XXXVIII

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Io mi ricorderò di te
tra le luci di Roma
ogni abbraccio per strada
mi riporterà da te.

Ombra dinanzi alla porta dalla quale era uscito senza guardarsi indietro, timido nell'allungare la mano verso il campanello.
La mancata risposta nonostante le luci accese lo colse di sorpresa, l'aveva riconosciuto. Lo avrebbe riconosciuto sempre.
«Mati', so io te prego» recuperò la voce.
«Mati', so Joseph» e che pazzo doveva sembrare al vicinato mentre la voce ritrovando il volume si intingeva di disperazione.
«Vattene a casa Jo» la porta d'ingresso si spalancò mostrando l'esile figura della più piccola.
Ce ne aveva messo di coraggio per aprire quella dannata porta e le mani avevano bruciato contro il ferro del pomello, timorose di cedere a quella figura.
«Non ti avvicinare» lo bloccò quando tentò di avanzare verso di lei.
Era fredda, lucida nella sua rabbia ed assolutamente risoluta nel volerlo allontanare.
«Possiamo parlare?» ci riprovò.
«Forse non è chiaro-» strizzò leggermente gli occhi  nel percepire dei crampi al basso ventre.
«-te ne devi andare» concluse la cacciata di Lucifero dal paradiso.

«Ho fatto una cazzata, lo so però voglio rimediare» faticò a comprendere l'inutilità di quelle parole.
«Non ti voglio vedere, non ti voglio parlare, non ti voglio in casa mia» scosse la testa portandosi una mano al ventre, quasi a proteggere quella creatura da quella figura volatile.
«C'ho avuto paura» bloccò la porta con un piede al suo tentativo di chiuderlo via da lei.
«E tu pensi che io non ne abbia avuta?» si sbilanciò leggermente alla percezione dell'ennesimo crampo.
«Non ho scuse Mati', voglio solo starti accanto» non fece in tempo a finire la frase che la vide accasciarsi contro la porta d'ingresso.
«Che sta a succede'?» si allarmò chinandosi verso di lei.
«Mi fa male» non riuscì più a mascherare il dolore al ventre che le anneriva i pensieri.
«Dove ti fa male?» si sentì un incapace quando lei indicò il ventre.
«Chiama Jacopo» disse lei fra i denti, facendo nascere una smorfia di dispiacere sul viso di lui.
Non ce l'aveva fatta, anche questa volta qualcun altro lo aveva superato.
«Va bene» compose il numero del fratello mentre tremante l'accompagnava in camera.
«Lasciati aiutare però» la pregò vedendola esitare al suo tocco e non ricevendo risposta alcuna.

[...]

«Ja, devi' veni' a casa de Matilde» disse diretto al fratello che lo ascoltava dall'altro capo del cellulare.
«Che è successo?» si allarmò lui.
«Sta male» le gettò un'occhiata preoccupata, poi chiuse gli occhi per indorare la pillola.
«M'ha chiesto de te» e Matilde a quelle parole distolse lo sguardo anni luce lontano da lui, chiedendosi come fossero arrivati a quel punto.

Lei non era stata abbastanza per trattenerlo, lui adesso non era abbastanza per meritare di restare.

[...]
«Mati'» Jacopo corse in casa avvicinandosi alla più piccola.
«Mi fa malissimo Ja, c'ho paura» pianse non riuscendo a staccare i palmi dal suo stesso ventre.
«La dottoressa te lo aveva detto di stare a riposo» sussurrò mentre Joseph si sentiva macchia fastidiosa di un quadro dipinto alla perfezione senza di lui.
«Andrà tutto bene» Joseph si oppose all'esigenza di correre via dalla vista delle braccia del fratello avvolte attorno al corpo di quella che era e sempre sarebbe stata la sua Matilde. Senza alcuna matrice di possessione si avvertiva ineccepibilmente legato a lei, come se la vita dipendesse dalla stessa essenza della giovane.
«Ti preparo una tisana» il maggiore liberò il fratello dalla sua presenza, lasciando che un religioso silenzio cadesse sulla camera.

Joseph si avvicinò a passi insicuri alla sua figura, timoroso di creare ulteriore disordine.
Prese poi il posto del fratello sedendo all'angolo del letto.
Le lenzuola stridevano contro le sue gambe, la felpa si faceva sempre più stretta attorno al collo arrossato dall'ansia, mentre il pomo d'adamo galoppava lungo la gola.
Deglutiva in silenzio, la bocca secca e le labbra screpolate mentre lei lo guardava sofferente.
«Vuoi che vada via?» si fece coraggio a chiedere.
Lei scosse la testa, incosciente tra il dolore e l'emozione.
Portò una mano sul ventre arrotondato, poi pianse con lei.

Congiurati alla lacrima, ne sarebbero usciti frammentati o ricuciti.

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