🍃Capitolo sette 𒀭

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«Il sole ti da fastidio?»
Erdie era sdraiata su una balaustra in legno che manteneva salde le pareti in pietra, nascosta nella penombra, con solo le pupille luminescenti da predatori visibili ad occhio nudo. Ur si sorprese nel sentirne la presenza, era come se il suo intero corpo potesse guardare ciò che vi era attorno, indipendentemente da ciò che i suoi occhi potevano catturare nell'oscurità.

«Buonasera Erdie

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«Buonasera Erdie. Questa mattina un po'... Ma sento solo bruciore agli occhi. Non prendo fuoco.»
«Hai avuto il coraggio di testarlo?»
«Non avevo certo alternativa.»

Erdie sorrise, saltando giù dalla trave e aiutando Ur ad impilare un'altra decina di tavolette. Era diventato più forte, ma la forza di un immortale era comunque impareggiabile.
Erano passati una decina di giorni, tempo nel quale il corpo di Ur sembrava subire cambiamenti lenti e inesorabili. La vampira gli aveva dato ancora un po' del suo sangue, entrambi curiosi di capire cosa sarebbe potuto succedere.

L'uomo non aveva cambiato natura, era rimasto umano. Probabilmente il sangue di un immortale agiva dall'interno come un farmaco, donando sia parte dei pregi che parte dei difetti di un vampiro.
«Ti vedo pensieroso...»
Ur sospiró pesantemente, sistemando le ultime tavole impolverate nel grande archivio. Sembró perfino salutarle, toccandole con rammarico.
«Sta succedendo qualcosa Erdie... I giganti sono in tumulto. Ne muoio uno dopo l'altro, credo tu te ne sia accorta».

«Mio padre ieri aveva del sangue di gigante sugli abiti. Mi ha detto che ha scavato lui una profonda buca dove inserire il corpo e lo ha sotterrato in fretta.»
«Ne sono rimasti solo dieci Erdie. E sembrano tutti rassegnati a fare la stessa fine.»
«Il vostro sommo sacerdote non fa nulla per salvarli?»
Ur scosse il capo. «Non sembra importargli affatto.»

«Ur dimmi la verità...» domandò Erdie al suo amico la sera successiva «Chi è il Sommo Sacerdote in realtà? Come può la sua presenza tenere a bada i vostri giganti? » 
«Sono sorpreso dalla tua domanda Erdie» si appoggiò ad tavolino con un «Ti risponderò francamente. Noi custodi abbiamo solo il compito di prenderci cura di loro, custodire il sapere che hanno portato e di pregare e sacrificare per il dio Enlil. Non conosciamo i segreti più interni che riguardano il Sommo Sacerdote.»
«Che cultura possono portare creature che a mala pena hanno l'uso del linguaggio? » domandò lei subito dopo.

«So che hanno affiancato il popolo più grande della storia. Quello che viveva su Dilmun, ma finché non sono entrato nella tua stanza non sapevo che fosse stato il dio Enlil a distruggere quel mondo. 
«Dicevo... Il dio Enlil li portò con sé, nella terra di Sumer, qui li rese seguaci e guardiani degli uomini.»

La vampira rifletté un attimo su quelle informazioni giocherellando con la stoffa violacea del suo abito, un dono di suo padre proveniente dalla fenicia.
«E questo vostro dio ora dov'è? »
«Nessuno lo sa, è scomparso da moltissimo tempo. Infatti i nostri giganti sono i discendenti degli originali; ma sarà l'ultima generazione purtroppo perché, le femmine sono tutte morte. Il Sommo Sacerdote però dice di avere spesso contatti con il Dio, ed è questo che frena i giganti. Ci ha anche annunciato l'arrivo della creatura perfetta, il Lord.»

Stava scoppiando di curiosità a quel punto, mai come in quel momento desiderava obbligare suo padre a rispondere ad ogni mistero.

«Da quando quell'uomo è sacerdote? »
«Da quando sono entrato a far parte dei custodi almeno.»
«Ma non mi hai detto che sei stato accettato da bambino? » chiese incredula. Il Sommo Sacerdote era molto più giovane di lui nonostante con il suo sangue Ur avesse perso molte tracce di senilità.
«Sì, ma cosa significa questa osservazione? »
«Che non può essere ciò che dici. È molto più giovane di te. »

Deglutì. «Da quando sono qui lui non ha mai mutato nulla, né altezza, né voce, né tantomeno portamento. Porta sempre il mantello e il suo viso in nostra presenza è coperto da una maschera d'oro» anche lui iniziava ad insospettirsi. «Ma nessuno di noi l'ha visto in viso, tranne le sue tante mogli.» 

«Io che l'ho visto, posso confermarti che avrà poco più di vent'anni. » 
Erdie sembrò innervosirsi: muoveva le dita a scatti, si strofinava il mento, si aggiustava i capelli, vagava per la stanza tentando di allontanare così una soluzione quasi ovvio. Il Sommo Sacerdote doveva essere un vampiro o qualcosa di assolutamente simile. Forse era come Ur, aveva bevuto il sangue di suo padre... Questa considerazione diede vita ad una spirale di domande a cui temeva rispondere.

«Non penserai che sia lui il dio Enlil! » azzardò a chiedere Ur.
«Devo riuscire a parlarci da sola» disse infine, ignorando ciò che aveva detto il suo amico.
«Cosa? » trasalì «Credo non sia una buona idea Erdie.»
«Invece sì. Devo capire cosa sta succedendo. Ci sono troppe cose che non mi tornano.»
«Ti prego non dirgli che ci conosciamo.»
tremava. Aveva paura del Sommo Sacerdote anche se adesso era più forte, agile e veloce di un comune essere mortale. Quell'uomo infondeva una paura primitiva a chiunque gli fosse accanto.

Rise. «Di cosa ti preoccupi? Non permetterei a nessuno di farti del male.»
La risposta sorprese entrambi. Erdie non aveva più provato un affetto fraterno dalla morte di sua sorella Mine; tuttavia Ur era facile da amare.
«Ti... Ti ringrazio» rispose imbarazzato. 
«Non ti nominerò neanche, non temere. Dove posso trovarlo? »
«Lui la mattina, dopo la preghiera al sole, torna nella sua stanza e lì giace con le sue numerose spose.»
«Grazie Ur. Esco a caccia ora, avrò bisogno di molto sangue per resistere al sonno del giorno.»
Lo congedò così e uscì. Aveva ancora molte ore prima che incombesse l'alba sul mondo.

 Aveva ancora molte ore prima che incombesse l'alba sul mondo

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