4- Taite

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ADESSO

Un Mese Dopo l'Arresto

Non è andata bene.

Nemmeno un po'.

Anzi, le cose, da quel 23 novembre, sono unicamente peggiorate.

Una discesa all'inferno sarebbe stata più divertente e distensiva, credo.

La mia vita, così come l'ho conosciuta fino a quella sera, è drasticamente mutata. Le mie certezze sono state fatte a pezzi. La mia famiglia distrutta. Il mio futuro... incerto.

Sono stati giorni di oblio contornati da Xanax, whisky, urla, pianti, vergogna, umiliazione pubblica, centrali della polizia e avvocati.

Mio padre si trova tutt'ora in carcere. Nessuna possibilità di cauzione, per paura di una fuga. Lo accusano di essere l'artefice di truffe a discapito dei suoi clienti e investitori per la bellezza di cento milioni di dollari.

Cento. Milioni. Di. Dollari.

Non ho nemmeno idea di come siano fatti tutti quei soldi.

L'accusa sostiene che erano almeno cinque anni che andava avanti questa faccenda.

Cinque anni.

Cinque anni di feste, raccolte di beneficienza, serate con amici facoltosi, vacanze dispendiose con jet privati, in alberghi di super lusso, regali lussuosi per compleanni, Natali, promozioni... cinque anni di menzogne.

Cinque anni di ipocrisia.

La mamma gli crede.

Crede che si tratti solo di un errore.

Crede quando lui afferma di essere innocente e che è stato messo in mezzo dal vero colpevole.

Crede quando ha giurato che sarebbe tornato a casa nel giro di pochi giorni.

Gli crede fermamente, con tutta se stessa.

Io?

Io inizio a dubitarne.

Le prove portate dall'accusa sono... parecchie.

Troppe.

Io non mi intendo minimamente di economia, o finanza. Le materie scientifiche non sono il mio forte. Ma quei numeri parlano, così come i documenti che il nostro avvocato ci ha mostrato e che gli ha consegnato il procuratore federale incaricato del caso.

E tutto quanto ha piantato il seme del dubbio dentro di me.

Seme che ha attecchito le sue radici tossiche nello stomaco e sta iniziando a germogliare e ramificare ovunque.

Ovviamente, non l'ho mai confessato a nessuno.

Non ancora.

Non di certo alla mamma. È già piuttosto fragile così.

Nemmeno a Austen, o Tasha, o Tennyson... anche perché non li ho visti molto da che è iniziato il tutto.

È stato così veloce, rapido, che ho avuto a stento il tempo di capire da che parte sono girata.

E loro... beh. Loro mi hannoscritto qualche messaggio. Austen è venuto qualche volta con me a parlare conl'avvocato, con la polizia durante gli interrogatori che hanno svolto con me ela mamma, per scoprire quanto e se sapevamo, in attesa del processo che siterrà non so quando, ma poi i genitori gli hanno impedito di continuare adaccompagnarmi. Lui sostiene che è perché deve concentrarsi sugli allenamenti, invista delle partite importanti e del torneo di football da vincere e anche le domande per il college in attesa di risposta, anche se lui dovrebbe aver vinto la borsa di studio per la Columbia, a New York. Dove sarei dovuta andare a mia volta.

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