CAPITOLO 5

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MEREDITH

L'alba arrivò in fretta e decisi di andare a correre prima di tornare a lavoro. L'attività fisica mi permetteva di sfogare tutte le mie frustrazioni.
Non c'era giorno in cui non pensassi a loro, ma la cosa ancora più brutta è che non c'era giorno in cui non riflettersi sulla loro morte.
Nessuno voleva ascoltarmi, nessuno vedeva tutti quei dettagli che facevano pensare non fosse stato solo uno stupido incidente.
Non avevo ancora iniziato a cercare realmente delle risposte. Forse per paura, forse per non ricordare quel giorno.
Prima o poi però, avrei dovuto affrontare i miei demoni ed entrare almeno nello studio di mio padre.
Le loro stanze erano ancora lì.
Intatte.
Corsi per almeno sei chilometri senza mai fermarmi. I polmoni mi bruciavano ardentemente e l'anima sembrava stesse per abbandonare il mio corpo.
Ero quasi arrivata a casa quando improvvisamente vidi qualcosa dall'altra parte della strada e decisi di fermarmi.
Il camion dei trasporti stava scaricando della roba nella casa dei Morrison.
Quella vecchietta alla fine aveva ragione.
Astuta.
Chissà come saranno i nuovi vicini.
Nel frattempo qualcosa attirò la mia attenzione.
Gli addetti stavano scaricando dei mobili dall'apparenza nuovi finché uno di loro estrasse delle valigette nere dallo sportello. Strano.
Solitamente si occupavano solo del mobilio della casa e mai di oggetti simili, al massimo scaricano scatoloni e cianfrusaglie.
Ma che?
Di colpo iniziarono a scaricare sacchi da boxe, attrezzatura sportiva, bilancieri..
Ma che erano? Due bodybuilder?
E da quando in qua io ero una spiona?
Mi riscossi dai miei pensieri ed entrai in casa.
Trovai Sam sveglia a mangiare i pancake con la marmellata di mirtilli.
La mia preferita.
"Buongiorno, siamo mattiniere oggi.." disse con la bocca piena.
"Buongiorno dormigliona. Non si perde tempo a dormire quando fuori il sole splende" dissi sedendomi accanto a lei addentando un pancake.
"Hai visto il furgone qui fuori? Sembrerebbe che la vecchietta abbia ragione. Sono arrivati."
"Bene," disse Sam alzandosi dal tavolo con impeto, "allora dovremmo andare a presentarci. Da brave vicine!"
"Tu sei tutta matta.. Ho detto che è arrivato il furgone coi mobili, non i vicini.. Come mai tutta questa voglia di fare amicizia?" chiesi sospettosa.
"Oh andiamo Mer! Da quant'è che non facciamo una gran bella scopata?! Mesi? Io non sono una suora di clausura e nel nostro quartiere abbiamo finito i probabili amanti. Tutti bocciati. Nessuno all'altezza di una sana e genuina sc.."
"Ho capito.. ho capito.. non c'è bisogno di essere così esplicita.." dissi interrompendola.
"Dico solo che ci farebbe bene scaricare un pò la tensione con qualcuno. Tutto qui.." disse con un'alzata di spalle.
"Beh io vado a farmi una doccia. Tieni d'occhio la casa dei Morrison e dammi notizie" dissi salendo le scale.
"Prima che me ne dimentichi" aggiunsi, "ho visto che scaricavano sacchi da boxe e robe simili.." dissi ridendo sapendo bene senza neanche girarmi, quale espressione aleggiava ora sulla sua faccia.
La sentìì correre verso la finestra aspettando di beccarli.
Andai in camera e preparai i vestiti per il lavoro sul letto. Optai per una canotta e dei jeans neri attillati.
Meglio essere comodi in moto. Mi lavai velocemente e mentre infilavo i jeans qualcosa cadde per terra.
Il post-it.
Cazzo.
Me ne ero dimenticata.
Fissai il bigliettino senza sapere nemmeno io il perché lo avessi preso. Decisi di lasciarlo sulla scrivania, presi il giubbotto di pelle nera e mi incamminai verso l'uscita.
Infilai gli anfibi aggiungendo il solito pugnale che portavo sempre con me.
Era un regalo di Rob.
Diceva sempre che con tutti i suoi insegnamenti eravamo delle vere macchine da guerra. Veloci e letali.
Purtroppo però ci ricordava spesso che a volte nella vita possono accadere cose che nemmeno ci immaginiamo e per sicurezza voleva che avessimo sempre un pugnale con noi quando uscivamo di casa da sole.

"Sam, io vado!" urlai per farmi sentire da lei che sicuramente era ancora imbambolata in cucina a fissare fuori dalla finestra.
Uscii  e mi incamminai verso il garage.
Il mio gioiellino.
Salii sulla moto, misi il casco e partii.
L'aria, la sensazione di libertà, il..
Sterzai di colpo per non beccare un coglione su una Ducati Diavel che per sorpassare un vecchietto in auto aveva invaso completamente la mia corsia.
"Coglione!" urlai attraverso il casco. Dallo specchietto vidi che accelerò bruscamente per sparire subito dopo la curva.
Non dovevano dare la patente a certa gente.
Arrivai a lavoro poco dopo.
"Ehy Ashley!" la salutai entrando.
"Ehy Baby! Puntuale come sempre!" disse venendo verso di me.
"Bene, perché Larry oggi non c'è, si è sentito male ieri sera e oggi ha detto che è meglio se sta a casa a riposare"
"In che senso è stato male?" chiesi preoccupata.
"Avrà fatto indigestione credo.." disse facendo spallucce.
"Oh, e quindi questo cosa vorrebbe.."
"Significa," mi interruppe, " che sarà compito tuo stare in segreteria con Josh alle calcagna, mentre io mi godo le scartoffie nello studio di Larry."
"Cosa?! Ma io.."
"Niente ma tesoro. Oggi tocca a te. Magari non verrà nemmeno.." disse andandose verso lo studio.
Come no.
Con la fortuna che mi ritrovo potrebbe...
"Mer! Ma che sorpresa!"
Ecco, appunto.
"Josh! Sempre uno dei primi come al solito!" puntualizzai.
"Lo sai che sono un tipo mattiniero. Dov'è Ashley?" chiese guardandosi attorno.
"Oggi ci sarò io al suo posto" dissi tagliando il discorso andando dietro al vetro della segreteria.
"Bene, vorrà dire che prenderò il caffè con te allora!" Andò verso la macchinetta tutto contento e prese il suo solito.
La giornata sarebbe stata decisamente lunga.
I clienti andavarono e venirono per tutto il giorno e Josh non mi lasciò mai sola un secondo.
Il ragazzo misterioso non si fece vivo e per certi versi ne fui contenta.
Meno problemi a cui pensare.
Finito il turno salutai tutti e me ne andai. Rob mi aspettava per la solita lezione.
Speriamo sia di buon umore.

The soldier and the nightingaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora