CAPITOLO 11

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MEREDITH

Ero a letto quando sentii le loro moto rientrare nel vialetto.
Erano tornati.
Sgattaiolai alla finestra e li guardai attraverso le tende.
Sembravano due tipi apposto, normali, due semplici ragazzi di città, ma sapevo bene che in loro c'era qualcosa che non andava. Troppe cose non tornavano e troppe domande attendevano una risposta.
Avevano davvero qualcosa a che fare con la morte dei miei genitori? Da dove venivano?
Chiusi le tende e mi alzai. Era arrivato il momento di farsi forza e affrontare la realtà.
Camminai lungo il corridoio fino a ritrovarmi davanti allo  studio di mio padre. Non ricordo l'ultimo giorno in cui avevo varcato quella soglia. 
Appena misi la mano sulla maniglia mi fermai.
E se avessi scoperto qualcosa di brutto sulla mia famiglia?
Se non ci fosse stato nulla da scoprire e stavo solo perdendo tempo nella speranza che i miei genitori non fossero morti davvero per una stupida lampadina?
Sempre quei maledetti se.
Ero stufa.
Abbassai la maniglia ed entrai accendendo la luce.
Mille ricordi ed emozioni rifiorirono in me bombardandomi fin dentro l'anima.
Lacrime amare solcarono il mio viso mentre le labbra tremarono per lo sforzo di non crollare.
Piansi.
Piansi lasciando che tutte quelle emozioni venissero a galla.
Mi mancavano.
Mi mancavano da morire.
La  notte era sempre il momento peggiore, dove i ricordi venivano a bussare alla mia porta. Cercavo di andare avanti, di vivere la mia vita come loro avrebbero voluto, ma nel profondo cercavo solo di non cadere a pezzi.
Mi diressi verso la scrivania di mio padre.
Era piena di polvere ma nulla era stato spostato da quel giorno. Il pc era ancora aperto segno che stava lavorando prima di quella chiamata improvvisa.
Cercai di accenderlo ma ovviamente era scarico.
Lo attaccai alla presa e attesi.
Nel frattempo feci scorrere la mano lungo le numerose scartoffie a lato della scrivania leggendo il titolo di alcune.
La Aroux Enterteiment era un'azienda che forniva armi e attrezzature militari, perciò non c'era da stupirsi se tutti quei documenti riportassero tipologie di armi da fuoco, localizzatori, mitragliatrici e oggetti vari.
Aprii il primo cassetto per vedere se ci fosse altro e mi bloccai.

Una glock.

Sapevo bene quanto mio padre amasse le armi e quanto fosse fissato per la difesa personale, io stessa ne ero la prova vivente dato che ero stata addestrata fin da bambina, ma non ricordavo di avergliene mai vista una addosso. Eppure eccola lì, nascosta nel cassetto.
Ne aprii altri ma in ognuno di loro vi erano solo innumerevoli scartoffie e buste vuote.
Sbuffai.
Cosa mi aspettavo di trovare? Un arsenale di armi nascosto dietro la parete per caso?
A quel punto il portatile si accese segno che la ricarica stava funzionando e il monitor si illuminò mostrando la schermata iniziale.
Magnifico.
Non avevo dubbi.

La password.

Mai niente di facile nella vita giusto?
Mi guardai attorno alla ricerca di qualcosa che potesse darmi una vaga idea di cosa potrebbe aver inserito mio padre come parola ma nulla.
La mia mente era vuota.
Cercai tra le scartoffie rimaste una probabile password scritta su qualche post-it o robe simili ma ovviamente la fortuna non era dalla mia parte.
Come sempre.
Cazzo.
E ora che faccio?
La frustrazione prese il sopravvento e sbattei violentemente una mano sul tavolo. Di colpo qualcosa scattò e una busta cadde a terra silenziosamente.
Mmm.
Non prometteva nulla di buono.
Da dove era sbucata?
Presi la busta e mi bloccai di colpo.
Il mio nome spiccava a caratteri cubitali al centro di quel foglio.

Era una lettera.
Per me.
Perché mai mio padre avrebbe dovuto scrivermi una lettera?
Il sigillo in ceralacca era intatto e ciò voleva dire che quella lettera non era mai stata aperta. Le mie dita tremarono a contatto di quella carta ormai fredda e ruvida.
Le lacrime iniziarono di nuovo a scendere e tremai ancor prima di aprirla.
Quelle sarebbero state le ultime parole di mio padre.
Faceva male, cazzo se faceva male.
Ero stata addestrata per tutta la vita per far sì che potessi proteggermi da questo mondo, dalle persone che mi circondavano, ma nessuno di loro mi aveva insegnato come potermi proteggere da tutto questo. Dal dolore della perdita. Dalla loro assenza.
La vita era così maledettamente ingiusta.
Presi coraggio e spezzai il sigillo, la aprii lentamente e sfilai il foglio. Assieme ad esso uscì anche una chiavetta USB con la scritta Aroux incisa sopra.
Fantastico.
Spero non serva una password anche per quella.

The soldier and the nightingaleHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin