hearts broken in the library

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ship: jeongchan

genere: fluff


in fondo lo sapeva anche lui, come una sorta di segno premonitore proveniente dal suo cuore, che anche se entrambi ci avrebbero provato, quel ragazzo che leggeva i libri di agatha christie nelle giornate di pioggia, non sarebbe mai rimasto accanto a lui fino alla fine. 


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chan probabilmente era l'unico ragazzo "popolare", come le persone adoravano apostrofarlo, della scuola ad amare più di qualsiasi altra cosa futile esistente su questo pianeta, la lettura. amava rintanarsi in quell'edificio situato all'interno del complesso scolastico, e passare ore immerso in frasi e parole fatte d'inchiostro scuro su pagine oramai ingiallite dal tempo.

poche persone frequentavano quel posto oltre a lui, li conosceva su per giù tutti quanti, principalmente erano ragazzi in fissa con lo studio che si appostavano sui tavoli di plastica scadente sudando su pagine di fisica o letteratura inglese. non si godevano il fascino del silenzio come faceva chan, che a differenza di loro si lasciava trasportare dai pensieri che i suoi amati libri suscitavano nel suo cervello. si immedesimava nei personaggi, rideva, si arrabbiava o piangeva silenziosamente nell'angolo prescelto da lui proprio come facevano questi ultimi. leggere era come una via di fuga da qualsiasi cosa gravasse sulle sue spalle; che fossero preoccupazioni con basi infondate o le persone che in fondo, anche se dicevano di essere sue amiche, non lo capivano mai.

nessuno lo aveva mai preso in giro per quella sua passione, ma ogni tanto qualcuno lo derideva per il fatto che leggere era così noioso, molto meglio invece passare un pomeriggio giocando a pallone, correndo dietro ad una palla insulsa che non potrebbe mai cambiare la vita a qualcuno. molti suoi compagni con i bicipiti sproporzionati ai loro cervelli glielo dicevano, che in fondo era anche da sfigati amare la lettura, ma alla fine continuavano a ricordargli che erano suoi amici, perciò non lo avrebbero mai preso in giro.

forse chan aveva bisogno di persone vere intorno a sé, persone che lo capissero fino in fondo, che dicessero la verità e che non lo beffeggiassero per quello che gli piaceva fare. era stanco di essere popolare, voleva essere come tutti gli altri, voleva che quando accennassero il suo nome non rispondessero, oh sì, lo conosco, quando in realtà nessuno lo conosceva veramente, forse voleva solo passare inosservato, confondersi tra la folla. nessuno era a conoscenza di quale soprannome preferisse, del colore che amava, il libro che più lo aveva fatto piangere oppure il cibo che lo rendeva felice.

probabilmente era per quello che si nascondeva nelle mura della biblioteca, scappando da chiunque gli dicesse come vivere la vita correttamente. voleva solo staccare la spina per qualche ora, immedesimarsi in qualche romanzo, o se non trovava niente di intrigante, concedere ai suoi occhi di vedere una volta ancora le parole di uno dei suoi preferiti. circondato da milioni di pagine bagnate una volta da inchiostro color pece, si sentiva a suo agio. non quando gli presentavano l'ennesima persona che lo avrebbe salutato per i corridoi, dicendo alle sue spalle quanto in realtà fossero amici stretti, quando a stento si ricordava il suo nome. non era nemmeno colpa sua, oppure sì, perché lui era sempre il più simpatico, quello più affabile o disponibile. forse era troppo buono, con tutti, doveva semplicemente smettere. non ci riusciva, ecco perché da qualche tempo trascorreva così tanti minuti tra muri costruiti da fogli di carta, sottili e fragili, richiudevano il suo cuore. 

 in uno dei tanti tardi pomeriggi di fine gennaio, l'inizio dell'anno, era seduto a gambe incrociate sul pavimento liscio della biblioteca. non disturbava una mosca, come sempre, tranquillamente beava i suoi occhi sull'ennesima frase di un libro dalla copertina blu scuro. fuori, sulle finestre trasparenti della stanza, gli angeli si disperavano, lasciando che le loro lacrime sfiorassero le nuvole, per poi cadere ritmicamente sulla terra ferma, inumidendo gli ombrelli e rendendo gonfi i capelli delle persone. il ticchettio dolce della pioggia sui vetri accompagnava quella lettura leggera che aveva caratterizzato il pomeriggio del castano. era piacevole, chan aveva una colonna sonora a dir poco perfetta, lo rilassava talmente tanto che si sarebbe perso quasi a contemplare le gocce che cadevano piano sul vetro della finestra. ne aveva passati di pomeriggi così, a sfogliare carte di una certa età mentre, con solo la pioggia a fargli compagnia, sospirava, preso da chissà quale storia stesse ammirando. ed era la prima volta, in effetti, che qualcuno venisse nello stesso momento in cui lui si stava distraendo da quella vita che non gli piaceva per niente.

↪ midnight stories [ skz collection ]Where stories live. Discover now