2

45 7 21
                                    

Mia madre attraversò l'elegante porta in vetro con passo incerto

Oops! Ang larawang ito ay hindi sumusunod sa aming mga alituntunin sa nilalaman. Upang magpatuloy sa pag-publish, subukan itong alisin o mag-upload ng bago.

Mia madre attraversò l'elegante porta in vetro con passo incerto. Indugiò davanti a me, prima di prendere posto sul bordo dell'isola, finendo così per oscurare la TV. Mi sentii un attimo spiazzata, perché ero tornata a concentrarmi sull'episodio quando era partita la prima scena che non avevo ancora visto.

"Ci siamo." Brontolai, ma mi affrettai lo stesso ad afferrare il telecomando e spegnere.

Qualsiasi cosa mia madre avesse da dirmi doveva essere molto interessante, vista la cura con cui sembrava preparare il suo discorso a mente. Nella stanza tornò il silenzio. Dalla finestra socchiusa arrivavano soltanto i rumori urbani più monotoni e le chiacchiere dei bambini in cortile.

"Lo sai che da domani sarò via per cinque giorni." Iniziò a dire.

Mi misi comoda, accavallai le gambe e le rivolsi un'occhiata sarcastica: "Esisterà qualcuno a cui non l'hai ancora detto?"

"Ormai è tutto pronto. La valigia è fatta, e ti ho messo altri soldi nella postepay, nel caso ti servissero."

"No, sono a posto." La rassicurai. Era lei a pagarmi le tasse universitarie e l'affitto (dato che io non lavoravo), ma dividevo le spese col mio ragazzo e, sebbene avessimo alcuni vizi da mantenere, non avevamo mai avuto problemi.

"Bene." Sembrava non sapesse da che parte iniziare. Il suo sguardo vagava nel vuoto, le mani si massaggiavano le cosce con troppa energia. "Allora considerali un regalo. Sai, ci sarebbe una vacanza all inclusive in programma per te, se ti andasse di andare."

"Una vacanza?" Ripetei, ed ero già in fibrillazione quando maturai un sospetto. Mia madre amava le vacanze, i regali e le sorprese, la facevano andare su di giri come una bambina; per questo era impossibile che proprio ora me ne parlasse con la faccia di una che ha appena seppellito il pesce rosso. Strizzai lo sguardo su di lei e le domandai: "Okay, dov'è la fregatura?"

La mamma prese un altro respiro e cercò ancora una volta le parole giuste: "Partiresti tra un paio di giorni e staresti via solo per il fine settimana. La fregatura - che in realtà non è una fregatura, ma un'opportunità - è che non sarò io a offrirtela, ma Dario. Tornerà in Calabria, e vorrebbe portarti con lui a conoscere la sua famiglia."

Restammo qualche secondo in silenzio a guardarci in faccia, finché non capii che mia madre non sarebbe scoppiata a ridere e che quindi quello non era uno scherzo.

"Addio."

"Nadia!"

Mi ero alzata dal divano con un'agilità che non sapevo nemmeno di avere. Guardai il suo anello d'oro al dito e dentro di me si riaccese il risentimento:

"Come puoi chiedermi una cosa del genere?" Strillai. "Io, dai suoi genitori, con lui?"

"Sarebbe così terribile? Guarda che vivono in un bel posto, all'aria aperta, in un grande terreno." Neanche le sue parole suonavano convincenti. Né io né lei eravamo mai state delle amanti della natura. Entrambe odiavamo gli insetti, in più mia madre non si fidava dei cani ed era allergica ai gatti. Sapevo bene, infatti, che avesse odiato ogni trasferta dai suoi suoceri, anche se non l'aveva mai ammesso apertamente. "Io e Dario siamo sposati da due anni e tu gli parli a malapena. Sarebbe un'occasione per conoscerlo meglio."

"Ma io non voglio conoscerlo, non mi interessa! Chi diavolo è lui per me?"

Tenni per me ciò che pensavo veramente di Dario. Cioè che fosse un disadattato senza amici e senza un minimo di senso dell'umorismo, che soltanto lei poteva avere il fegato di frequentare.

Per lo meno non era brutto, anche se non era nemmeno tra i migliori. In altezza sfiorava il metro e ottanta, e pur non essendo chiarissimo di carnagione aveva gli occhi azzurri e i capelli biondo scuro. Di contro, aveva il naso grosso e portava degli occhiali con una montatura nera e rettangolare che accentuava ogni suo difetto.

"Anche Stefano può venire con te. Potreste approfittarne per vedere dei posti nuovi, cambiare ambiente."

La fissai accigliata fino a quando non decise di tacere. Non l'avevo mai vista così poco convinta di qualcosa. Neanche lei credeva che potesse funzionare. E in effetti non aveva mai funzionato tra me e Dario, fin dal primo giorno in cui l'avevo conosciuto.

"Certo, mamma. Stefano non vede l'ora di passare il fine settimana a rincorrere le galline nella campagna calabrese. Come me, del resto. Ora me ne vado, va bene? Tanto ormai l'hai capito cosa ne penso."

Mi avvicinai alla porta, ma mia madre mi inseguì: "A dire il vero, io non ti ho mai capita. Non lo so perché ti comporti così." Mi disse in tono di rimprovero. "Dario non ti ha fatto nulla, lo odi solo per principio. Eppure hai vent'anni, lo dovresti capire che non potevo passare il resto della mia vita a rimpiangere tuo padre."

Mi guardai riflessa allo specchio dell'ingresso, coi capelli castani arrotolati a cipolla in cima alla testa e gli occhi dello stesso colore che si erano improvvisamente induriti. Potevo osservare anche il riflesso di mia madre, e ne approfittai per mettere a confronto le nostre somiglianze. Ero poco più alta di lei e meno formosa, perché fisicamente avevo preso dalla parte di mio padre, però ci somigliavamo in viso, nella forma leggermente a mandorla degli occhi e nelle labbra carnose. Mia madre portava ancora bene i suoi quarantuno anni, infatti quando entrambe scioglievamo i capelli e stendavamo un buon trucco, diventava facile scambiarci per sorelle.

Anche il nostro rapporto era sempre stato più simile a quello tra due sorelle, che tra madre e figlia. Eliana era rimasta incinta alla mia età, e subito si era ritrovata da sola, o quasi. Mi aveva cresciuta con le sue fatiche, e io l'ammiravo per questo, ma non era mai stata una fan della disciplina.

Era stata una fan soltanto di mio padre, che giocava a calcio, e con lui non era nemmeno durata a lungo. Si erano lasciati durante la gravidanza, ma erano rimasti amici, e da che avevo memoria non l'avevo mai vista soffrire per lui in alcun modo.

"Ricordami quand'è stata l'ultima volta che hai rimpianto papà." Le dissi, mascherando il mio livore col sarcasmo. "Forse quando eri incinta?"

Mia madre sgranò gli occhi. Era stato un colpo basso e sapevo che avrei potuto risparmiarmelo, ma c'era qualcosa di inconscio in me che scattava ogni volta che la sentivo parlare di mio padre.

"Ho sperato che Davide mettesse la testa a posto più volte di quante tu possa immaginare." Ribatté lei. Ormai l'avevo fatta arrabbiare, e aggiunse: "Bene, allora vai! Ma non dirò a Dario che abbiamo parlato. Dovrai dirglielo tu stessa, e bada di trattarlo bene, o per il prossimo mese non ti finanzierò un bel niente!"

Evitai di dire qualcosa che potesse infastidirla di più, ma ero ben decisa a evitare il suo caro marito per tutto il fine settimana. L'indomani, mia madre sarebbe partita all'alba, e mi aveva già assicurato che non sarebbe stato necessario salutarla a quell'ora; questo eliminava un'altra fastidiosa occasione di incontrare Dario, che a quel punto - se davvero teneva a parlarmi - poteva solo inviarmi dei messaggi ai quali io non avrei risposto.

Problema risolto!

Abbracciai mia madre e le augurai buon viaggio; lei, anche se ancora scossa, mi ricambiò ringraziandomi. Era di nuovo tutto in ordine. Me ne tornai a casa e mi dimenticai di Dario, pensando solo a organizzare la mia serata con Stefano.

 Me ne tornai a casa e mi dimenticai di Dario, pensando solo a organizzare la mia serata con Stefano

Oops! Ang larawang ito ay hindi sumusunod sa aming mga alituntunin sa nilalaman. Upang magpatuloy sa pag-publish, subukan itong alisin o mag-upload ng bago.
StepfatherTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon