Angel

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Quell'inizio di settimana non lo ricordo troppo frenetico. Ero così annoiata, fra le lezioni e le cose da studiare non facevo altro che tornare a casa presto dopo le lezioni, cucinare qualcosa di veloce e finire per studiare per il resto della giornata. Un po' ero contenta di non avere troppi pensieri, ma d'altra parte necessitavo di stimoli. Lo sapevo.

Fortunatamente quel giovedì le lezioni fui informata del fatto che le lezioni non sarebbero iniziate prima delle 11, quindi mi diressi in biblioteca per cercare di studiare un po'.

Organizzai il tavolo, con il portatile al centro e i due atlanti accanto. Avevo recentemente comprato una penna rosa glitterata sperando mi desse un po' di motivazione. Le giornate si stavano facendo sempre più grigie e piovose, e così anche i miei outfit. Avevo scelto un maglioncino e degli stivali da pioggia e messo l'eyeliner. Ammetto che c'era stata un po' di cura nell'ensemble che avevo scelto, forse perché non avevo smesso di pensare ad Augusto.

Mentre riflettevo sulla scelta, ecco che si materializzò nella corte interna, con lo zaino in spalla: il quarto anno aveva lezioni prima, era probabilmente per questo che correva. Dubitavo mi vedesse, pur avendo scelto uno dei tavoli in legno al piano terra vicino alla finestra, sembrava di corsa. Mi sbagliavo, perché si girò e sorrise. Lo salutai vedendolo entrare in una delle porte antistanti il giardino e fui sicura fosse andato in aula. 

Almeno finchè non lo vidi entrare e prendere prendere posto davanti a me.

Incrociò le caviglie sotto il tavolo e disse "mattiniera? oggi le matricole non hanno lezione fino alle 11"

"come fai a saperlo? mi stalkeri?" chiesi, tentando di provocarlo. Era bello come non mai, con i riccioli mori un po' umidi per la pioggia e gli occhi neri assonnati.

"no, seguo semplicemente la pagina del tuo corso" rispose, arricciando il naso.

che libro è? dissi, notando l'enorme libro che aveva avuto poco prima in mano, e che aveva appoggiato sul tavolo.

"Cose da grandi. Non ti interessa" sorrise.

"Non me lo dici perché hai paura lo capisca meglio di te?" risposi, alzando gli occhi al cielo e avvicinando il libro a me. 

Poggiò il palmo sulla copertina rigida e lo tirò a sè. "Forse" fece di rimando.

"Non dovresti essere in classe?" domandai.

"Già, devo correre. Ma prima volevo vedere cosa nascondi in questi quaderni" disse, afferrando il quadernino di cuoio alla perferia del tavolo. 

Mi allungai e tentai di afferrarlo. "ridammelo" gridai, e i pochi altri ospiti della biblioteca si girarono per guardarci. Arrossii. La pensante porta color castagna si spalancò. Era lui. Leo. I ricordi della sera nello sgabuzzino tornarono tutti in una volta. Lui incrociò il mio sguardo, ma non mi diedi il tempo di esitare. Mi voltai subito verso Augusto, che in quell'istante era riuscito ad aprire il libro. 

"disegni?" disse, occupato a scrutare le pagine, per poi alzare lo sguardo verso di me, che nel frattempo dovevo essere diventata pallidissima. 

" Hai visto un fantasma?" rise, e si girò, tornando quasi subito verso di me, e giurai che i suoi occhi si incupirono. 

Strinse le labbra fra di loro e poi disse "sono belli. Sei molto brava"

Arrossii. Non sapevo cosa rispondere. Chiuse il quadernino, e me lo porse. Allungai la mano abbastanza da prenderlo e posò il palmo sul mio. 

"abbastanza brava da lasciarmi il tuo numero?" chiese, scoprendo i denti. 

Ecco. Me lo stava chiedendo. Mentirei se non vi dicessi che sentii una ventata di panico abbattersi su di me. Ma non potevo farmi sempre prendere dalle emozioni. Dovevo reagire.n 

"Si" sorrisi e lo digitai poco dopo sul telefono che mi aveva porso.

Si leccò le labbra. Aveva un taglio sul labbro inferiore. "Devo correre a lezione, ci sentiamo" disse, e si avviò verso l'uscita, ricatapultandomi nel silenzio della biblioteca. Lo fissai uscire, i jeans neri e le spalle larghe avvolte dal maglione dello stesso colore un po' strappato. Si girò e si accorse che lo stessi fissando, sorridendomi. Rividi la porta di castagno chiudersi.

Quel momento durò poco, perchè girandomi mi resi conto che Leo era seduto con Camilla in uno degli angoli della stanza. Erano arrivati assieme? Forse si stavano frequentando.

Sembravano ridere da quell'angolazione. Lui le stava dicendo qualcosa all'orecchio. Una cosa di Leo che notai allora era decisamente il suo modo di stare così vicino alle persone.

Quel giorno rimasero attaccati anche in classe. Non riuscii a concentrarmi troppo su biochimica. L'unica cosa a cui pensavo erano loro. Le gambe vicinissime, le risate, lui che le metteva le braccia attorno alle spalle. Non capivo.

Se c'era una cosa che avevo imparato, fissandolo (per quanto me ne vergognassi), era che Leo non fosse per niente spaventato del contatto fisico. Io odiavo farmi toccare, odiavo la sola idea stare così vicino a un conoscente, eppure lui sfiorava chiunque per dimostrargli affetto, lo vedevo anche con Edo. Erano sempre vicini, con le spalle l'uno accanto all'altro, o cose simili. Questo rendeva così difficile capire se fosse coinvolto romanticamente con lei, ecco. Lo rendeva impossibile. 

Durante l'ora di lezione mentre sfidavo il sonno vidi il telefono illuminarsi. Era un messaggio dalla proprietaria del caffè letterario. <<Necessito di qualcuno che sostituisca una hostess per un evento stasera. Fammi sapere se ci sei>>.

Ci riflettei ma non avevo molto da fare. Le scrissi di sì. Non amavo accogliere gli ospiti agli eventi, ma questo tipo di cose pagavano molto bene. 

Dopo la lezione corsi a casa e studiai qualche ora, prima di ricevere un messaggio da un numero che non avevo nei contatti.

<<Una pizza io e te domani sera?>>

Solo dopo capii si trattasse di Augusto guardando la foto profilo. C'era lui sorridente, gli occhi coperti per metà dai capelli neri che gli ricadevano sempre sulla fronte.

<<Scusa, non ho idea di chi tu sia...>> risposi. Non mi andava di accettare subito.

<<Ah spiace allora. Oggi una ragazza mi ha dato il suo numero. Evidentemente non l'ho scritto bene >>  scrisse. Non riuscivo a capire se fosse ironico o meno. Forse avevo rovinato tutto e credeva sul serio di aver sbagliato?

<<Non credo di poterti aiutare allora>> scrissi. E in risposta mandò un audio. Stava camminando, si sentiva. Mi chiesi dove.

<<Sicura? Magari te la descrivo, potresti conoscerla. E' un angelo, ha gli occhi belli e arrossisce se le guardo i disegni. Non la conosci?>> Aveva la voce affannata. Forse era andato a correre.

Risi. Il mio imbarazzo di questa mattina doveva essere stato evidente. Fui contenta di sapere che almeno non ci fosse a guardarmi arrossire in quel momento. 


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𝙘𝙞𝙖𝙤 𝙧𝙖𝙜𝙖, 𝙨𝙘𝙪𝙨𝙖𝙩𝙚 𝙨𝙚 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙪𝙥𝙙𝙖𝙩𝙚 è 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙙𝙤𝙥𝙤 10 𝙜𝙞𝙤𝙧𝙣𝙞, 𝙝𝙤 𝙖𝙫𝙪𝙩𝙤 𝙪𝙣 𝙥𝙤' 𝙙𝙖 𝙛𝙖𝙧𝙚. 𝙁𝙖𝙩𝙚𝙢𝙞 𝙨𝙖𝙥𝙚𝙧𝙚 𝙨𝙚 𝙫𝙞 𝙨𝙩𝙖 𝙥𝙞𝙖𝙘𝙚𝙣𝙙𝙤 𝙚 𝙢𝙖𝙜𝙖𝙧𝙞 𝙡𝙖𝙨𝙘𝙞𝙖𝙩𝙚 𝙪𝙣𝙖 𝙨𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙣𝙖! 𝙌𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙚' 𝙪𝙣 𝙥𝙤' 𝙘𝙤𝙧𝙩𝙤 𝙢𝙖 𝙘𝙖𝙥𝙞𝙧𝙚𝙩𝙚 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙥𝙚𝙧𝙘𝙝𝙚'. 𝘼 𝘿𝙞𝙖𝙣𝙖 𝙖𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙖𝙣𝙤 𝙪𝙣 𝙥𝙖𝙞𝙤 𝙙𝙞 𝙘𝙤𝙨𝙚...

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