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Tornai in camera da letto, dove rimasi a fissare Stefano che continuava a dormire placido, russando a intervalli regolari

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Tornai in camera da letto, dove rimasi a fissare Stefano che continuava a dormire placido, russando a intervalli regolari. Mi sentivo triste senza conoscerne la ragione. Guardavo le pareti luccicanti della stanza, ormai schiarita dal sole, e la mia inevitabile fotofobia mi parve un dolore sopportabile in confronto al resto.

Volevo piangere, e non sapevo perché. Era come se tutto attorno a me fosse sbagliato: la mia bocca secca, il mal di testa, ogni altro fastidio, ma anche la nostra presenza in quella casa. Avevo la sensazione che niente fosse come doveva essere.

"Oh, sei sveglia?" Disse Asia, arrivando dal corridoio. Aveva un'espressione timidamente colpevole. "Ma stai piangendo?"

Asciugai l'umidità sotto gli occhi, e mi affrettai a rispondere: "No, è colpa della luce." Mi giustificai. In quel momento, sentii qualcuno richiudere la porta di casa.

"Tony è andato a prendere la colazione, io stavo andando in bagno." Spiegò la mia amica, stirando un sorriso imbarazzato. "Sicura che stai bene? Hai una faccia strana."

Stavo bene? Affatto. Ma non sapevo come spiegarlo.

"Passerà." Dissi, quando non trovai le parole per esprimermi. "Alla fine passa sempre."

Tony tornò dal bar portandoci un ricco vassoio di cornetti e dolci alla ricotta. Svegliammo Stefano e Ciccio dal loro letargo, e io cercando tra gli sportelli della cucina trovai una bottiglia di spumante. Brindammo in onore dei ventun anni di Tony, il primo tra noi ad avere iniziato la sua inesorabile scalata verso i trenta, e consumammo la colazione fino all'ultimo dolce.

"Cazzo, che fame chimica che avevo." Brontolò Stefano, toccandosi il pancione. Si era tolto la maglietta, così che potessimo ammirarlo meglio. "Mi sa che ieri sera sono crollato. Ricordo che mi sentivo uno schifo."

"Infatti mi chiedevo che fine avevate fatto!" Esclamò Ciccio, dopo essersi ripulito il muso con lo scottex. "Volevo venirvi a cercare, ma poi ho visto che anche questi due si erano addormentati, e ho spento tutto."

Tony e Asia scambiarono uno sguardo complice. Evitai di indagare. Almeno loro due si erano divertiti. Tra me e Stefano c'era soltanto astio, quella mattina non c'eravamo quasi parlati, e io ero tesa. Aspettavo ancora il momento giusto per fargli quel discorso sul fumo.

"Tutto sommato è andata bene." Commentò Tony. "Ci siamo divertiti. È stato anche meglio della fantomatica festa a sorpresa che dovevate farmi."

Io e tutti gli altri ci guardammo in faccia.

"Come sapevi della festa a sorpresa?" Domandò Ciccio.

"Vi sento parlare, scemo."

"Stasera inviterò tutti alla casa al mare." Aggiunse Asia, contenta. "Io e Tony saremo lì da prima, ovviamente. Lo scriverò sul gruppo: vietato arrivare prima delle nove!"

Di lì a poco, iniziò il rito delle telefonate. Tutti i genitori, tranne i miei, si erano accorti che i loro figli non erano tornati a casa, e li chiamarono. Per un lungo quarto d'ora, la cucina si riempì delle urla gracchianti di madri furibonde.

StepfatherWhere stories live. Discover now