Capitolo 16

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"Pazza di cui sono pazzo, t'odio quanto t'amo!"
(Charles Baudelaire)
~~~

Grace

"Mi prendi per il culo?"
Le parole fuoriescono con l'impeto di un fiume in piena dalla mia bocca prima ancora che io possa solo pensarle.

Ancora una volta mi ritrovo Hunter Price qui, di fronte da me.

È in piedi sulla soglia della stanza, con le mani tese rigidamente lungo i fianchi e le possenti spalle che si alzano e si abbassano ad ogni suo concitato respiro.

La scarsa illuminazione non mi permette di poter squadrare il suo viso ma, a giudicare dagli ansiti rabbiosi che abbandonano le sue labbra, scommetto che il suo umore non sia dei migliori.

Quale divinità devo supplicare per levarmi di torno questo tizio?

"Ti ho fatto una domanda." Parla ignorando la mia esclamazione. Ha una voce cupa, baritonale, che risuona con oscurità contro le pareti.
"Cosa ci fai in casa mia? O meglio, cosa diavolo ci fai...qui?" Ringhia con furia avanzando di qualche passo.

Adesso il suo corpo è ancor più vicino al mio tanto che riesco a percepire la tensione irradiata dai suoi muscoli quasi come se fosse una presenza tangibile.

"Da quel che mi risulta tu non abiti qui." Rispondo di getto ancora una volta senza soppesare le parole.

"Da quel che mi risulta..." Esordisce allungando la mano verso l'interruttore posto vicino alla porta. "Non hai alcun fottuto diritto di proferire parola sulla mia vita."

Le sue dita scattano sul tasto e così la stanza viene completamente illuminata dalla luce dello sfarzoso lampadario che pende dal soffitto.

Il volto di Hunter viene finalmente colpito dalla luce e ciò che mi si presenta agli occhi mi lascia senza fiato.

Indossa una candida camicia bianca della quale ha lasciato sbottonati i primi tre bottoni così da permettere alla definita linea delle sue clavicole di far capolino dal tessuto.
Le sue lunghe gambe sono fasciate in degli scuri pantaloni d'alta sartoria che sembrano mettere in risalto anche il più insignificante muscolo del suo corpo.
Ha i capelli arruffati, scomposti in una disordinata massa di ciuffi ribelli che ricadono come lingue dorate sulla sua fronte e gli occhi accesi di glaciale collera.

Hunter è bello, quasi tragicamente bello.
Ed io ne sono tremendamente consapevole.

Deglutisco il groppo di imbarazzo che sembra ostruirmi la gola e raccolgo le parole necessarie a pronunciare una frase di senso compiuto.
"Mi ha invitata James." Annuncio con convinzione incrociando le braccia al petto. "Sono qui per la festa." Continuo a parlare indicando con un dito la direzione nella quale il party è in pieno svolgimento.

Hunter si lascia andare ad un verso di puro scarno: un misto tra una finta risata ed un ringhio.

"L'addetta alle pulizie del mio hotel finisce tra gli invitati dell'esclusiva festa di James Cole." Dice avvicinandosi ulteriormente a me. "Dimmi..." Mormora con il volto ormai vicino al mio. "Sei soddisfatta?" Mi chiede inclinando il capo.

Parla a bassa voce, quasi sussurrando e, ad ogni concitata parola, il suo fiato caldo si scontra sul mio viso strisciando sulla mia pelle con la delicatezza di una piuma.

Sotto questa strana nebbia che sembra offuscare i miei sensi riesco però a percepire il vero significato celato dalle sue parole e avverto gli artigli della rabbia iniziare a graffiarmi la pelle.

"Cosa stai insinuando?" Domando assottigliando gli occhi.

Nell'udire la mia domanda, Hunter sembra farsi ancora più vicino.
Mi squadra il viso senza pudore per poi scendere con gli occhi lungo il mio corpo fasciato in uno scadente tubino color smeraldo.

𝗟𝗢𝗡𝗧𝗔𝗡𝗢 𝗗𝗔 𝗧𝗘 Where stories live. Discover now