16. Perdite

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Lydia

Stavo scendendo le scale, avevo dormito tutto il giorno perdendo la cognizione del tempo pur avendo un sacco di cose da fare come ad esempio: ripassare per l'esame di ammissione al college, preferibilmente Yale, anche se ero perfettamente consapevole del fatto che mancava ancora un anno per l'iscrizione e di conseguenza anche per l'esame,
oppure, esercitarmi per un possibile colloquio con il rettore universitario, o ancora scrivere il mio discorso per la laurea, oppur-......ok, ok forse in quel momento stavo divagando, per non dire impazzendo,
Ma...dopo essermi resa conto di aver perso diciassette anni della mia vita per prepararmi ad un futuro che non mi spettava, che non rispecchiava a pieno la personalità, ciò che avrei voluto veramente fare.....non potevo non impazzire. Avevo perso tempo. Troppo tempo. Diciassette maledetti a prepararmi a diventare la nuova Lorelai Evans come tutti si aspettavano; non avevo mai pensato che forse avrei preferito essere ricordata per aver fatto qualcosa come non so, salvato vite o anche per aver trovato una nuova cura!

Non era una cosa da me rimandare le cose a dopo, ho sempre fatto le cose a tempo debito proprio come ci insegnò Benjamin Franklin, che circa duecento anni fa spiegò al mondo il segreto del suo successo: "non fare mai domani quello che puoi fare oggi". E io avevo appena rimandato una cosa di non poca importanza....il mio futuro...

Una volta arrivata giù mi accorsi del silenzio assordante che mi avvolgeva, come un vento freddo e gelido pronto a travolgere le tue membra.

Avevo un brutto presentimento...e la cosa non prometteva affatto bene...

Ero sul punto di una crisi, avevo chiamato i miei genitori almeno una dozzina di volte, e ogni volta partiva la segreteria. Il mio stupido presentimento continuava ad insediarsi dentro di me, e la preoccupazione cresceva minuto dopo minuto, secondo dopo secondo....

Continuavo ad andare avanti indietro per la stanza senza un apparente motivo, ero preoccupata e questo si capiva perfettamente.

D'un tratto sentii bussare alla porta, erano finalmente arrivati, dopo quasi sedici ore si erano degnati di ritornare, pensai tra me e me.
Ero andata ad aprire la porta pronta a tirare un sospiro di sollievo, ma ad attendermi fuori dalla porta non erano i miei genitori...ma mio zio Liam...

-"zio Liam...che ci fai qui...alle Outer Banks?!"- chiesi confusa e delusa, mi aspettavo di rivedere i miei genitori e mio fratello,

-"mi dispiace....."- riuscì a dire soltanto quello "mi dispiace ", per cosa? Cosa stava succedendo? E perché questa specie di sensazione d'angoscia non aveva intenzione di svanire, di lasciarmi in pace? Ma soprattutto perché?!
Queste erano tutte le domande che mi stavano passando per la testa in quel momento, ed evidentemente zio Liam era venuto qui proprio per rispondere alle mie domande....

Flashback

Rachel

Eravamo in macchina ed eravamo di ritorno verso casa, Nate era seduto nei sedili posteriori, James era al posto del conducente, e io mi trovavo al suo fianco.

-"dannazione...questa non ci voleva"- commentò James notando il traffico che c'era, noi infatti eravamo andati ad una premiazione, la mia di preciso, avevo vinto un premio per la migliore stilista dell'anno, Lydia non ne sapeva nulla dato che quando eravamo arrivati a casa per prepararci alla premiazione, che si sarebbe dovuta svolgere a New York in particolare nel magnifico quartiere dell'Upper East Side, stava ancora dormendo. Non potevo svegliarla per fare un viaggio di 3h e 30 minuti di andata e 8-9h di ritorno, sembrava sfinita, stanca.
Per l'andata avevamo usato il nostro Jet privato, mentre per il ritorno, a causa del mal tempo, decidemmo di usare una macchina che James aveva comprato una volta arrivati lì, ci avremmo impiegato molto di più con l'auto, ma non potevamo rimanere a New York senza la mia piccola Lydia.

-"mamma quanto manca?"- sbuffò Nate, odiava i viaggi lunghi e io ero esattamente come lui, quindi non potevo biasimarlo,

-"tesoro dovrebbero mancare altre tre-quattro orette, ma vista la lunghezza del traffico, non so esattamente quante ore ci potrebbero volere ancora, quindi..."- risposi un pò vaga, il problema era che quella coda di macchine non sembrava avere intenzione di smuoversi.

Tuttavia, alla fine riuscimmo a trovare una scorciatoia,
-"James, caro, sei proprio sicuro che sia una buona idea? Non mi sembra tanto sicura come strada, è buia, e deserta..."- eravamo entrati in una stradina che dava su un ponte, non era né malandato né altro, anzi sembrava piuttosto stabile, ma....solo non mi convinceva...

E infatti.....
Non so come sia potuto succedere, ma così all'improvviso ci apparve un cervo in mezzo alla strada fece sterzare così velocemente James, da fargli perdere il controllo dell'auto e poi...Buio....Il nulla ci stava circondando....

Lydia

Mio zio finì di raccontarmi dell'accaduto e io non riuscivo ancora a crederci.

Nella stanza in cui ci trovavamo si sentivano soltanto le mie urla di disperazione, mischiate con le mie lacrime che non finivano di uscire, e uscire dai miei occhi, continuavo a piangere, a urlare, a disperarmi....ero a pezzi, distrutta...

Zio Liam cercava di consolarmi abbracciandomi e accarezzandomi i miei lunghi capelli corvini, cercando di darmi un minimo di conforto...anche lui stava piangendo, non lo avevo mai visto in quello stato, d'altronde anche lui aveva perso un'altra sorella e un nipote....

Avevo perso la mia famiglia....
...la mia mamma, il mio papà, Nate....
...in poche parole avevo perso tutto...

...Non mi era rimasto più nulla...

Stava accadendo tutto troppo in fretta e io non sapevo cosa fare, come reagire, come affrontare questa perdita, come andare avanti....insomma....non sapevo più nulla....

L'unica certezza che avevo era che non sarei più stata la stessa....Una parte di me era morta con loro....Per sempre....

...Nulla sarebbe stato come prima....
Nulla.

𝐎𝐜𝐞𝐚𝐧 𝐁𝐥𝐮𝐞 𝐄𝐲𝐞𝐬 ┊𝑱𝑱 𝑴𝒂𝒚𝒃𝒂𝒏𝒌Where stories live. Discover now