me e la guardai negli occhi.

-So che tu soffri...ti insegno una magia- la presi in braccio e la portai davanti alla finestra aperta, poi presi una sua lacrima e la tenni sul dito mostrandogliela

-Questo è il tuo dolore- dissi, lei mi guardava confusa

-Devi permettere che le persone ti aiutino a mandarlo via- gli misi il dito davanti alla bocca e lei soffiò.

La lacrima venne trasportata dal vento e lei rimase a fissarla

-Devo liberarmi del mio dolore-annunciò

-Fallo tutte le volte che piangi e lascia che il vento ti liberi dal dolore-conclusi, lei mi schioccò un bacio sulla guancia e poi scese dal mio abbraccio  e si diresse verso la porta.

Prima di uscire mi sorrise con dolcezza e permise al mio cuore di rincominciare a battere.

La ragazza che non conosceva il suo segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora