VII. Acque pericolose

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Lo sciabordare del mare sotto di lei era come una canzone antica, fatta di note che tutti avevano dimenticato tranne le onde.
Audrey si stava stringendo nella sua camicia, ma il vento la colpiva come colpi di frusta, penetrando sotto il sottile tessuto.
Non aveva fatto in tempo a prendere il mantello.
Nella sua mente vedeva ancora gli occhi verdi di Ethan, così sconosciuti, così lontani dalla persona che aveva imparato a conoscere.
Chi era diventato in quei minuti?
Per un istante, Audrey aveva avuto davvero paura.
Quando aveva perso il controllo del proprio corpo, quando aveva perso il controllo del proprio agire, aveva temuto sarebbe caduta in un abisso da cui non sarebbe più riuscita ad uscire.
E se Ethan fosse caduto con lei, cosa sarebbe successo?
Ripensò al modo in cui l'aveva toccata, l'aveva intrappolata tra le sue braccia che erano parse una morsa d'acciaio, l'aveva baciata come se non volesse farla scappare.
Se Audrey non fosse riuscita a interrompere l'azione della sua magia su di lei, Ethan non si sarebbe fermato.
Allora forse era già caduto nell'abisso.
Il rumore delle onde sotto di lei la riportò alla realtà, sul molo al porto di Kellenmark.
C'erano delle barche attraccate, ma senza remi — i marinai li portavano con sè a casa ogni sera e li riportavano al porto ogni mattina, per evitare che le barche in legno venissero rubate e usate.
Ma era una barca ciò che serviva ad Audrey, anche se non aveva remi con cui condurla.
Doveva raggiungere l'isola di Beylis, dove avrebbe dovuto cercare Andrew.
Gli avrebbe detto che avevano aperto il libro e che sapevano dove si trovassero arco e frecce.
Era la cosa giusta da fare, la cosa migliore per lei.
Doveva soddisfare la sua parte di accordo con il Re Mascherato.
E Ethan... Ethan aveva promesso che non avrebbe mai usato la sua magia su di lei.
Eppure lo aveva fatto.
Audrey non sapeva se fosse stato fatto intenzionalmente o se la foga del momento avesse abbassato il suo controllo razionale sulla magia, facendo accendere i suoi poteri d'istinto.
Rimaneva il fatto che lei gli aveva chiesto di fermarsi e lui non l'aveva fatto.
Audrey si guardò intorno, alla ricerca di un modo per usare la barca.
Tagliare le corde che la legavano al pilone di legno sarebbe stato un gioco da ragazzi con l'unico pugnale che aveva ancora addosso, ma il problema sarebbe stato navigare senza remi.
A meno che... un'idea iniziò a formarsi nella sua mente.
Quante persone erano affogate nel braccio di mare che separava Klessyr da Beylis?
Audrey fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi.
Si concentrò, il vento nelle orecchie e il battito del suo cuore gli unici suoni presenti.
Nella sua mente comparve il guizzo argenteo.
Audrey aprì gli occhi e vide che la corda traslucida si era creata intorno alla sua vita e tante altre corde partivano da essa, tuffandosi nel mare davanti a lei.
"Aiutatemi" disse.
Ma il mare rimase in silenzio.
La corda legata alla sua vita esisteva e allo stesso tempo non lo faceva, pesava e allo stesso tempo non lo faceva.
Ma vedeva chiaramente che i filamenti aggiuntivi che si tuffavano nel mare, sparendo oltre le onde, stavano scomparendo.
Come poteva fare?
Istintivamente, allungò le mani davanti a sè e, esistando un solo istante, toccò la corda.
Era solida e allo stesso tempo non lo era.
Audrey la strinse tra le mani e poi tirò.
Fu come se anche il mare fosse diventato un fantasma, alzandosi in alte onde che però non esistevano per davvero.
Erano un'illusione, il ricordo di onde passate nel buio della notte che si innalzavano e lasciavano alla vista i loro detriti, tutto ciò di cui si erano impropriamente appropriate.
Da esse uscirono dei fantasmi.
Audrey vide le corde che la legavano a loro brillare fiocamente mentre uomini, donne e bambini camminavano sull'acqua, gli occhi luccicanti fissi su di lei.
Deglutì, stringendo le mani a pugno perchè non tremassero.
Andava tutto bene, lei aveva il controllo.
I fantasmi rispondevano a lei.
Audrey scivolò sulla barca, tagliando la corda che la legava al pilone.
"Portatemi nel regno di Beylis" ordinò.
Silenziosamente, senza peso e senza voce, i fantasmi obbedirono: si disposero ai lati della barca e camminarono, trainando la barca sulle onde calme.
Audrey era ipnotizzata dalla loro vista, continuando a guardarsi intorno.
I loro corpi erano trasparenti, come se fossero costituiti da un'eterna foschia inscindibile da loro, ineluttabile dal loro destino.
Solo i loro occhi avevano una luce propria, come un faro nella notte.
Perchè erano rimasti sulla terra?
Erano bloccati?
Forse Audrey non possedeva quel dono per caso, forse il suo compito era aiutare quelle anime perdute a ritrovare la strada verso un posto migliore, verso l'oltre.
Se solo lei fosse stata un eroe.
Si voltò indietro e vide che la costa di Kellenmark era lontana, anche se non doveva essere sulla barca da molto.
I fantasmi sembravano prescindere le leggi del tempo, camminando incredibilmente veloce eppure non mostrandolo.
Davanti a lei, Audrey vedeva le luci di Beylis.
Era un regno minuscolo in confronto a Klessyr, costituito da una sola isola con una sola città che era sia la capitale che il regno.
All'improvviso Audrey realizzò che si stava dirigendo verso il regno nemico del suo senza alcun piano, se non trovare Andrew.
Ma dove l'avrebbe trovato esattamente?
Non avrebbe di certo potuto bussare al portone principale del castello, chiedendo un colloquio con l'inviato del Re Mascherato.
Eppure che altre opzioni aveva?
Andare in una locanda e chiedere di Andrew?
Si rese conto che non lo conosceva affatto e come avrebbe potuto farlo?
In fin dei conti Andrew era un tramite tra lei e il Re Mascherato, tra lei e la sua libertà.
Audrey chinò lo sguardo verso la bussola che le pendeva al collo e vide che puntava a nord e quel nord era nella direzione opposta rispetto alla sua.
La lasciò ricadere sul petto.
Il castello avrebbe avuto un'entrata secondaria, tutti i castelli ce l'avevano.
Si trattava solo di trovarla e riuscire ad intrufolarcisi dentro.
Dopo qualche minuto, i fantasmi cessarono di camminare e Audrey si rese conto di essere arrivata sulla spiaggia, la barca che infrangeva la sabbia con lo scafo.
Sgusciò fuori dalla barca e si voltò verso i fantasmi che parevano in attesa, come in attesa di altri ordini.
"Grazie" disse Audrey, un po' a disagio "potete andare ora"
Silenziosamente com'erano comparsi, i fantasmi tornarono alle profondità del mare.
Audrey si voltò verso le guglie del castello che vedeva in lontananza, oltre gli alti pini.
"Non voltarti mai indietro" disse al buio.
Nessuno le rispose.

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