due anni e sei mesi alla quarta notte (ambra)

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Due anni e sei mesi alla quarta notte (ambra)

I mesi dopo la nascita di Oliver mi sentivo come un gatto morto in mezzo alla strada.
Le macchine continuano a percorrerla, avanti e indietro. Chi è in ritardo per arrivare a lavoro, chi invece torna a casa.
Nessuna di loro però si cura di quella vita interrotta di fronte ai propri occhi, forse per distrazione, o semplicemente in una giornata sfortunata.
In casa, le mie giornate trascorrevano lente e il tempo sembrava sospeso.
Il problema è che, al di fuori di quelle quattro mura, il tempo trascorreva come aveva sempre fatto e le vite degli altri andavano avanti nella completa normalità.
Nessuno si accorgeva di me, né si preoccupava di come me la stessi cavando con il bambino.
Aron non c'era mai e io facevo del mio meglio per non farglielo pesare, ma a volte stavo così male
che finivo per sfogare su di lui tutta la mia frustrazione.
Il mio corpo era cambiato e sembrava non voler tornare quello di prima. I jeans che mettevo prima della gravidanza ora non si abbottonavano nemmeno e, i pochi che ero riuscita ad infilarmi, mi facevano sembrare un cotechino.
Dormire quattro ore di fila era diventato un lusso e le ore di sonno arretrato mi avevano reso la faccia stanca, accentuando i cerchi attorno agli occhi e facendomi sembrare invecchiata di dieci anni.
La casa era un completo disastro. Avevo iniziato lo svezzamento e Oliver si divertiva a sputare la pappa sul pavimento ogni volta che provavo a imboccarlo. Il cesto della biancheria sporca era sempre pieno: è incredibile quante volte al giorno si possa sporcare un neonato.
A volte desideravo la mia vita di prima, quando ancora Oliver non esisteva. Volevo poter riindossare i miei vestiti, o avere il pavimento pulito per più di ventiquattro ore, o dormire otto ore di seguito. Mi sentivo in colpa nel pensarlo e per questo non lo avevo mai detto ad alta voce. Restava solo un pensiero e si sa, i pensieri sono sopravvalutati. Quello che conta è come scegli di reagire alla vita.
Con questo non voglio certo dire che non amo mio figlio. È assurdo come si possa provare qualcosa di così grande e profondo per qualcuno che fino a pochi mesi fa nemmeno esisteva.
Adesso capisco perché si dice "essere legati da un sentimento". Eravamo davvero legati, come una sorta di telepatia, come se fossimo tenuti insieme da un filo invisibile.
Di notte, se per caso si svegliava, io me ne accorgevo. Sentivo se si rigirava nella culla, se si scopriva o se perdeva il ciuccio.
Sapevo quando non stava bene ancora prima di misurargli la febbre e capivo quando aveva fame prima che iniziasse a piangere. Vivevamo dentro una simbiosi perfetta. Io mi prendevo cura di lui, facendo tutto ciò che si può fare per prendersi cura di una persona, e in cambio lui mi sorrideva.
Sarò sincera, alcuni giorni quei sorrisi bastavano farmi dimenticare tutto il resto, altri invece no.
Avevo trovato, dentro di me, una pazienza che non sapevo di possedere. A volte, subito dopo averlo lavato e avergli cambiato il pannolino, si sporcava di nuovo e dovevo ricominciare tutto da capo. Riuscivo a cantare anche per mezz'ora per fargli finire la pappa e facevo di tutto per intrattenerlo affinché non decidesse di strillare per scendere dal seggiolone. Alla sera, lo mettevo sul letto di fianco a me e leggevamo una storia, quasi sempre la stessa, e restavamo così finché entrambi non chiudevamo gli occhi.
Era iniziata la cosiddetta "fase della lallazione". Ma-ma-ma era la sua cantilena preferita, la ripeteva in continuazione. Ma diceva anche parole come tu-tu o da-da che associavamo a qualunque cosa indicasse in quel momento.
La prima volta che aveva detto pa-pa Aron non c'era. Quella stessa sera, mentre eravamo seduti a tavola e Oliver era nel seggiolone, mentre lo imboccavo, ha iniziato a ripetere "pa-pa-pa! pa-pa-pa!" come un disco rotto.
Aron era scattato in piedi e lo aveva guardato emozionato.
- PAPÀ! Tesoro, hai sentito? Ha detto papà, finalmente! Pa-pà... pa-pà...., bravo Oli, così! - ripeteva, incoraggiando il figlio.
Ho pensato di non averlo mai visto così felice, si era completamente rimbambito. Gli occhi gli si erano illuminati e avrebbe potuto piangere dalla commozione.
- Sì, è meraviglioso tesoro! - lo avevo assecondato con pazienza.
Non gli ho mai detto che quasi sicuramente il bambino voleva dire "pappa" e non "papà" e penso che lui non l'abbia mai capito.

È ancora inverno e mi stringo dentro alla trapunta spessa. Prima che Oliver nascesse il termosifone della camera da letto era sempre spento, non amo dormire al caldo. Ora, nonostante lui dorma nella sua culla nell'altra stanza, cerchiamo di mantenere una temperatura costante in tutta la casa in modo che non prenda freddo. Quando hai un neonato in casa, ti preoccupi di cose delle quali non ti eri mai preoccupato prima. Gli spigoli del tavolo diventano improvvisamente più appuntiti e cambi in continuazione l'altezza dei soprammobili in modo che non siano alla portata del bambino. Compri un umidificatore d'aria, perché forse è troppo secca e cambi la disposizione dentro agli armadi per fare posto ai pannolini, al biberon e alle creme.
Aron mi abbraccia da sotto alle coperte.
- Dormi? - mi domanda sottovoce.
- No, non riesco a dormire. - mi giro supina e mi metto a fissare il soffitto nel buio.
- Allora non farlo - ridacchia in tono malizioso accarezzandomi il ventre.
- Sai, stiamo facendo un buon lavoro - dice tornando serio. - con Oli e la casa e tutto il resto.... TU stai facendo un buon lavoro con lui, Am.
- Anche tu stai facendo un buon lavoro con lui, ti adora.
Mi giro sul fianco e Aron mi stringe tra le braccia, il calore del suo corpo contro il mio è familiare e rassicurante.
- Tu e Oli, siete ciò che ho di più prezioso al mondo.- mi dice piano all'orecchio.
Chiudo gli occhi e lascio che quelle parole restino sospese nella stanza come un acchiappasogni sopra al letto e che mi proteggano dagli incubi. Ci addormentiamo così, uno abbracciato all'altra. Nostro figlio che dorme serenamente nell'altra stanza. Siamo dentro al microcosmo che avevamo tanto sognato di poter costruire.

quattro notti Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang