XIV CAPITOLO

26 8 37
                                    

Un urlo di frustrazione, disperazione, rieccheggiò nella stanza in cui era rinchiuso Moroni: il suo pranzo dopo molti tentativi per mangiarlo era finito per terra, condannando l'Angelo a soffrire in una lenta agonia famelica.

Non era abituato a perdere le sue battaglie, ma forse, pensò, con una stretta al petto, che questa sarebbe stata la sua ultima.

Guardò con rimorso e rancore il cibo per terra, quindi fece un sospiro profondo e si inumidì le labbra secche con la lingua pensando ancora a come liberarsi, distraendosi spesso per via dei morsi della fame che lo stavano mandando al manicomio, e sentendo che non gli veniva alcuna idea, perse le speranze chiudendo gli occhi e aspettando l'ora della sua morte.

____________________________

-Michael!- una voce anziana lo fece sobbalzare.

L'Angelo Vendicatore aprì gli occhi per poi richiederli quasi subito: una luce abbagliante glieli ferì facendoli lacrimare.

Aveva un forte mal di testa, gli sembrava di non aver dormito per mesi, anni.

-Michael!- ripetè la voce, più insistente di prima, e due mani gli presero il viso.

-Annie?- mormorò a fior di labbra Moroni. Aveva la gola secca e pronunciare quella parola lo fece soffrire fisicamente e spiritualmente.

-Michael. Apri gli occhi. Non sono Annie, chiunque lei sia. Tu davvero vuoi presentarti così ad un Arcangelo?-

Quelle parole furono come una doccia fredda: Michael prese un bel respiro e aprì gli occhi. Il volto familiare di Mananiel gli comparve davanti, preoccupato.

-Dove...?- iniziò a chiedere, ma il vecchio Arcangelo gli intimò di fare silenzio. -Sei in Paradiso, Michael. Ho voluto vedere come te la stessi cavando con la tua missione e vedo che stai perdendo la battaglia. Vorrei tanto aiutarti, ma sai com'è: la stirpe Angelica non è solidale, e quando un Angelo è in missione, deve riuscire a superarla da solo, e poi se raccontassi agli altri ciò che ho visto, il tuo corpo incatenato, mi prenderebbero per matto, cosa che in realtà già fanno. Sai, Mich, devo essere sincero, tu mi manc...-

-Fermo.- Michael lo guardò negli occhi azzurri come il cielo. Quegli occhi gli diedero una sensazione di disagio.

Non capì bene perché, forse per il timore di tutta la conoscenza contenuta in quelle iridi.

-Tu sai chi è la persona, l'aura, o la cosa che mi ha incatenato? Mi servono più informazioni possibili per sconfiggerla.-

La potenza curativa del Paradiso fece passare all'Angelo Vendicatore il mal di gola.

Il vecchio ridusse le sue labbra in una linea sottile e scosse leggermente la testa.

-No. Vorrei capirlo anche io. Non mi piace vederti soffrire, amico.-

Michael per tutta risposta annuì. Non capiva bene tutta quella confidenza che gli stava dando in quel momento l'Arcangelo, anzi, si ritrovò a pensare che Mananiel lo aveva iniziato a considerare un suo amico perché era l'unico Angelo che aveva la certezza che non aveva perso tutte le staffe.

A questo pensiero si ritrovò a sorridere malinconico, felice di essergli amico, ma anche triste per la solitudine del vecchio. Non deve essere per niente semplice venir allontanati dalla propria stirpe solo per una credenza falsa, solo per un'infamia.

Salvami, mio AngeloWhere stories live. Discover now