Ultimi giorni 17

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Fissavo in lontananza la mia casa nel bosco, illuminata da un estraneo che si era impossessato della mia proprietà. Rimanevo nascosto dietro gli alberi, aspettando che la luce si spegnesse. Solo allora mi sarei avvicinato, per non suscitare reazione violente. E poi? Lo avrei ucciso nel sonno? Non lo sapevo, avrei improvvisato. Ma il Libro dei Mondi era stato chiaro: dovevo tornare a casa, la vera casa, il mio rifugio isolato. Ormai mi sentivo disposto a tutto, consideravo la morte come inevitabile, e l'unica cosa in cui speravo era di non cadere vittima degli abissi degli dei, diventare un loro balocco per l'eternità. Nel silenzio rotto solo da qualche animale lontano e dal vento che muoveva dolcemente le foglie, scese la notte tra quelle mura e dovetti combattere con la stanchezza che mi aggrediva con decisione.

Incurvato, senza un motivo per tenere quella postura, mi avvicinai lentamente, con estrema attenzione, aspettando che l'ospite si addormentasse. Non potevo usare una torcia, così, illuminato solo dalle poche stelle visibili, mi avvicinai controllando ogni mio passo. Intanto pregavo il mio dio: di non farmi scoprire, di farmi comprendere cosa avrei dovuto fare, di darmi la forza di compiere ogni azione richiesta. Concentrato, ripetendo le preghiere, procedevo verso quell'edificio che mi aveva protetto così a lungo e che qualcuno ora lo stava di sicuro rovinando.

Erano passate alcune ore da quando aveva spento la luce, decisi, quindi, di dare il via al mio ipotetico piano e mi avvicinai, ormai il sonno aveva vinto, ne era certo. Raggiunsi la porta e provai la maniglia: aprii la porta, non era chiusa a chiave. Quell'uomo non conosceva la prudenza. Conoscevo a memoria ogni angolo della casa, ma non potevo fidarmi dei ricordi, il nuovo proprietario magari aveva cambiato qualcosa all'interno. Chiusi la porta con delicatezza, il mio obiettivo era non produrre alcun rumore per non svegliare il mio nemico. Dopo il primo passo sulle punte, una figura seduta al tavolo accese una candela servendosi di un fiammifero.

«Ce ne hai messo di tempo», mi disse con stanchezza. Era una donna.

«Mi aspettavi?».

«Siediti pure».

Mi accomodai su una sedia davanti a lei. Sarei riuscito a ucciderla con freddezza? Ero il tipo di persona in grado di farlo?

«Questa casa è mia», affermai incrociando le braccia. Volevo prendere tempo per pensare alla prossima mossa. Con quella luce così fioca la vedevo a malapena, ma sembrava perfettamente sana di mente.

«Lo so, sapevo che prima o poi saresti venuto. Ti ho anche visto fuori che ti nascondevi. Ho pensato di chiamarti, ma temevo che ti saresti spaventato, causando la tua fuga».

«Come sapevi del mio arrivo?».

«Sono qui da un paio di settimane, sei la prima persona con cui parlo. Ti ho visto in sogno, sono stato avvisato di tutto. Cosa intendi fare ora?».

«Il Libro dei Mondi mi ha suggerito di tornare qui. Sai di cosa parlo?».

«Forse. E poi? Ora sei qui, cosa farai?».

«Non lo so. Credo che lo consulterò nuovamente. Dovrei raggiungere gli dei dormienti e svegliarli, ma il viaggio è impossibile. Dovrei spostare la mia coscienza ma è tutto così complicato, non ho idee al momento», conclusi con tanti dubbi.

«Cosa hai chiesto al libro? Come procedere?».

«Sì, ho pensato a tutto ciò che mi è stato rivelato, alla mia missione. Ma il libro è stato molto essenziale, mi ha raccomandato solo di tornare qui, a casa. A fare cosa non saprei, ma evidentemente qui c'è un indizio per portare avanti il mio compito, devo solo trovarlo».

«Vedi, esistono forze e segreti complessi, che non tutti conoscono. Di certo, un prete di un paesino sperduto non può sapere ogni elemento. Solo chi ha letto il Libro dei Mondi in ogni sua parola potrebbe avere la verità, ma non conosco una sola persona che sia andata più in là di poche pagine. Almeno in tempi moderni, prima non saprei proprio. Eppure, prima del prossimo passo, devi prendere coscienza del fatto che se riuscirai veramente a svegliare i tre dei, sarai solo, in un posto sconosciuto, in balia di esseri che vedranno sfumare i loro obiettivi a causa tua. Non pensi che vorranno vendicarsi? Non pensi che diventerai vittima del loro abisso? Potresti passare l'eternità a rimpiangere la tua scelta. Devi essere convinto delle azioni che intraprendi».

«Ormai ho deciso di seguire i segni e i suggerimenti. Non ho quasi più volontà propria, sono uno strumento nelle mani di chissà chi. Andrò avanti, senza riflettere sulle conseguenze, altrimenti impazzirei all'istante e il mondo sarebbe condannato», risposi convinto, con la stanchezza che stava per avere la meglio sulla lucidità.

«Molto bene, allora riposati e domattina vedremo come procedere».

Spense la candela e andò a letto, nel mio letto, a dormire. Io mi misi comodo sulla poltrona e mi addormentai all'istante. Per fortuna non sognai nulla, finché i raggi di un sole caldo non spuntarono, illuminando il rifugio e tutto il bosco, riportando alla vita ogni pianta e ogni animale. Lei apparve e ora ero in grado di osservarla bene. Una ragazza minuta che affrontava, come me, eventi troppo grandi per chiunque. Eppure, la sua espressione era decisa e fiera, avrebbero dovuto scegliere lei al posto mio, magari non sarebbe stata a rischio di crollare ogni secondo. Mi preparò il caffè senza chiedermelo e mi allungò anche una ciotola di biscotti. Ne mangiai solo uno, poi mi gustai il caffè. Mi sentivo di nuovo lucido e pronto a ricominciare la mia missione. Presi lo zaino e lo poggiai sul tavolo, poi estrassi quello che era contemporaneamente La notte silenziosa esplode e Il Libro dei Mondi.

«Lascia stare, non ti serve», disse lei fissandomi.

«Che intendi dire? Non so cosa fare, sono bloccato».

«Quando uscirai da qui, devi dirigerti nel bosco verso est. Scoprirai la direzione giusta anche senza bussola, basta seguire il palazzo che vedrai in lontananza. Lo scorgerai bene, è gigantesco, non puoi sbagliarti», concluse e si voltò a pulire le tazzine.

«Il palazzo in cui dimorano gli dei? Ma è sempre stato qui, nel bosco? O sono arrivati ora?».

«È sempre stato qui, ma nel loro mondo non nel nostro. Sei tu che li hai raggiunti tramite il rifugio, era questo il senso della frase del libro. Sappi che appena uscirai non dovrai voltarti e sarai solo. Io e la casa spariremo, torneremo indietro».

«Come ho fatto a viaggiare? Chi sei tu?» chiesi mentre mi sentivo svenire.

«Non ha importanza. Prosegui, solo se sei consapevole delle conseguenze, solo se sei veramente disposto ad accettarle. Non temere, puoi respirare come se fossi sul tuo pianeta. Se riuscirai nella tua impresa o se fallirai, rimarrai comunque qui. Io andrò via», rispose lei.

Ci misi un po' a riprendermi, poi raccolsi la mia roba e mi diressi alla porta, senza dire nulla, senza salutare. Non avrei più rivisto niente e nessuno e mi andava bene. Ero giunto alla fine del mio lungo percorso, così pericoloso e complesso. Sempre vicino a mollare o a essere fermato con violenza, ero riuscito a superare ogni difficoltà, con la sola forza di volontà, con la voglia di dare un senso a quegli eventi che avevano rivoluzionato l'esistenza. Ora, avevo la possibilità di far ripartire l'orologio del tempo, restituendo la vita ai pochi sopravvissuti alla follia. Mi chiesi se io stesso, alla vista di quegli esseri, avrei retto o se, piuttosto, la pazzia mi avrebbe colpito, annullando le mie azioni. Su questo riflettevo mentre lasciavo quel rifugio per l'ultima volta, mentre, teso e angosciato, camminavo su quella terra situata chissà dove nell'universo. Lontano anni luce da una vita che a malapena ricordavo, con solo alcuni oggetti a ricordarmi da dove venissi, mi avviai verso il bosco, diretto incontro al mio destino.

Ultimi giorniWhere stories live. Discover now