12- Taite

30 4 0
                                    

Sono raggomitolata sotto al piumone, con Clessidra che ronfa accanto a me e non ho nessunissima intenzione di lasciare questa palla calda, confortevole, sicura. Per nessuna ragione al mondo. Nemmeno se stesse per esplodere una guerra atomica. O se un asteroide fosse in rotta di collisione con la Terra.

Anzi... magari accadesse!

Le immagini di Austen e Tennyson insieme, mi infestano la mente con le loro radici mefitiche da giorni. Quelle facce, le orribili parole, il disgusto provato nel vederli insieme sotto le gradinate... le foto e i video che intasano le pagine social della scuola e di ogni mio singolo contatto.

Tutti quei commenti al vetriolo...

C'è chi ride divertito della sceneggiata. Chi si professa nauseato dal loro atteggiamento. Chi sostiene che ho finalmente tutto quello che mi merito. Tutto quello che mi merito. Assurdo. Mentre qualcun altro, addirittura, sostiene che io sono una povera cretina totale a non averlo capito prima, poiché era palese la loro tresca.

Era ovvio che avessero una relazione alle mie spalle da mesi.

In pratica, in molti lo avevano capito, ma nessuno ha avuto del buono di dirmi nulla. Nessuno. Nemmeno i miei cosiddetti amici.

Vorrei scomparire.

Disintegrarmi.

Divenire niente.

Per anni ero convinta di essere ammirata. Invidiata. Di avere un sacco di amici che mi sostenevano e mi volevano bene... era solo una vana illusione.

Tutta la mia vita è stata esclusivamente una gigantesca illusione.

«Taite, ma ancora non ti sei alzata?» Biascica mia madre sull'uscio della camera. Dal suo tono si direbbe che anche ieri sera abbia esagerato con i sonniferi e stamattina fatichi a far funzionare correttamente la lingua. Ma è in piedi alle sette e questa è già di per sé una notizia.

È incredibile come quella donna passi da uno stato di perfetta agonia e vegetativo, a uno un pelo più normale, in base a come le frulli l'umore quel dato giorno. Di solito, se deve andare dall'avvocato o a trovare papà, è più vigile e se stessa, ma nel resto del tempo... a volte non la vedo spuntare dalla sua camera anche per oltre quarantotto ore.

«Non mi va», bofonchio e mi rannicchio meglio. Gli occhi serrati.

«Che risposta sarebbe che non ti va?» La sento avvicinarsi e percepisco anche Clessidra muoversi accanto a me, iniziando a ronfare più forte, in attesa che la mamma la coccoli un po'.

«Semplice. Non mi va. Punto.»

«Beh, ma non credo proprio che tu possa permetterti di fare altre assenze. E comunque hai già trascorso tutto il weekend nascosta qui dentro. Senti che puzza di chiuso!»

«Strano che tu ti sia accorta del fatto che non sono mai uscita dalla mia stanza», ribatto acida, pentendomene subito dopo.

«Questo non è carino da dire...» Sospira e le molle logore cigolano sinistre, quando si siede accanto ai miei piedi.

Sospiro ed esco fuori dalmio bozzolo. Strizzo gli occhi per l'improvvisa botta di luce color crema chefiltra dalle tende completamente scostate. Probabilmente dalla mamma quando  è entrata. Sono due giorni che non vedo la luce del sole e ora mi sento come un vampiro in procinto di prendere fuoco.

Scivolo con una mano tra i capelli arruffati, cercando di abbassare la frangetta completamente elettrizzata. «Scusa... è stato un colpo basso da parte mia» borbotto fissandomi sul tappeto color lavanda che mi ha regalato Missy per abbellire la mia nuova camera.

ReviveWhere stories live. Discover now