Ultimi giorni 15

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Un viaggio lento e faticoso. Poco cibo, poca acqua, pochi strumenti. Di notte ho dormito poggiato a un albero, che mi dava sicurezza. Non so quanti giorni ho impiegato per avvicinarmi alla mia città, ormai ho perso completamente il senso dello scorrere del tempo: potremmo essere nel 2020 prima o dopo Cristo. Sarebbe identico. Mi sentivo invecchiato di decenni. Arrancavo nel bosco, nel silenzio della natura, spaventato. Non ho incontrato mai nessuno e questo ha compromesso la mia stabilità emotiva e psichica. Mi sono ritrovato a parlare spesso solo, per non dimenticare il suono della mia voce, per non perdere la testa. Esclusivamente i rumori del vento e di pochi uccellini componevano la colonna sonora del mio viaggio. Ora, avevo molto più timore del silenzio, quando prima era il mio compagno, che del rumore umano. Non so perché, nonostante il pericolo di uomini armati che mi inseguono nel delirio. Forse, temevo la visita di oscure divinità pronte a cibarsi della mia anima, liete di sacrificarmi in ogni modo possibile.

Ne approfittai per riflettere su tutto ciò che era successo, da quando avevo notato i primi segni nel cielo fino al lungo discorso del prete. Ci ripensai ogni giorno, ma più mi focalizzavo su un aspetto o un altro, più mi appariva tutto completamente assurdo e confuso. La pazzia, all'inizio lentamente ma poi in maniera spedita, stava contagiando tutti, nel fisico e nella mente, quindi quei discorsi si potevano realmente considerare affidabili? Era giusto seguire le parole di un prete a un passo dalla fine, visti i suoi occhi? Eppure, anche se mi sembrava così distante e incomprensibile, gli eventi si collegavano. Non era stato uno sconosciuto a mandarmi da lui? Non avevano pronunciato lo stesso nome? Potevo sottovalutare quel segno? Forse, una forza contraria, si stava facendo strada nelle teste corrotte dai demoni, provando a contrastarli, sfruttando barlumi di consapevolezza. Però, la presenza dei tre dei lontani, evidentemente si faceva sempre più marcata, sempre più incisiva. E il lento fluire verso un mondo nel caos, in cui pochi si rendevano conto degli eventi, aveva accelerato in una danza infernale di mostri e morte. E io, in tutto questo, viaggiatore solitario, prosciugato da pensieri e ansia, verso un baratro ormai certo. A volte, quando la stanchezza prendeva il sopravvento, e ogni passo mi sembrava uno sforzo al di là dell'umano, mi pervadeva il desiderio di uscire da quel bosco maledetto e fissare il cielo. Rimanere così, controllare a che punto fosse l'eterno viaggio della loro coscienza, quanto chiaramente ora fossero visibili in tutto il mondo. Lasciarmi consumare, come una candela, dai loro occhi abissali. Spegnermi piano piano fino a morire, terminare i miei giorni nell'oltretomba di Ifid, burattino dedito al loro piacere personale.

Dio, quanto era difficile fermare il flusso di pensieri, la baraonda di immagini devastanti che mi paralizzavano. Era tutto troppo da sopportare per un uomo solo, debole e spaventato. Feci un giro diverso nel bosco, più largo, per evitare di rivedere il mio rifugio, non mi sentivo pronto, mi sembrava così presto. Allungai il tragitto, ma non sapevo quanta fretta avessi. Non sapevo neanche se stessi perdendo tempo, ritornando, dopo un periodo lungo ma indefinito, alla mia abitazione, una piccola casetta poco fuori dal centro. Non era di certo un paesino, ma una vera e propria città, anche se non si poteva definire una metropoli. Sarebbe stato sicuro? La mia unica curiosità era quella di aprire quel libro e leggerlo, ormai la sanità mentale dipendeva da quelle righe, dall'esistenza o meno del tomo e del suo contenuto. Facevo fatica ad andare avanti e mi poggiai a un albero, ero allo stremo delle forze. Non mancava molto. Un ultimo sforzo, mi ripetevo, poi potrai riposare su un letto comodo e morbido dopo chissà quanto tempo. Un anno? Dieci? Sei mesi? Lasciai l'albero e ripresi il cammino, un passo alla volta verso la mia meta. Mi sarei barricato lì dentro per un decennio, senza neanche alzarmi dal materasso. Addio a tutti gli dei, ai preti, alle missioni al limite del possibile. Continuai il mio elenco dei saluti mentre iniziavo a scorgere la fine del bosco.

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