76. Confidenza

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Ma Lando, guardandolo negli occhi, capiva benissimo quanto Carlos fosse preoccupato, deluso, demoralizzato per questo inizio di stagione più in salita di quanto si meritasse.

Il rapporto che si è creato tra loro in questi anni va molto al di là di un legame che normalmente si crea tra compagni di squadra. Loro due, guardandosi negli occhi, non riescono a mentire o a nascondersi qualcosa neanche per cinque secondi. E, soprattutto, non riescono a stare lontani, senza pensare l'uno all'altro per più di cinque minuti.

"Vengo con te a Madrid, tanto non mi cambia niente andare in Spagna o a Monaco per questi giorni, almeno ci facciamo compagnia negli allenamenti, ci prepariamo insieme a cambiare fuso orario e poi prendiamo insieme il volo per Melbourne"

"Non ti preoccupare, Lando, non serve, ma grazie"

"Vengo lo stesso, anche se tu mi dici di no mi metto d'accordo con tuo padre"

E così, senza troppe discussioni né preparativi, allo stesso modo in cui i maschi organizzano una grigliata tra amici nel giro di tre minuti, quattro minuti prima dell'ora di ritrovo, erano atterrati tutti insieme a Madrid ed avevano passato dieci giorni nella grande villa della famiglia Sainz fuori città.

I primi giorni erano stati molto duri, Carlos doveva riposare e rimanere a letto, ma più non poteva fare nulla e più si agitava e diventava nervoso, e non faceva altro che chiedere ad Elsa di potersi allenare o di trovare altre soluzioni per aiutarlo ad essere pronto per l'Australia.

Gli unici momenti di sollievo, per lui, erano quelli che passava con Lando, quando veniva in camera da lui, si sedeva accanto a lui sul letto e accendeva la Playstation.
Giocavano insieme per ore, ridendo come due ragazzini, Elsa li sentiva dalla sua camera.

E di sera, quando spegnevano lo schermo, prima di tornare a dormire ognuno nel suo letto, Elsa li sentiva parlare ancora, meno rumorosamente ma ancora a voce alta, come se fossero seduti ai tavolini di un bar. Forse era quello il momento che avevano per confidarsi, per dirsi le cose che non potevano dire a nessun altro perché nessuno li poteva capire.

Per più di una settimana, ogni mattina Elsa si svegliava e andava in camera di Carlos, controllava che stesse bene, lo visitava per valutare i miglioramenti, gli cambiava la medicazione e lo accompagnava a fare colazione.

Il tavolo della sala da pranzo era grande, e pieno di cose da mangiare che la cameriera aveva preparato per loro.
Stare in quella casa era meglio che stare in un albergo, tutta la sala era circondata da grande finestre che facevano entrare molta luce e aprivano la visuale sull'enorme giardino che circondava la villa.

Ogni volta che si sedeva a tavola, però, Elsa non aveva voglia di mangiare. Anzi, si sentiva male, aveva la nausea e le veniva da vomitare. Si sentiva in imbarazzo a non riuscire a mangiare niente di tutta quella bellissima tavola imbandita, mentre Carlos, l'altro Carlos, la madre di Carlos, la cameriera e Lando continuavano a chiederle se fosse sicura di non volere niente da mangiare.

Poi andavano in palestra. Carlos Sr e Lando si allenavano seguendo la loro routine, mentre Carlos Jr rimaneva disteso sul tappetino a fare esercizi leggeri con Pierluigi, il suo trainer, sotto gli occhi di Elsa, che cercava di rimanere il più possibile concentrata su di lui, per controllare che non si sforzasse troppo e non rischiasse di farsi male... ma in realtà la sua testa era da un'altra parte, combatteva contro la nausea perché sentiva di poter vomitare da un momento all'altro.

A un certo punto, quando sentiva che non ce l'avrebbe fatta più, correva in bagno.

Ogni giorno, prima delle dieci di mattina, aveva già vomitato quel poco di colazione che era riuscita a mangiare.

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