XIV

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«Ciao Jo» aveva risposto risvegliando la voce da quell'intorpidimento letale.
Lavinia, nel frattempo, alternava lo sguardo da un volto all'altro, sorpresa da quella conoscenza.

«Ah ma vi conoscete» aveva quindi notato lei rompendo quel gioco di sguardi colpevoli appena iniziato.
«Di vista» aveva risposto quindi Matilde sorpassandolo con una leggera spallata mentre lui scuoteva la testa.

«Non mi fare domande Lavi', perché non ti rispondo» aveva subito messo in chiaro la ragazza, guardandosi intorno per comprendere che si trattasse dell'abitazione di Joseph.
E mentre tutti ballavano e si destreggiavano nel caos lei non poteva fare a meno di portare lo sguardo su delle foto di famiglia nascoste male.

Tra le tante che osservò, una in particolare le colpì prima lo sguardo, poi il cuore.
Erano le labbra di Joseph contro quelle di un'altra donna, stampate a colori difronte a lei, esibite impavide dinanzi al suo sguardo tradite.

Doveva esserci un errore.
Non adesso, non di nuovo.

«Mati' possiamo parla' un secondo?» l'aveva inseguita per la sua stessa casa, indeciso se attraversare il varco delle sue bugie, oppure esitare ancora un po'.
«Di che vuoi parlare Jo?» la rabbia negli occhi, l'aveva riconosciuta e adesso la stava indossando.
«Di quello che hai visto» aveva chiuso gli occhi lui.
«Non voglio rovinarti la festa Joseph, stai nel tuo e lasciami stare» gli aveva detto ironizzando sulla prima parte del discorso.
«Mati' credimi, era tutto vero quello che abbiamo passato in sti giorni» le aveva confessato cercando invano di avvicinarsi ma lasciandosi seguire in una stanza più silenziosa.

«Jo. Sei fidanzato?» aveva domandato a bruciapelo lei, allargando la distanza tra i loro corpi.
«È complicato Mati', mo è finita per davvero» aveva ammesso, lasciandosi scivolare per terra in quella camera senza mobili.
«Da quanto?» l'aveva affiancato lei abbassando il tono della voce, senza però ricevere risposta.
«Da quanto Jo?» aveva ripetuto allora mordendosi le unghie per affogare il nervosismo.
«Da ieri» aveva sussurrato impercettibile evitando il suo sguardo.
«Non ci posso credere» aveva esordito lei portandosi le mani a coprire il volto.

«Mati', te lo giuro le cose andavano male da un sacco di tempo. Erano settimane che dormivo in studio» aveva cercato di discolparsi lui.
«Sono stata la tua ripicca» una constatazione sussurrata, mentre qualche lacrima le attraversava il volto.

E si ripeteva, non ancora, non di nuovo.
Eppure stava succedendo ancora e di nuovo.

«No, non sei stata la mia ripicca te lo giuro Mati'. Da quanno t'ho visto io so morto pe' te» Si era fatto piccolino accovacciato vicino al suo corpo, nel tentativo di darle delle spiegazioni, riparare l'irreparabile e revocare i silenzi.
«Non ci credo» riusciva solo a ripetere lei scuotendo la testa, mentre tentava di alzarsi per avviarsi il più lontano possibile da lui.

Ma le mani tremavano più del previsto mentre la bocca si faceva più secca e il fiato corto.
«Mati' che sta a succede?» si era subito allarmato lui, notando il suo corpo impallidire.
«Ora mi passa» era riuscita solo a sussurrare, provando vergogna nel mostrargli la sua più grande vulnerabilità.

«Vie' qua, poi te lo prometto, 'nte tocco più» l'aveva rassicurata comprendendo che solo una vicinanza l'avrebbe calmata in quel momento, al di là di tutti i suoi sbagli.
«Respira piano Mati', te prego» l'aveva stretta a se' sussurrandole all'orecchio quelle parole, con la voce che un po' tremava dalla paura.
«Devi andartene Jo, devi andartene» riuscì a ripetere lei spezzando i cuori di entrambi, mentre le braccia strette attorno al suo corpo dimostravano l'opposto.

«Domani me odierai, ma oggi pensa a sta' bene».

Prospettive /Holden/ Where stories live. Discover now