19 - Strane usanze, strane conoscenze

En başından başla
                                    

Una luce fioca si accende alla mia destra, in fondo, proiettata da una porta di ferro che si è aperta ai piedi di una parete di cemento plumbeo. Una parete altissima e molto lunga che scompare nell'oscurità senza rivelare la fine. Sulla porta c'è una ragazza che mi chiama con la mano. Ma prima di interessarmi a lei, la mia attenzione è catturata dalle parole che sono state dipinte sul grande muro.

"Or tu chi se', che vuo' a scranna,
per giudicar di lungi mille miglia
con la
corta d'una spanna?"

Non so di che linguaggio si tratti e concludo tra me che gli abitanti di Vadis nel tempo, reietti ed esclusi, possano aver creato un loro codice di comunicazione.

«Vieni o no?» chiama spazientita la ragazza sulla porta.

La raggiungo con passo lento, per concedermi il tempo di studiarla e comprenderne le intenzioni. Ha un fisico poco più robusto e più alto del mio ma il suo è un viso famigliare, esattamente come quello di Natan. Non capisco: perché tra questa gente non mi sento in pericolo e ho l'impressione costante di conoscerli? Vorrei non avere questo problema di memoria, magari scoprirei che li ho incontrati nei laboratori durante gli esperimenti sui loro ricordi, e finalmente avrei chiara la loro missione... vendicarsi di me.

Quando ormai le sono a un passo, allunga la mano verso di me: «Io sono Selina 11, piacere di conoscerti Selina 16».

Fisso la sua mano e non la stringo, sto ancora elaborando lo sconcerto. «Ma... le altre Selina sono tutte...»

«Tutte di Pangea City?» sorride. «Ce ne sono anche a Vadis» aggiunge scrollando le spalle. Con la stessa mano che non ho stretto indica la porta e fa strada. «Prego, omonima, accomodati.»

«Dove siamo?»

«A casa mia» mi precede all'interno di una grande sala con soffitti altissimi e mura colme di scritte un po' come quella che ho letto sull'entrata. L'ambiente è poco illuminato e non riesco a leggere tutto ma mi sembra di essere finita dentro a un gigantesco cubo di parole che fluttuano. Al centro di questo posto ipnotico e affollato di voci senz'audio, noto un grande divano a sei posti imbottito e ricoperto di trapunte colorate con accanto un tavolo basso e di mogano zeppo di fogli impilati, alcuni radunati e altri sparpagliati.

«Sei una filologa, una linguista storica... cosa sei?» domando sconvolta.

La sento ridere di gusto, e in questo ambiente la sua risata risuona potente.

«Cosa ha detto di così divertente la nostra ospite?» sento dietro di me. «Finora è stata di una noia mortale, non dirmi che ha ritrovato il senso dell'umorismo».

Mi volto a osservare Natan comparso dall'oscurità e in avanzamento verso di noi. Si è cambiato, ora indossa un pantalone e una maglia leggera. E davvero vorrei toccarlo per capire di che materiali siano fatti quei vestiti, non ne ho mai visti di così colorati e aderenti. Forse lo fa per mettere in risalto un fisico molto prestante, oppure per proteggerlo, ripensandoci potrebbe trattarsi di una guaina schermata.

«Ti sei incantata, Crescente?» mi arriva a un passo e agita una mano davanti al mio viso.

Mi fingo infastidita dalla sua battuta e ne approfitto per spingerlo indietro toccando la sua maglia col palmo. Ma non ho sentito nessun elemento di protezione.

«Di cosa sei vestito?» chiedo e la faccio finita.

Si osserva ridendo con le sopracciglia sollevate e le dita che tirano la maglia. «Di cotone e jeans, dottoressa di laboratorio che non hai mai visto un paio di jeans» gira su sé stesso facendo lo spavaldo.

«Cotone? Quello che usiamo per detergere e disinfettare? E jeans... sarebbe?»

Ora la sua giravolta si blocca e la sua espressione si adombra. Cambia voce, come fosse improvvisamente arrabbiato: «Basta, sono stufo. Cambiati quel camice, dobbiamo andare al pub, sto morendo di fame.» Si volta per andarsene e dice di spalle: «Mia cugina ti ha trovato qualcosa da mettere, fai in fretta, ti aspettiamo qua fuori.»

Middle Ground Chronicles - SELINAHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin