Due passi

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Evan viene davvero a prendermi il giorno dopo alle otto in punto. Non un minuto in più. Non so dove abbia passato la notte, ma si è cambiato d'abito e profuma come un frutto proibito mentre io mi sono rimessa l'abito di ieri sera. Non è di molte parole. Mi saluta, guida in religioso silenzio, mi mette tra le mani una copia delle mie chiavi e mi lascia sotto casa con un: «Ti ricordo che il tuo turno inizia alle dieci».
Fine.

Il suo cattivo umore mi influenza perché anch'io, una volta rimasta da sola nel mio appartamento, inizio ad avvertire una sorta di tristezza mista ad ansia. Faccio una doccia, sistemo i capelli neri in una coda alta e provo a rendere il mio viso presentabile con un po' di trucco sugli occhi nocciola contornati da due profonde occhiaie rosse.
Approfitto del tragitto per andare a lavoro per chiamare mia nonna, poi mia sorella e per scambiare qualche messaggio con Sarah e Mia.
Poi, purtroppo, arrivo alla centrale.

Cristina mi saluta davanti all'ingresso: «Ciao, Althea! Stai bene? Non hai una bella cera».
Ed io che pensavo di essere più che presentabile.
Devo cambiare correttore.
«Tutto bene, grazie», sorrido.
«Smith ti aspetta nell'archivio», m'informa.
Evito di sbuffare. Farfuglio un "grazie" per poi raggiungere il posto più noioso dell'universo. Perché Evan si ostina a tenermi rinchiusa qui dentro? 

L'agente Smith mi rifila un elenco pressoché infinito di fascicoli da catalogare mentre il signor Royden ha preparato per me un'ulteriore lista di dossier da fargli avere il prima possibile.
Cioè subito.
Lo ha proprio scritto. In bella grafia.
Il suo essere odioso mi fa quasi sorridere come una deficiente davanti ad un foglio di carta. Quasi.

Lo ripongo nella tasca dei miei pantaloni ed inizio a scavare tra vecchi verbali e documenti dimenticati. Sistemo le cartelle su un vecchio carrellino arrugginito e chiacchiero del più e del meno con Smith finché il suo turno non finisce e mi lascia da sola in questo mare di polvere.
Ho quasi finito di recuperare tutto ciò che Evan mi ha chiesto. Manca solo il nome in fondo alla lista: Matthew Walsh.

Solo leggere il suo nome mi mette ansia. Se mi chiamasse sul serio? Se davvero dovessi tentare di instaurare una relazione con lui? E se mi scoprisse?
Non pensarci, Althea.
Non pensarci.
Mi muovo con una certa sicurezza tra i corridoi e provo a mantenere la calma, ma non posso fare a meno di farmi paranoie. La mia agitazione cresce nel momento in cui trovo una cartella azzurra con su scritto MATTHEW WALSH.

La curiosità mi spinge ad aprirla per sfogliare le pagine. Ci sono foto di Matthew vicino ad Olivia e altre persone che non conosco. Un bel po' di foto. Segno evidente che lo tengono d'occhio da parecchi mesi, se non addirittura anni.  Da quanto tempo Evan segue i loro movimenti? Su un foglio bianco riconosco la grafia curata e precisa di Evan.
Si tratta di un elenco di ipotesi:

-Complicità in fuga da giustizia
-Associazione a delinquere
-Minaccia
-Estorsione
-Occultamento di prove
-Corruzione
-Traffico di droga/armi
-Riciclaggio di denaro
-Utilizzo di armi illegali
-Omicidio?

L'ultimo punto mi fa deglutire in modo rumoroso. Nell'archivio sembra echeggiare il battito del mio cuore impazzito. O forse sono io a non stare tanto bene. Sento solo il mio respiro forte nelle orecchie e le pulsazioni cardiache.
«Sei ancora sicura di volerti avvicinare a lui?», una voce profonda spezza il silenzio, senza nessun preavviso.

Un urlo incontrollato mi sfugge dalle labbra mentre, con un movimento rapido e impulsivo, stringo la cartella tra le mani e la scaglio contro il viso dell'ombra al mio fianco. Un suono sordo riempie la stanza mentre la cartella colpisce il volto del bersaglio che è...
«Signor Royden!», strillo ancora più forte a causa della sorpresa.
Lui si porta le mani al naso e chiude gli occhi per focalizzarsi sul dolore. E per restare calmo, credo.

Ho paura.
Indietreggio di un passo, le spalle rigide e l'espressione più dispiaciuta che riesco ad assumere.
«Sono desolata», dico. «Non ho sentito i suoi passi. Pensavo di essere sola. E poi lei cosa diavolo ci fa qui dentro? Perché si materializza come un fantasma? E avete mai considerato l'idea di seguire un corso per ninja?».
L'occhiata tagliente che mi rivolge mi fa capire che ho parlato troppo.
«Scusi», bisbiglio. «È il panico».

Ancora un brutto sguardo.
Cattivo, cattivissimo segno.
Continua a massaggiarsi la base del naso con due dita e temo di avergli fatto male sul serio.
Mi avvicino, poi torno indietro e infine mi avvicino ancora.
«Fa male?», mi sollevo sulle punte dei piedi per osservare meglio il viso arrossato dalla botta.
«Un po'. Vuoi darmi un bacino?», un sorriso beffardo gli compare sulle labbra mentre usa un tono sprezzante in netto contrasto con la frase pronunciata.

Corrugo la fronte: «Ehm, no?»
«Allora fai due passi indietro, agente Kelley. Stai invadendo il mio spazio personale».
Oh.
Faccio come mi dice: un passo, due passi. Un istante dopo la porta dell'archivio si apre e le scarpe di qualcuno scricchiolano sul pavimento.

L'agente Smith ha dimenticato qui il suo cellulare. Urla questa notizia tra uno scaffale e l'altro, ma non viene a cercarmi per salutarmi di persona. Non si accorge della presenza di Evan, ma urla un "Trovato! Ciao, Althea!", per poi andare via. Durante questo scambio di informazioni il capo dipartimento non mi ha tolto gli occhi di dosso. Nemmeno per un secondo.

Adesso che siamo nuovamente soli, Evan si muove verso di me.
Un passo, due passi. Ed è troppo vicino per riuscire a respirare.
«Adesso è lei ad invadere il mio spazio personale, signor Royden»
«Lo so»
«Le dispiacerebbe indietreggiare?», chiedo. Anche perché io sono incastrata contro lo scaffale.
«Sì», risponde.
«Sì, cosa?»
«Mi dispiacerebbe».

Mi sfila lentamente la cartella dalle mani e sento il cartoncino scivolare sotto le dita: «Questa la prendo io», mormora sottovoce, il tono profondo e ammaliante. M'incanto un attimo a guardare le sue labbra rosse che si muovono piano.
Riesco a concentrarmi solo quando aumenta la distanza tra di noi ed il suo profumo non mi avvolge più come una caldissima coperta. Mi sento un biscotto sciolto in mezzo al latte. E da come mi sta guardando il signor Royden mi pare di esserlo davvero.
Perché mi osserva con occhi così ardenti?

E perché mi sento così fragile sotto il suo sguardo? Come se potesse frantumarmi con una carezza o farmi cadere con un soffio. E io glielo lascerei fare. Forse è questo quello che più mi fa paura.
«Novità?», indaga. Non ha bisogno di specificare. So che sta parlando di Matthew.
«No, signore»
«Va bene», annuisce. Non sembra stupito della mia risposta negativa. Afferra il mio carrellino pieno dei fascicoli che dovevo consegnargli e inizia a spingerlo in direzione della porta. Non so perché, ma lo seguo lungo lo stretto corridoio.

«Il suo naso come sta, signore?»
«Stava meglio prima»
«Mi dispiace»
«Non penso ti dispiaccia sul serio», sorride diabolico.
«Sono profondamente dispiaciuta», ma mi viene da ridere mentre parlo e lui se ne accorge. Prima di uscire dall'archivio, si avvicina al mio orecchio per parlare a voce bassissima. Come se temesse di essere sentito perfino dentro questo archivio privo di anime vive a parte noi due.

«Ti aspetto dopo il turno per l'allenamento», il suo fiato mi solletica il collo. Per non parlare delle sue labbra dannate che mi sfiorano il lobo e mi fanno rabbrividire.
«Va-va bene».
Sta per andarsene, ma il bip del mio cellulare lo fa bloccare di scatto. Vedo le spalle larghe irrigidirsi, così come la mascella. Con le dita tremanti recupero lo smartphone e mi auguro di trovare un messaggio di Mia o Sarah o... no.
Si tratta di un numero che non conosco. Evan capisce dalla mia faccia che è proprio ciò che stavamo aspettando.
Gli mostro lo schermo per permettergli di leggere.

"Mi hai lasciato il tuo numero, ma non il tuo nome. Sarai così gentile da svelarmelo o devo forse essere io a scoprirlo?
-Matt."

Ora ho paura.
Ora inizia il piano C.

Buona domenica! ❤️
Avevo due minuti per aggiornare e ho scelto di farvi questo piccolo regalino domenicale.
Spero vi sia piaciuto ♥️
Intanto preparatevi al prossimo capitolo perché sarà un bel po' più lungo del solito. Inoltre dai prossimi capitoli in poi non avremo molto tempo per respirare 🤣
Fatemi sapere cosa pensate di questi due.
E soprattutto: il signor Royden sta cedendo oppure no? 🤔
E cosa ne pensate della nostra new entry Matthew?
Vi aspetto come sempre sia nei commenti che su Instagram. Il vostro supporto è importante.
Un bacio enorme ❤️

NON SONO UNA SPIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora