11 | S o l o

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Presentarsi ai genitori di Katy in un'elegante camicia bianca, skinny jeans blu e vans dello stesso colore, era forse stato troppo esagerato?

Beh, Luke non lo avrebbe mai capito. Non questo almeno.

Perché sì, dopo tutte quelle odiose ed infinite battutine di schermo da parte di Calum nei confronti del suo look, lo sguardo sospettoso di Mr. Collins e il meraviglioso ed incoraggiante sorriso rivoltogli da Kendra, mamma di Kathleen, per il fatto che a prima vista le fosse apparso come un ragazzo "per bene", c'era un'unica cosa che il signorino Hemmings sapeva.

Aveva fatto colpo. E che colpo.

Perché diciamocelo, tutto quello shampoo al miele che aveva utilizzato per lavarsi i capelli, le scarpe nuove prese apposta per l'occasione e la tonnellata di lacca usata per reggere il ciuffo biondo, alla fine avevano servito a qualcosa.

Ora era ufficialmente il primo (e a speranza sua, unico) babysitter di Kathleen.
E non poteva che essere l'immortale più felice del mondo.

«Mi stai dicendo che loro ti hanno preso anche conciato in questo modo? Seriamente? Li immaginavo più intelligenti! E sicuramente più esperti di moda!» esclamò il moro, gesticolando animatamente.

Perché, a parer suo, indossare camicie completamente e oscenamente bianche era davvero insensato e stupido, dato che, al mondo, esistevano meravigliose t-shirt e canotte scure, con loghi diversi e strappi qua e là.

Luke alzò semplicemente le spalle e si sedette sul divano nero, con un sorriso ebete stampato in faccia.

«Ma guardalo, è andato...» sussurrò irritato Calum, prima di alzare teatralmente gli occhi al cielo e ritirarsi nella sua stanza.

Se fosse stato per lui, tutte le cose tremendamente dolci e portatrici di diabete sarebbero state già belle che abolite.

Ma ovviamente, per volere del noioso e crudele destino, doveva esistere un esserino ad eccezione di tutto questo... Una piccola bestiolina capace di rammollirlo a tal punto da fargli desiderare di poterla prendere, stringere a sé e coccolare come non mai.

Perché dai, come si può a resistere a due occhi color zaffiro e a rosee guance paffute?

+

Non si può, ecco cosa. Semplicemente non si può.

Calum imprecava mentalmente contro le proprie gambe, fasciate da skinny neri, che percorrevano da sole - possedute da chissà quale presenza demoniaca - la strada verso la villa.

E malediceva sopratutto se stesso, o meglio il suo subconscio, per essersi fatto abbindolare ed addolcire da quella piccola e paffuta bambina appiccicosa.

Dopo l'ennesimo sbuffo, accompagnato da una scrollata del capo, scavalcò il cancello e salì sull'albero più vicino. Con un agile salto, poi, atterrò sul balcone.

Sbirciò ansioso all'interno della cameretta, e come un fulmine vi entrò, togliendosi quello che rimaneva delle sue scarpe sfasciate.

Si sedette agilmente sulla sedia vicino al lettino e rimase in attesa, fissando il piccolo angelo che riposava beatamente, il viso imbronciato e i pugnetti chiusi. Non seppe nemmeno quanto tempo rimase lì, seduto a fissarla. Forse un'ora, forse due, o - forse - anche di più. 

Sapeva solo che qualcosa, precisamente al centro del suo petto, gli impediva di muoversi, di andarsene, obbligandolo a restare lì, immobile. Pareva quasi che quello stesso qualcosa volesse dirgli "Senti come la serenità scorre tranquilla dentro di te? La senti? E' questo il tuo posto, perché mai vorresti andartene?".

Dreamcatcher ✝ luke au (sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora