Matcha latte

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Quella mattina mi svegliai con un grosso mal di testa, credendo di aver sognato la sera precendente. Se non fosse stato per Giada, che mi saltò letteralmente addosso "Cosa avete fatto tu e Leo nello sgabuzzino ieri sera?" stava letteralmente gridando. Le feci segno di stare in silenzio.

Amanda corse dalla sua stanza per irrompere nella mia, con la vestaglia viola scuro pelosa. "Sapevo che sarei dovuta venire alla festa della tipa del tuo corso. Cosa è successo?" chiese.

Giada rispose, senza dare il tempo di farlo a me "Abbiamo giocato a sette minuti in paradiso. Hanno rinchiuso lei e un tipo nello sgabuzzino. Il tipo che era rimasto chiuso con lei in ascensore, ti ricordi?"

Amanda incurvò le labbra "Perché sono sicura che non ci hai fatto nulla?"

"Stai scherzando? Non ho idea di chi sia, abbiamo parlato si e no due volte"

Giada mi rimproverò: "E' decisamente troppo. Non mi dire che non avete limonato neanche. Devi lanciarti!"

Scossi la testa. Erano delle folli. Sette minuti in paradiso di per sè era una cosa da bambini delle medie.

"SETTE MINUTI, Diana! Sette minuti? E non ti ha fatto niente. Siete entrambi dei fessi! Ma di cosa parliamo!" Giada mi guardò sconcertata.

"Non ho il tempo di spettegolare, girls. Devo presentarmi a lavoro. Però vi adoro e prometto che la prossima volta tenterò di portarvi notizie più eccitanti" tentai di rassicurarle, mandai un bacio e corsi in bagno dopo aver recuperato la polo blu scuro a maniche lunghe che mi avevano dato per lavorare al caffè letterario. Ero stata veramente fortunata a trovare un lavoro come barista che mi consentisse di impegnare solo il weekend, che non chiedesse un dress code completo, e che mi consentisse di stare a contatto coi libri soprattutto.

Amavo l'incarico che avevo. Dovevo essenzialmente solo servire ai tavoli, cosa che mi piaceva moltissimo perché potevo origliare le conversazioni degli abitanti della zona, che per me rimaneva ancora molto misteriosa.

Scesi di casa correndo per infilarmi in metropolitana, ed è lì che incrociai Edo fra i sedili della metro. Era uno della classe, ma ci avevo parlato veramente poco. Mi sembrava così simpatico però. Ricordavo si sedesse sempre vicino a Leo. Il solo ricordare il suo nome mi produceva un nodo allo stomaco.

"Come va?" chiese.

"Tutto bene. tu?"

"Anche per me dai, sto andando a prendere delle tisane" spiegò.

"Delle tisane?"

"Già. Sono un conoisseur, sai. Ho bisogno di un tipo preciso di infuso. "

Risi. "beh, questa non l'avevo mai sentita. Dove vai a comprarle?"

"In questa erboristeria in via Diratti"

"Non ho idea di dove sia. Non conosco proprio la città, te lo confesso"

"Credimi neanche io, l'ho trovata per caso. Tu dove sei diretta?"
"Nulla di particolare. A lavoro."

"Lavori? Dove?"

"In un caffè letterario. Si chiama Wilde"

"Ho capito. All'angolo con le finestre grandi e le tende in taffettà verdi. Ci sono andato. E' proprio carino sai. "

Incurvai le labbra "Si, ti ci vedo. Hai l'aria un po' da Dandy." dissi, pensando ai riccioli lunghi che aveva e l'elegantissimo cappotto beige che portava. Sorrise e ci salutammo perché arrivai alla mia fermata.

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Il turno di quella mattina lo ricordo molto lineare, finché non vidi una faccia familiare varcare la porta del caffè. Era Augusto. Lo avevo incontrato per la prima volta in giardino qualche giorno prima, e mi aveva accennato di venire alla finale di torneo. Era il classico tipo ossessionato dal calcio, perché solo gente del genere invita una tipa a caso appena conosciuta alla finale di un torneo che neanche segue. Vedete, io di calcio sapevo proprio poco. Non ero neanche mai stata a una partita allo stadio.

Lo vidi sedersi ad uno dei tavoli vicino alle grandi finestre, annodai il grembiule e mi avviai verso il tavolo per prendere l'ordine. Quando arrivai, era concentrato sullo schermo del portatile. Probabilmente era venuto per studiare. "Ciao!" feci

Si girò "Ciao, lavori qua! Che coincidenza, sai è il mio caffè preferito. L'atmosfera che c'è qui non c'è da nessun'altra parte" mi disse. Avevo fatto solo due turni, quindi pensai fosse venuto nei giorni in cui non c'ero stata.

"E' vero. E' meraviglioso. Posso prendere il tuo ordine?" gli chiesi. Avevo fretta. Notai che c'era altra gente che aspettava.

"Non so" alzò gli occhi scurissimi al cielo, passandosi una mano fra i capelli ricci dello stesso colore.

"che mi consigli?" tentò di interrogarmi.

"Il matcha latte!" suggerii. "Cos'è?"mi chiese. "Un cappuccino con una polvere verde di tè cinese. E' buono, fidati" o almeno, a me piaceva molto.

Non sono sicura Augusto mi stesse ascoltando. Mi guardò da capo a piedi. "ti sta bene questo grembiule, sai" sorrise. Stava... flirtando? Forse Giada aveva ragione sul fatto che avevo bisogno di buttarmi di più. Questo spiegava anche il motivo dell'invito alla partita.

Gli sorrisi di rimando. "Allora?" chiesi di nuovo.

"Allora vada per... quello che hai detto" rispose. Risi.

Poco dopo, feci in modo gli capitasse un fiorellino di pasta di zucchero sulla tazza.

Quando tornai a casa, chiamai a raccolta sia Giada che Amanda.

"Ragazze, credo ci sia bisogno di una rubrica dal cuore in questo appartamento" annunciai.

"Che hai combinato?" fece Giada, seduta su una delle sedie della cucina. "Credo che un ragazzo del quarto anno sia interessato a me?" cercai di spiegare confusa quasi quanto lei.

Amanda mi fissò "Forza. Dicci di più" Dopo il racconto dell'interazione di oggi e dell'invito, mi implorarono di mostrargli una foto.

"Non credo di averla, ragazze." spiegai.

"Okay, per adesso. E' sicuramente su insta. Dicci il nome" propose Giada. Afferrai il telefono. Aveva ragione. Cercai il nome Augusto, e fu fra i primi risultati. D'altronde quanta gente si chiama così? Ed avevamo già qualche follow in comune per l'uni. Tutto il suo feed era pieno di partite di calcio, e c'era qualche foto a petto nudo. Ammetto di essermici soffermata più del dovuto.

"Ma scherzi, perfettamente comprensibile il perché si chiami come un imperatore. E' òetteralmente tutto muscoli" disse Giada.

Amanda sembrava contraria. "lui è bello... ma il nome. Fa proprio antichi romani. E' ridicolo."

Giada scosse i capelli rossi. "Non capisci niente. E' questo il bello. E' letteralmente una divinità"

"Okay, okay. Non ci scaldiamo. Te lo lascio se piace più a te." la provocai.

"Scherzi? E' una tua conquista, te lo devi tenere stretto! chissà quando lo ritrovi uno così."

Bella come RomaWhere stories live. Discover now