XXXIII

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«Mati', non puoi capire» Joseph corse in casa con gli occhi pieni di gioia.
«Ok siediti, non sei pronta» proseguì con quell'inusuale tono sprizzante.
«Amo mi fai agita' così, dimmi» gli rispose intrepida.
«Chiudi gli occhi però» la invitò mentre estraeva piano un foglio dalla tasca.
«Chiusi» sentì la poltrona abbassarsi, segno che il più grande avesse preso posto accanto a lei.

«Ecco, adesso puoi aprirli» un foglio si piazzò di fronte ai suoi occhi.
«M'hanno proposto de fa uscì' un disco, ma dico te rendi conto? Devo solo firma'»
«Oddio Jo, non ci credo mica» si gettò tra le sue braccia, sentendo gli occhi inumidirsi dalla fierezza.
Si meritava ogni singola riga di quel contratto. Lui che seminava emozioni e raccoglieva parole e musica adesso aveva tra le mani i primi frutti della sua passione.

«Volevo aspetta te per firma'» aveva poi ammesso con la voce abbassata dalla timidezza.
«Ti amo» parlo dall'anima.
«Firmo eh» esplose felice come un bambino.
«Sono fiera di te Jo» gli occhi umidi, le labbra pure.

[...]
«Ndo vai?» Joseph si indispettì leggermente vedendola lasciare il letto per rivestirsi.
«In biblioteca» rispose saltellando leggermente sul posto per tirare su i pantaloni aderenti.
«Non puoi studia' qua? Se vuoi esco a fare un giro se te distraggo» propose sincero.
«No amo' stai tranquillo, è che lì mi concentro di più» spiegò posandogli un bacio sulla fronte prima di andare via.

«Ma che c'hai amo'? Te vedo preoccupata» le chiese allora, notando l'impercettibile tremore del labbro inferiore della ragazza.
«No amo, niente» lo rassicurò invano, acuendo lea preoccupazione del più grande.
«Vabbè io vado» disse sbrigativa fuggendo da quello sguardo scrutatore.
«Mati'» la richiamò sulla porta facendola indietreggiare leggermente.
«Vai in biblioteca senza i libri?»

Ecco, scoperta in flagrante, colpita e affondata.

«Non ti voglio far preoccupare inutilmente» iniziò, rientrando in casa.
«I tuoi problemi sono i miei problemi amo', lo sai» la rassicurò seguendola in salotto.
«Può essere una mia paranoia e sicuramente lo è -si prese un momento per preparare il suo piccolo discorso- però ..» si interruppe, perché l'ansia di farlo preoccupare era più forte di tutte le parole.
«Ti ascolto amo» prese a massaggiarle le spalle, nel tentativo di rilassare i suoi muscoli evidentemente tesi.
«hounritardoJo» disse tutto d'un fiato, impedendo la comprensione del messaggio al diretto interessato.
«Non ho capito niente» le rispose sincero.
«Ho un ritardo» provò a scandire.

Le mani del più grande fermarono il dolce movimento sulle sue scapole, il corpo si raggelò.
Matilde, ancora di spalle,  percepì lo stesso gli occhi sgranati e la gola secca del ragazzo, che riuscì solo ad emettere un sibilo, «ah».
«Però non è niente di preoccupante, sarà sicuramente lo stress, l'alimentazione. Sai se ne sentono un sacco di storie di questo genere, sono sempre falsi allarmi e poi-» iniziò a straparlare voltandosi verso di lui.
«Amore, devi stare calma» le accarezzò una guancia.
«Non me lo aspettavo, però va bene così. Qualsiasi cosa la affronteremo insieme.»
Ed era amore, quello che riusciva a placare la belva furiosa della paura, sguinzagliare i silenzi. Era amore ed era Joseph.

«Mo andiamo a comprare 'sto test.»

Prospettive /Holden/ Where stories live. Discover now