prima notte (ambra)

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Ricorderò per sempre l'attimo che ha preceduto quello che stava per succedere.
Non lo vedevamo, ma l'Universo si stava espandendo.
Il silenzio delle stelle, apparentemente immobili nel cielo, faceva più rumore di un asteroide.
Guardavo Aron con la stessa attenzione di chi sta per scattare una fotografia. Osservavo le ombre formasi sul suo viso ogni volta che gesticolando
oscurava per sbaglio la luce di un lampione.
Ogni volta che la luce cambiava, notavo qualcosa di lui che prima non avevo notato: un neo sulla guancia sinistra, una cicatrice tra il pollice l'indice della mano destra, le fossette che gli si formavano ogni volta che sorrideva. E se, ogni volta avessi davvero potuto scattare una foto, lui sarebbe stato perfetto in ognuna di queste.
- Tu sei bellissima anche da vicino. - mi dice piano.
E in quel momento baciarlo mi è sembrato semplicemente... giusto: per il modo in cui le nostre labbra aderivano una con l'altra, per la naturalezza con la quale gli incavi dei nostri volti si erano perfettamente incastrati, per la familiarità con cui le nostre mani toccavano i nostri corpi come se li avessero sempre toccati.
Mi è sembrato giusto, mescolare i miei sogni con i suoi.
- Rosso, trentasette e mezzo, fior di latte.
Aron sorride, le fossette gli disegnano mezze lune sulle guance.
- Così non potrai dire che "nemmeno mi conosci".

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