II. L'ago della bussola

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Per un istante Audrey pensò che quella giornata non fosse mai iniziata.
Pensò che da un momento all'altro si sarebbe svegliata nel piccolo letto alla Luna Rossa, le coperte aggrovigliate intorno al corpo, si sarebbe alzata e sarebbe andata alla casa di piacere.
Non c'era stato alcun colpo al castello, non era mai andata al cimitero da sua madre e Hayley non l'aveva mai raggiunta.
Doveva essere così.
Non c'erano altre spiegazioni.
Come avrebbe potuto spiegare altrimenti il fatto che Hayley si fosse alzata, il sangue che le impregnava la parte anteriore della camicia, il sangue che rimaneva per terra in una chiazza scarlatta dove prima si era accasciata?
Eppure lei era in piedi e aveva estratto il pugnale che aveva legato alla cintura.
Le guardie si voltarono di scatto, i volti pallidi come se avessero visto un fantasma.
Ma non era forse così?
"Hayley?" bisbigliò Audrey, prima di riuscire a fermarsi.
Hayley incontrò il suo sguardo e i suoi occhi azzurri non erano più di quel colore.
Erano bianchi, come se un velo di nebbia fosse calato su di loro.
No, pensò Audrey, un velo di morte.
Hayley era morta, lei l'aveva vista morire, ma ora era lì, in piedi.
Tu le hai chiesto di alzarsi e lei lo ha fatto, le disse una voce nella sua testa, le hai chiesto di tornare e lei è tornata.
E ora le stava dando una possibilità di scappare.
Non aveva tempo di pensare a come tutto quello fosse possibile, non quando aveva l'occasione di sfuggire da quella situazione.
Scattò verso la finestra che aprì con un tonfo, le mani che veloci legavano la corda intorno alla maniglia.
Il cuore di Audrey le batteva nel petto all'impazzata mentre formava il nodo, mentre le guardie gridavano combattendo contro Hayley, mentre si accorgevano che l'altra ragazza stava scappando.
Audrey azzardò uno sguardo oltre la finestra a cui ora era aggrappata e deglutì, vedendo i metri che la separavano dai giardini.
Non aveva idea di quanti fossero precisamente, ma erano abbastaza perchè chiunque fosse caduto da una tale altezza non sarebbe stato in grado di raccontare la storia.
"Non fatela scappare!" grdiò una guardia, lanciandosi verso di lei.
Audrey smise di pensare e si diede la spinta, le mani strette intorno alla corda mentre cadeva e cadeva.
Il vento le graffiava il viso, ma una forza più forte di lei le impediva di chiudere gli occhi.
Le sembrava di aver perso la percezione del tempo, non sapeva più distinguere i secondi, e all'improvviso le sue mani scivolarono via dalla presa sulla corda.
Resistette quanto più possibile ma sentiva le sue dita perdere la presa, oscillare sempre più giù finchè non stava stringendo più nulla.
Gridò ma il suo grido fu soffocato da qualcosa contro cui era caduta.
Qualsiasi cosa fosse emise un verso strozzato e Audrey si ritrovò a rotolare avvinghiata ad esso per qualche metro.
Per un istante fu tutto buio.
E poi il mondo smise di barcollare e girare in tondo, ritornando sul proprio asse.
Audrey aprì gli occhi, il respiro affannato, e vide se stessa riflessa in un paio di occhi verde scuro con il favore della notte.
All'improvviso realizzò di essere intrappolata tra le braccia di un ragazzo che svettava su di lei e si disse che lui doveva essere stato in piedi quando lei lo aveva travolto cadendo dalla corda e finendo su quel piccolo balcone.
Audrey guardò il suo viso: dalle linee eleganti della mascella passando per gli occhi verdi fino ai capelli biondi che si arriciavano intorno al suo viso.
Con grande forza di volontà trattenne un'imprecazione.
Proprio il principe doveva incontrare nella sua via di fuga?
Audrey doveva agire e doveva farlo in fretta, sfruttando l'effetto sorpresa che ancora possedeva.
"Chi sei tu?" domandò lui.
Il principe mosse la mano per togliere la maschera ad Audrey, ma lei scattò per bloccarlo, la sua mano che afferrarava il suo polso.
Fu allora che accadde.
Audrey si ritirò di scatto nel preciso momento in cui le loro pelli si toccarono, nel momento in cui una scossa l'attraversò.
Doveva essere successo lo stesso al principe perchè anche lui scattò indietro.
Per un istante si limitarono a guadarsi, accovacciati per terra ad un metro di distanza, gli sguardi incatenati.
E poi una piccola luce brillò nello spazio che li separava, all'inizio fioca come una scintilla e poi più intensa e brillante.
Che diavolo stava succedendo?
"Non è possibile" mormorò il principe, gli occhi verdi spalancati "Dei, come–"
Audrey aveva smesso di credere negli dei tempo prima, perciò non aveva alcun interesse a sentire come lui avrebbe terminato la frase.
Scattò in piedi, valutando nella frazione di un secondo di essere abbastanza vicina ai giardini da poter saltare giù dal balcone senza farsi troppo male.
Corse verso la balaustra, ma il principe la bloccò afferrandola per un braccio.
"Dimmi chi sei" disse e c'era urgenza nel tono della sua voce "devi dirmi chi sei"
"Spiacente, ma devo dirvi di no, Principe" rispose lei "e ora lasciatemi andare prima che vi faccia del male"
Lui serrò la mascella.
"Potrei chiamare le guardie e accorrerebbero in un istante" disse.
Audrey fece un sorriso affilato.
"Le guardie sono già sulle mie tracce" rispose "ma prendermi sarà un gran bel lavoro"
"Dimmi chi sei e ti lascerò andare" continuò il principe "ti prego, dimmi chi sei"
Perchè insisteva?
Cosa poteva importare al principe Ethan Layfour, erede al torno di Klessyr, del nome di una ladra?
"La risposta è sempre la stessa" disse Audrey.
All'improvviso si udì una guardia abbaiare un ordine e lei capì che il tempo stava scorrendo troppo velocemente.
Doveva andarsene da lì.
Ma il principe fu scaltro ad approfittare della sua momentanea distrazione, perchè usò la mano libera per sfilarle la maschera dal viso.
Maledizione, pensò.
"Contento ora?" fece Audrey.
E poi si sporse in avanti, tirandogli una testata.
Il principe mollò la presa e Audrey non aspettò un secondo di più per gettarsi oltre la balaustra, le parole del principe che le chiedevano di dirgli chi fosse che le riecheggiavano nella mente.

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