🍃Prologo 𒀭

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La cripta era fredda e buia, ma per chi era morto questo non aveva molta importanza

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La cripta era fredda e buia, ma per chi era morto questo non aveva molta importanza.
Lo spirito di Mineptah era accasciato al suolo, cullato solo dalla brezza che filtrava attraverso i solchi nel muro.

Quel senso di abbandono non la lasciava. Era rimasta sola, con solo un leggero pianto ad infrangere la musica del deserto.
Quell'amore mai coltivato le bruciava più delle altre volte, l'immagine di Hapy, morente, riaffiorava nella mente come uno scoglio doloroso.

Appartenevano a due mondi diversi, distanti anche nell'oltretomba. Non potevano incontrarsi in alcun caso.
E lui si era ucciso per starle accanto... Era questo che non poteva sopportare. L'interruzione di quella giovane vita per amore.

«Mai nessun uomo mi ha amata così tanto...» aveva sussurrato contro quel cadavere che lentamente si stava seccando all'aria secca dell'Egitto.
«E non poterti dire quanto questo sentimento sia stato ricambiato mi fa sempre più male...».

Gli era stata accanto per lunghi, lunghi anni, speranzosa che la sua anima potesse in qualche modo sentirla. Che qualche lacrima versata fosse almeno visibile a lui.
Ma ormai non osava più neanche sperare. Però pregava, pregava spesso gli dei affinché gli concedessero una nuova vita, un nuovo amore e una nuova felicità; forse in un altro corpo, lontano dall'Egitto, lontano da lei...

Le anime si reincarnavano. Ogni volta la loro memoria veniva cancellata per permettere loro di vivere nuovamente senza l'ombra del passato.
Tranne per lei e sua sorella. Entrambe avevano un altro compito che l'universo aveva donato loro. E questo implicava così tante rinunce a cui credeva di essersi abituata.

Ogni volta rinascevano con un nome diverso, una nuova identità, ma sempre con lo stesso identico viso. E la loro identità da riscoprire per spezzare la maledizione.
Ma adesso che Erdie sarebbe stata eterna per lei non ci sarebbe stata rinascita.
Chissà per quanto tempo sarebbe rimasta in quel limbo, incatenata sulla terra, incapace di poter influire nelle sorti della storia.

L'anima di Mine lasció quel luogo sabbioso per raggiungerne un altro, totalmente opposto. Un luogo freddo, ghiacciato e bianco, lontano da qualsiasi altra civiltà umana.
Un mondo ormai dimenticato, ma ancora scalpitante.

Atlantide, la città perduta, era valicabile solo dalle anime che vi erano nate

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Atlantide, la città perduta, era valicabile solo dalle anime che vi erano nate.
Bloccata, forse per sempre, in quell'attimo in cui era stata distrutta e trasportata lontano, nei luoghi più ghiacciati della terra.

Tutti coloro che vi erano morti ancora vi si agitavano, specchiandosi fra i ghiacci e la brina. E lì, ancora viva, ma bloccata nel ghiaccio, vi era una bambina: una delle principesse dell'isola, l'unica che quel giorno non era perita.

La sua anima richiama le sorelle, disperandosi per poter sfuggire a quel luogo. Ma nessuna delle due sapeva ancora come fare. E così il ciclo ricominciava, morte e rinascita, dove le due ragazze si ritrovavano a dover scoprire se stesse in una nuova esistenza.

Quante vite aveva già vissuto Mineptah? Forse troppe, con troppi nomi diversi. Neanche lo ricordava più.
Ma ve n'era solo uno in cui lei ci si rispecchiava e ci passó sopra le dita, lì dove era stato inciso.
Su quel muro sopravvissuto alla distruzione, dove si ergevano i bassorilievi della famiglia reale, spuntava il suo vero nome:

Lirian

Lirian

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