hyunjin scissorhands

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dopo essermi ripreso dalla magia dei fiori, avevo alzato di nuovo lo sguardo, vedendo così quell'inquietante casa dalle mura nere. avevo salito le scale di quel porticato lentamente, in quel momento ero più irrequieto di prima. dopo aver trovato l'entrata del castello, avevo spinto quelle pesanti porte in legno massiccio, entrando in un ampio salone.

se ero stupito solamente dal giardino, in quel momento ero esterrefatto, e anche maggiormente spaventato. una grande stanza, immensa, appariva davanti a me. i soffitti erano altissimi, le pareti grigio tortora, tutte scrostate. le finestre erano grandi e luminose, la luce che filtrava dai vetri creava delle ombre sospette. tutto era abbandonato a se stesso, si sentiva il rimbombo ad ogni mio passo, e a stenti tremavo dall'ansia. c'era una lunga rampa di scale, che probabilmente portava al secondo piano.

<<c'è nessuno?>> avevo alzato la voce, ma non c'era traccia d'anima viva, solo l'eco delle mie parole.

<<sono felix, il ragazzo delle creme>> avevo continuato, quasi prendendomi in giro da solo. nessuno rispondeva, ed ero alquanto agitato. così, incurante dei pericoli che potevo trovare in quel castello abbandonato, avevo salito le scale continuando a far sentire la mia voce. arrivato al terzo piano, dopo non so quanti scalini, avevo scoperto che in realtà quella stanza era la mansarda, e subito dopo si trovava il tetto. mi ero accortto che tra le tegole di mattoni e le travi di legno c'era un enorme buco, dove si poteva scorgere nitidamente il cielo celeste macchiato da qualche nuvola candida. il pavimento era sempre di quel legno scuro, consumato dal tempo e dai numerosi tarli che lo abitavano.

<<c'è nessuno?>> mi ostinavo a chiamare il nulla, mentre osservavo la stanza intorno a me.

sulla parete sinistra, avevo intravisto come un piccolo camino, non riuscivo a capire bene cosa fosse, ma avevo notato che sul muro erano attaccate delle foto ritagliate. avvicinandomi avevo visto quelle figure, erano articoli di giornale dove raccontavano di bambini ciechi che potevano leggere grazie al braille, persone con le mani amputate che riuscivano a vivere comunque oppure protesi per le persone che avevano perso le gambe per colpa delle mine antiuomo. era inquietante, e in quel momento mi stavo spaventando tantissimo, le mie gambe quasi tremavano. ero tentato a darmela a gambe, defilandomi da tutte quelle sensazioni terrificanti che avevo. stavo per scendere di nuovo le scale, quando da sotto il tetto, avevo intravisto una figura irriconoscibile per colpa del buio avvicinarsi. ero bloccato, non riuscivo a muovere un solo muscolo. la figura si avvicinava sempre di più, ed io preso da un momento di coraggio, ero riuscito a dire qualcosa.

<<s-salve, sono felix, il rapp->> la voce mi moriva in gola.

quella figura, venuta alla luce del sole, era un ragazzo, non comune, e indietreggiavo verso la parete. sembrava quasi normale, se non fosse stato per il luccichio delle sue mani alla luce. al posto delle dita aveva lame di forbici, affilate e argentee. era alto, con una corporatura magra e vestito di un completo nero lucido. i cappelli corvini tutti arrufati, con qualche ciocca tagliata. il viso aveva delle curve dolci, un bellissimo viso, ma era cosparso di cicatrici su tutta la pelle. i suoi occhi erano vacui, vuoti e mi guardavano tristi, ed io non sapevo cosa fare davanti a quegli occhi scuri che scrutano la mia anima.

<<quelle sono le tue mani?>> avevo sussurrato avvicinandomi a lui. aveva semplicemente annuito, quasi spaventato quanto me.

<<che ci fai qui da solo? non hai una famiglia?>>

aveva scosso la testa, prima di aprire la bocca per parlare

<<no, m-mio padre si è addormentato e non si è svegliato più>> era quasi un sussurro impercettibile, e a me faceva tenerezza.

<<capisco... come ho già detto sono felix, tu come ti chiami?>>

<<h-hyunjin, mi chiamo hyunjin>>

<<è un nome bellissimo, hyunjin. ti dispiace se controllo i taglietti che hai sul viso?>>  gli avevo chiesto, preoccupato più che mai

<<no, n-non credo sia un problema>> ed ero così felice di poterlo aiutare in quel momento, pure stupito dalla fiducia con cui si era lasciato trasportare.

<<va bene, allora, potrebbe bruciare un pochino, ma poi ti sentirai meglio, prometto.>> 

lo avevo avvertito prima di aprire la valigetta e prendere un batuffolo di cotone per disinfettarli. fortunatamente avevo anche una crema per il viso, così mi ero avvicinato a lui, con il suo volto davanti al mio, distante circa quindici centimetri.

avevo imbevuto il batuffolo di acqua ossigenata e lo avevo passato più delicatamente che potevo sulla sua pelle ferita. all'inizio si era allontanato un po', ma poi era tornato alla stessa posizione di prima, attento ad ogni movimento che facevo.

<<come te li sei fatti?>> gli avevo detto, cicatrizzando un taglio sulla sua guancia sinistra.

<<beh, con le mie mani...>> aveva risposto guardandomi negli occhi, malinconici quasi da farmi piangere.

<<oh, scusa non ci avevo pensato in effetti, che stupido>>

<<non preoccuparti. non sei stupido, sei l'unico in anni e anni che mi sta aiutando.>>

in quel momento sentivo qualcosa dentro, volevo proteggerlo, non sapendo neanche perché.

<<ti fa male qui?>> gli avevo detto, dopo aver passato il cotone vicino al suo labbro inferiore, non avevo mai visto delle labbra belle come le sue.

<<no, non sento niente>>

dopo aver finito con il disinfettante, avevo preso in mano la crema per il viso.

<<questa ti aiuterà un po'>> gli avevo detto prima di spalmarne una noce di crema sulle sue guance. erano morbide rispetto a come me le immaginavo, ma erano gelate. continuava a guardarmi, come se volesse imprimere nella sua mente quel momento. e io gli sorridevo, e provavo ad essere più delicato possibile. 

<<ti dà fastidio?>>

<<no, è strana ma è una bella sensazione>> aveva detto sincero, e finalmente mi sentivo utile in qualche modo.

<<sono contento>> avevo detto, finito di far assorbire la crema.

<<ma non hai paura di me?>> mi aveva chiesto, piantando un'altra volta i suoi enormi occhi spenti nei miei.

<<per niente, sembri gentile>> avevo ammesso, ed era la pura verità.

<<senti, hyunjin, tu sei qui tutto solo, non ti andrebbe di andare giù in paese?>>

<<non so, se spavento le persone?>> aveva detto allarmato.

<<ci sono io con te, non spaventerai nessuno, vedrai che ti farebbe bene>>

<<mh, d'accordo allora...>>

<<bene, seguimi, ti porto a casa mia se non ti dispiace>>

<<credo mi piacerà>>

<<me lo fai un sorriso ora?>>
non aveva risposto, semplicemente aveva alzato gli angoli della bocca, assottigliando così gli occhi per via delle guance, facendo spuntare un sorriso timido.

e io lo avevo guardato di rimando, felice, recuperando la mia valigetta e scendendo insieme a lui per tornare a casa.


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↪ midnight stories [ skz collection ]Where stories live. Discover now