Capitolo 38

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"Certi beni tormentano bramati, e più tormenterebbero conseguiti."
(Niccolò Tommaseo)
~~~

Hunter
Sono certo che il tempo si sia congelato.

I secondi sono come cristallizzati, bloccati in maniera irreversibile su loro stessi.
E mi pare che perfino le lancette dell'orologio si siano inceppate, anch'esse vittime di questa sinistra immobilità che mi ha paralizzato il cuore e gli arti.

Devo aver sentito male.
Sono certo di aver compreso tutt'altro dalle parole che mio padre ha pronunciato in un flebile soffio d'aria.

"Che..." Provo a parlare, ma la voce mi si blocca sul fondo della gola. "Che cosa hai detto?"
Gli domando sconcertato, schiarendomi pateticamente la voce.

Tiene il capo chino, rivolto contro la lucida superficie in mogano della scrivania.
Ma, quando torno a rivolgergli la parola, sembra destarsi dallo strano torpore che gli ha assopito lo sguardo.

"Ho detto che James è tuo fratello. Sangue del tuo sangue."

Non è possibile.

Un improvviso capogiro mi sconquassa il cervello tanto che mi ritrovo a oscillare sul peso del mio stesso corpo, costretto ad aggrapparmi allo schienale della poltrona che fronteggia la sua scrivania.

Lo shock mi danza nelle vene mentre invano tento di afferrare le parole che mi ha scagliato addosso, come uno schiaffo in pieno viso.

"Stai mentendo."
Dico di getto a mio padre, incapace di accettare che quel subdolo stronzo possa avere il mio stesso sangue.

La mia mente sfugge alle mie redini, galoppando lontano oltre il mio controllo.

James ha solo un anno meno di me.
Il che vuol dire che è venuto alla luce ventitré anni fa, mentre mio padre era ancora sposato con la mamma.

Il che porta solo a una conclusione.
Mio padre nascondeva un'altra relazione, una vita che scorreva in parallelo a quella costruita con noi, qui a villa Price.
Mio padre aveva un'altra famiglia.

George Price è un lurido bastardo.

"Va avanti da sempre, non è vero? La relazione con Brooke...va avanti da oltre vent'anni."
Io parlo e veleno sembra sgorgare acidamente dalle mie labbra.

"Si." Risponde semplicemente.
"Amo Brooke da sempre, ma ho amato anche tua madre. E sono stato un viscido codardo perché non ho mai saputo rinunciare a nessuna delle due.
Perciò ho portato avanti queste due vite, due fili rossi che mi sono curato di non far intrecciare mai."
Racconta con la mente smarrita chissà dove, in quale tempo, in quale sbiadito ricordo.
"Un giorno però tua madre ha scoperto tutto: di Brooke, di James, dell'altra famiglia che coltivavo in segreto. E il mio fragile castello di illusioni è inesorabilmente crollato."
Rimorso gronda dalle sue labbra come pioggia battente mentre mi rivela segreti sporchi e macchiati di colpa.
"La malattia di tua madre è arrivata di soppiatto poco dopo e silenziosamente ha distrutto tutto una seconda volta.
Ma io l'ho amata, Hunter.
Le ho amate entrambe.
Come amo te e...James."

Ogni sua parola sembra gettare una luce nuova sul mio mondo.
Adesso rievoco l'immagine degli occhi di mia madre e di quella loro fiamma che era spenta, ma non solo per la malattia.
C'era qualcos'altro che pullulava sul fondo delle sue dolci iridi: una sofferenza timida, ma potente.
L'ombra di un'amara consapevolezza con la quale sarebbe dovuta scendere a patti.
Sapeva bene che avrebbe dovuto attendere la sua fine nella stessa casa divisa con l'uomo che l'aveva tradita.

𝗟𝗢𝗡𝗧𝗔𝗡𝗢 𝗗𝗔 𝗧𝗘 Where stories live. Discover now